Macron da Place de la Concorde guarda al 2022
È un Emmanuel Macron autocritico e al tempo stesso determinato quello che risponde alle domande di due giornalisti al termine della cerimonia alla Place de la Concorde per l’anniversario numero 231 della Presa della Bastiglia. Il recente passato della politica interna transalpina è carico di tensioni, mentre dal futuro piovono punti interrogativi.
Macron cerca di spiegare la sua recentissima (di una decina di giorni fa) decisione di sostituire il primo ministro Édouard Philippe con Jean Castex. Incensare il secondo senza infangare il primo è difficile. Macron ci prova. In realtà, i francesi sanno benissimo che Philippe – personaggio più popolare dello stesso presidente – è stato sacrificato nel tentativo di lanciare al Paese un segnale di cambiamento. Il primo ministro uscente è dunque stato un “fusibile“, buttato via perché l’intero sistema macronista non andasse in tilt.
Spostato l’asse a destra
Macron tesse le lodi della capacità di Castex – che fu strettissimo collaboratore di Nicolas Sarkozy alla fine della presidenza di quest’ultimo – in quanto mediatore nel contesto di un futuro dialogo sociale. Evita però di commentare la continuità politica tra Philippe e Castex, provenienti entrambi dal partito della destra neogollista dei Républicains (ex Ump, Union pour un Mouvement populaire).
Nella scelta dei nomi, il governo francese, al potere da una manciata di giorni, segna uno spostamento a destra dell’asse politico del macronismo. Un ruolo fondamentale, soprattutto alla luce degli scontri sociali passati e forse futuri, è quello di ministro dell’Interno, carica passata da Christophe Castaner (ex dirigente del Partito socialista) a Gérald Darmanin, che era tra i Républicains all’epoca di Sarkozy e che da uomo di destra ha sostenuto François Fillon al primo turno delle elezioni presidenziali del 2017. Come se non bastasse, Darmanin è anche al centro di una controversia per una questione di molestie sessuali e le femministe vedono la sua nomina come un’autentica provocazione.
Verso il 2022
L’intervista di questo 14 luglio, trasmessa in diretta da gran parte delle reti radiotelevisive francesi, doveva essere il segnale dell’inizio di una nuova fase del potere macronista in coincidenza con l’inizio dell’ultimo spicchio del mandato quinquennale del presidente eletto nel maggio 2017.
Le frasi autocritiche ci sono state, ma sul terreno delle iniziative politiche la sensazione è quella di un’estrema prudenza da parte del capo dello Stato. Macron dice di comprendere alcune ragioni dei “gilet gialli” e dei critici delle sue riforme sociali. Si spinge ad ammettere che può aver dato la sensazione di favorire gli interessi dei ricchi su quelli dei poveri, ma non dice con chiarezza che cosa resta in piedi del suo programma di tre anni fa. Le sue parole sulla riforma delle pensioni sono un distillato delle astuzie dei suoi consiglieri in comunicazione. Macron dice che le modifiche al sistema pensionistico sono assolutamente necessarie e che prima o poi, nei prossimi anni, una rforma andrà fatta. Aggiunge che la patata bollente passa al governo, impegnato in proposito in un “dialogo sociale”. Dunque non dice quando e come la riforma sarà fatta.
Ma è chiaro che non sarà prima delle elezioni presidenziali del 2022. Per i prossimi mesi l’Eliseo si vestirà di verde e di rosa, malgrado il crescente peso in seno al governo di personaggi provenienti dalla destra. In vista del 2022, Macron ha bisogno di mostrare una grande attenzione alle tematiche ambientali e a quelle sociali. La sua rielezione passa anche da lì. Gli scontri con i sindacati vanno evitati e il presidente farà in modo che ciò accada.
Già campagna elettorale a Parigi?
Dopo l’intervista di ieri, che ha già un sapore quasi pre-elettorale, sembra probabile che Macron si prepari a giocare in difesa in politica interna e in attacco in politica estera. Le riforme che includono programmi di austerità sembrano avviate verso un lungo periodo di pausa. Se poi, nella primavera 2022, i francesi rieleggeranno Macron per un secondo (e ultimo) mandato quinquennale, l’Eliseo riprenderà a parlare di riforma delle pensioni e di altri argomenti scottanti, senza più temere le reazioni della piazza.
Un discorso diverso riguarda la politica europea e in generale quella internazionale della Francia. Macron proseguirà nel suo dinamismo perché la preservazione della leadership franco-tedesca passa anche da lì. Se in politica interna, l’Eliseo cercherà in ogni modo di smussare gli angoli delle polemiche e delle frizioni, nell’ambito europeo la Francia sfornerà iniziative che cercherà di imporre ai recalcitranti. Macron ha insomma assoluto bisogno di un successo nelle prossime tappe del dialogo europeo a proposito del piano di aiuti economici per il dopo-Covid. Il tandem Merkel-Macron metterà tutto il suo peso per arrivare a un compromesso. Gli altri, tutti gli altri, sono avvisati.