La criminalità internazionale ai tempi della pandemia di Covid-19
Mercoledì 1 luglio si è tenuto un web meeting dal titolo “La criminalità internazionale ai tempi della pandemia di Covid-19“, organizzato dall’Istituto Affari Internazionale in partnership con Intesa San Paolo. Dopo i saluti iniziali del presidente dello IAI, Ferdinando Nelli Feroci e del responsabile International Public Affairs di Intesa Sanpaolo, Hugo Doyle, sono intervenuti nell’ordine: Paola Severino (Vice Presidente e Professore Ordinario, Università LUISS Guido Carli), Federico Cafiero de Raho (Procuratore Nazionale Antimafia), Nicoletta Parisi (già Professore Ordinario, Università degli Studi di Catania; Componente del Consiglio, Autorità Nazionale Anticorruzione), Ernesto Ugo Savona (Direttore, Transcrime – Università Cattolica del Sacro Cuore).
Ha moderato l’incontro il direttore responsabile di AffarInternazionali, Francesco De Leo.
Ha aperto la discussione il responsabile International Public Affairs di Intesa Sanpaolo, Hugo Doyle, ribadendo l’importanza della partnership tra IAI e Intesa San Paolo, soprattutto in merito ai temi di geo-finanza (interazione dei mercati e dei flussi finanziari tra Paesi e approcci macroeconomici diversi). Inoltre, ha anche ricordato che “esattamente tra cinque mesi, il 1° dicembre 2020, l’Italia assumerà la presidenza del G20 e l’auspicio è che il tema del contrasto alla criminalità internazionale e del suo rapporto con la pandemia possa essere tra i punti principali dell’agenda italiana”.
Il pericolo della criminalità organizzata all’interno dei circuiti economici e sociali è di estrema attualità. Infatti, come sottolinea il presidente dello IAI, Ferdinando Nelli Feroci, “ci sarà una grave recessione” e per questo motivo si moltiplicheranno i rischi posti dalla criminalità organizzata all’interno di questa cornice di difficoltà economica. “Ci sono quattro profili di rischio: il pericolo che le organizzazioni criminali si sostituiscano allo Stato diventando una specie di welfare organizzato; che intercettino le risorse pubbliche per aumentare il loro potenziale e il loro consenso sociale; che cerchino di comprare le imprese in crisi a prezzi stracciati; che si infiltrino nel sistema degli appalti pubblici”.
L’analisi di Paola Severino rivela due aspetti sul rapporto tra criminalità e crisi economica: la trasversalità del potere delle mafie e i rischi dietro l’erogazione rapida di fondi alle imprese. Sul primo fronte, l’ex guardasigilli chiede che ci sia una “consapevolezza non solo tra i cittadini italiani, ma anche in quelli europei e del mondo. I problemi dell’economia e della criminalità richiedono un mezzo di contrasto forte, che non può essere solo italiano ma anche europeo. La criminalità organizzata è ovunque, non solo in Italia”. Infine, in merito al rischio di infiltrazioni criminali nei fondi erogati alle imprese in crisi, secondo Severino “bisogna semplificare la tipologia di erogazione e distribuzione dei nuovi fondi, ma bisogna farlo con una consapevolezza: alla fase della fiducia deve seguire la fase dei controlli”. Insomma, è giusto dare fiducia al cittadino, magari tramite “autocertificazione, che può essere un buon mezzo”, ma il livello di allerta deve rimanere alto, in Italia e in Europa.
Interviene anche il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ribadendo il rapporto tra difficoltà economica e criminalità: “in un momento di grave crisi che ha messo in ginocchio le economie globali evidentemente c’è l’opportunità per le organizzazioni criminali di approfittare della sofferenza del mondo. Le mafie sono come avvoltoi e dove c’è debolezza intervengono”. “Nel momento in cui vi era l’esigenza di dispositivi di protezione individuale – continua il procuratore de Raho – abbiamo avuto evidenze che le mafie si siano lanciate in questa ulteriore emergenza: è stato dimostrato come l’acquisto di mascherine a prezzi molto alti potesse evidenziare anche forme di esportazione di denaro coperto con l’acquisto di dpi, ma in realtà finalizzati ad altro”. Infatti, è proprio in periodi come questi che le mafie reinvestono le loro ricchezze e operano nei mercati: “Mentre le imprese sane hanno bisogno di liquidità le mafie hanno il problema opposto, e quindi devono investire le proprie risorse nelle imprese in difficoltà. Spesso è proprio in questi momenti di crisi che si evidenziano imprese con infiltrazione (nel settore edile, dei rifiuti, dei trasporti o in quello alimentare)”.
Per la professoressa Nicoletta Parisi l’attenzione va riportata “sulla prevenzione: non vi è prevenzione se non in un clima di fiducia reciproca”. Lo strumento principale è quindi “l’individuazione dei rischi e dei bisogni che un fenomeno così grave pone. Presuppone conoscenze ed è perciò essenziale il circuito informativo, in particolare nel settore dei contratti pubblici“. Già in questi mesi, sottolinea Parisi, “l’infiltrazione è avvenuta con rapidità”. Riprendendo il monito dell’ex ministro Severino, anche la professore ribadisce che “l’Italia è solo un tassello di un quadro internazionale. Sotto gli occhi di tutti c’è la transnazionalità del fenomeno criminale”.
Chiude il round di interventi del web meeting il direttore di TransCrime (centro inter-universitario di ricerca sulla criminalità transnazionale), Ernesto Ugo Savona, che con il suo team ha redatto per le Nazioni Unite un rapporto sull’impatto della criminalità organizzata nelle economie legittime in tempo di pandemia. Per il professore, innanzitutto, il rapporto “ha permesso di osservare le grandi diversità di reazione delle diverse organizzazioni criminali in regioni e città diverse. Anche le funzioni sono diverse: ci sono organizzazioni criminali che governano il territorio e altre che si infiltrano nell’economia legittima”. Infine, il report evidenzia che “oggi il problema dell’impatto del Covid-19 sulla criminalità organizzata rappresenta un’opportunità per cambiare l’approccio alla criminalità stessa. Una disgrazia può diventare una grande opportunità se sappiamo coglierla”. Per quest’ultimo motivo “c’è la necessità di velocizzare una serie di attività, riducendo le asimmetrie normative anche di tipo societario e migliorando le reciprocità sulle confische”.