Il rinvio dell’operatività dell’accordo di libero scambio è un’opportunità per l’Africa
Inizialmente previsto per lo scorso 1° luglio, l’avvio dell’operatività dell’Area di libero scambio continentale africana (African Continental Free Trade Area, Afcfta) è stato spostato al 1° gennaio 2021 dall’Assemblea dei capi di Stato dell’Unione africana.
L’entrata in vigore dell’accordo, sottoscritto il 21 marzo 2018 a Kigali e lanciato ufficialmente l’anno scorso a Niamey, istituirà la più grande zona di libero scambio dalla creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), coinvolgendo una popolazione di 1,2 miliardi di persone in tutto il continente, per un Pil stimato a 2.500 miliardi di dollari.
Fra i 55 Paesi africani, solo l’Eritrea deve ancora firmare l’accordo. Tuttavia, affinché l’Afcfta sia vincolante per gli Stati firmatari, deve essere ratificato in conformità con le procedure interne di ciascun Paese e finora solo 30 Stati membri dell’Ua hanno ratificato l’accordo.
Un rinvio necessario per salvare vite umane
Il rinvio dell’entrata in vigore dell’accordo si è reso necessario per consentire ai governi africani di concentrare i loro sforzi sulla lotta alla pandemia di Covid-19. Le misure di contenimento e isolamento adottate per fronteggiare l’emergenza sanitaria, ostacolando in via temporanea i commerci transfrontalieri, avrebbero reso insostenibile il lancio dell’Afcfta.
Inoltre, la devastante pandemia globale ha bruscamente ritardato tutti i negoziati in corso: restano ancora da concludere i lavori preparatori necessari per avviare il commercio intra-africano, incentrati principalmente sulla liberalizzazione del commercio di beni e servizi. Seguirà, poi, una seconda fase di trattative relativa alla politica di concorrenza, ai diritti di proprietà intellettuale e agli investimenti.
La Commissione economica per l’Africa (Eca), prima del diffondersi della pandemia, aveva previsto la possibilità di un aumento del 50% del commercio intra-africano entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo i Paesi africani dovranno sfruttare il maggior tempo a disposizione per fronteggiare non solo il Covid-19 ma anche tutte le altre insidie che hanno sempre ostacolato gli scambi commerciali, come le carenze infrastrutturali, i problemi di corruzione e sicurezza e la scarsa armonizzazione transfrontaliera di norme e regolamenti.
L’impatto del Covid-19 sulle economie africane
La maggior parte degli effetti recessivi provocati dal diffondersi della pandemia sulle economie africane deriva dalla contrazione delle esportazioni extra-continentali, che dal 53% dello scorso anno dovrebbero ridursi a meno del 30% nel 2020 a causa delle restrizioni di viaggio all’estero dovute al lockdown. La domanda di materie prime e prodotti è inevitabilmente calata in seguito alla chiusura di molte aziende in Europa, Asia e America.
Per le piccole e medie imprese, che impiegano il 70% della popolazione attiva nella gran parte dei Paesi, il rischio di fallimento o di perdita in termini di competitività è assai elevato. Il licenziamento di molti lavoratori determinato dal calo delle attività e dall’assenza di entrate aggraverà ulteriormente la recessione economica. Di conseguenza, il Fondo monetario internazionale ha rivisto le sue previsioni di crescita del Pil per l’Africa sub-sahariana, che potrebbe ridursi del 3,2% nel 2020 a causa dell’impatto della pandemia.
Il diffondersi della pandemia rappresenta un rischio d’arresto per il progetto continentale ma al tempo stesso potrebbe costituire un’occasione fondamentale per rafforzare la collaborazione tra gli Stati. “È comprensibile che gli Stati chiudano i confini. Ma per combattere le conseguenze di questa pandemia, la cooperazione tra i Paesi africani è obbligatoria e il grande mercato creato dall’Afcfta offre opportunità per una ripresa più rapida e per avviare una trasformazione strutturale” ha spiegato Albert Muchanga, Commissario al commercio e industria dell’Ua.
L’Afcfta è la medicina per uscire dalla crisi
Il potenziamento degli scambi intra-africani è ciò che guiderà la ripartenza dopo l’emergenza sanitaria, stimolando la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo industriale e la crescita economica.
L’Afcfta non è semplicemente un accordo di libero scambio ma anche e soprattutto un’opportunità per accelerare l’integrazione e i processi di industrializzazione in Africa. L’attuazione dell’accordo, infatti, aiuterà i Paesi africani a creare nuove catene di valore transfrontaliere, incoraggiare gli investimenti esteri e ridurre il rischio di un’eccessiva dipendenza dalle importazioni, isolando meglio le economie africane dai futuri shock globali.
L’eccezionale natura della pandemia potrebbe rappresentare un terreno fertile per sviluppare capacità produttive locali e incrementare collaborazioni regionali, ad esempio nel settore farmaceutico o per quanto riguarda beni come disinfettanti, apparecchiature diagnostiche o indumenti protettivi. Non a caso, in Ruanda, il primo Stato africano a imporre un lockdown totale a livello nazionale, fabbriche che producevano vestiti colorati destinati ai turisti ormai scomparsi si sono riciclate nella creazione di mascherine chirurgiche. In Ghana, invece, una delle più grandi aziende produttrici di liquori è passata alla produzione di disinfettanti per le mani.
Infine, l’accresciuta attenzione al ruolo già essenziale della digitalizzazione rende ora essenziale lo sviluppo e l’armonizzazione di un quadro normativo per integrare le economie digitali africane. Ad esempio, sia in Kenya che in Nigeria i telefoni cellulari sono molto utilizzati nella gestione del commercio informale. Nella società post Covid-19 l’e-commerce e la digitalizzazione delle procedure doganali svolgeranno un ruolo di primo piano e soltanto attraverso l’Afcfta questi settori potranno essere armonizzati compiutamente.
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