Duda e Trzaskowski si contendono una Polonia divisa
L’esito del primo turno delle presidenziali polacche, svoltosi lo scorso 28 giugno, ha rispettato le previsioni della vigilia. Il responso finale delle urne verrà dato in occasione del ballottaggio previsto per domenica 12 luglio. Gli sfidanti sono il presidente uscente Andrzej Duda, esponente del PiS (Diritto e Giustizia), forza politica nazionalista da cinque anni al governo e Rafał Trzaskowski, sindaco di Varsavia e candidato della Coalizione civica, l’alleanza di opposizione che ha come pilastro Piattaforma civica, il principale partito di minoranza, ma anche i Verdi, il partito liberale “Moderno” e Iniziativa polacca.
Duda, che si presenta per il suo secondo e ultimo mandato, era dato per favorito nei sondaggi precedenti il primo turno, ma va detto che la figura di Trzaskowski ha conosciuto una certa ascesa.
Visioni diverse a confronto
I due contendenti rappresentano visioni diverse del mondo politico polacco: Duda è esponente del cosiddetto sovranismo e insieme ai leader più nazionalisti del gruppo di Visegrád critica l’operato dell’Unione europea e vede in essa un limite, un ostacolo alla realizzazione della piena sovranità degli Stati membri e delle relative popolazioni.
Il quarantottenne Trzaskowski si situa entro un orizzonte politico-culturale di matrice opposta. Poliglotta, ex parlamentare europeo, nutre fiducia nell’Ue e crede nella necessità di rendere più saldi i rapporti con la Germania alla quale, invece, i nazionalisti guardano con diffidenza. I medesimi vedono il candidato liberale come esponente dell’élite cosmopolita ed europeista e in quanto tale non adatto a tutelare gli interessi nazionali anzi, pericoloso per il Paese. Va ricordato che Trzaskowski è stato tra i firmatari del “Patto delle città libere” siglato a Budapest alla fine dell’anno scorso dai sindaci delle capitali del V4. Un’intesa raggiunta per sostenere un’agenda pro-Ue e una serie di soluzioni in settori come l’ambiente, l’occupazione, l’economia e il miglioramento delle relazioni con l’Unione europea, a partire dalle città da essi amministrate.
Il primo turno
Il voto del 28 giugno scorso ha visto prevalere Duda con oltre il 43% dei voti contro il 30,3% di Trzaskowski. Nella circostanza si è anche registrata un’affluenza di oltre il 64%, insolitamente alta per gli standard polacchi. Il vantaggio di Duda era previsto e quest’ultimo resta favorito anche per il ballottaggio. La candidatura del sindaco di Varsavia però è cresciuta, e c’è motivo di credere che lo sfidante del capo di Stato uscente possa considerare la partita perlomeno non del tutto chiusa.
Vanno, infatti, considerate le dichiarazioni di Krzysztof Bosak, del partito di estrema destra Konfederacja, che al primo turno si è fermato al 6,75%. Bosak è il leader che potrebbe offrire voti a Duda, ma alla fine del test elettorale ha affermato di non voler appoggiare nessuno.
Difficoltà e speranze di Trzaskowski
Contemporaneamente va detto che il compito di Trzaskowski è tutt’altro che semplice; questo va riconosciuto al di là della crescita che lo sfidante di Duda ha conosciuto in termini di popolarità politica. Il problema, nel suo caso, è che l’appoggio che gli altri candidati possono offrirgli non appare sufficiente ad avere la meglio sull’avversario. Considerato questo complesso di circostanze non sembra si possa far altro che sensibilizzare l’elettorato e cercare di ampliare il consenso a favore del candidato liberale.
Il clima politico polacco è però sempre fortemente condizionato da pulsioni nazionaliste e voglia di riscatto nei confronti dei poteri forti dell’Ue. Così Trzaskowski è stato descritto dai suoi avversari politici come un “agente” di lobby straniere, un po’ come in Ungheria i fedeli del governo di Viktor Orbán descrivono le Ong riconducibili più o meno direttamente al magnate americano di origine ungherese George Soros.
Il PiS ha portato avanti una campagna forse un po’ meno rampante rispetto alle precedenti consultazioni elettorali. La propaganda del partito guida dell’esecutivo si è concentrata comunque sulle realizzazioni da parte del governo in termini di tutela della popolazione e in funzione del miglioramento delle condizioni di vita generali. Il PiS ha quindi promesso di portare avanti questa linea politica sociale e messo in guardia gli elettori contro i nemici che vengono da fuori.
Una Polonia divisa
Questi sono i temi di un dibattito politico interno che vede la Polonia divisa, in termini di posizioni e opinione pubblica, fra l’attivismo cittadino della società civile e il conservatorismo rurale dei piccoli centri di matrice cattolica. Come già precisato, non sarà facile per Trzaskowski avere la meglio sul suo avversario e gettare quindi i semi di un possibile futuro cambiamento. In ogni caso, al primo cittadino di Varsavia va riconosciuto un ruolo determinante nel ridare slancio alla coalizione liberale che non molto tempo fa appariva in condizioni difficili sul piano progettuale e del dialogo con l’elettorato.
In Polonia la carica di presidente della Repubblica è per molti versi simile a quella del grosso delle democrazie parlamentari dell’Europa occidentale. Al capo dello Stato spetta il compito di nominare il primo ministro, a lui competono il ruolo di capo delle Forze armate e la facoltà di sciogliere il Parlamento in particolari circostanze. Il presidente polacco ha potere di veto sulle leggi presentate dall’Assemblea nazionale. Il veto è reversibile solo con l’intervento dei due terzi del Sejm che è la camera bassa. Da considerare che il PiS non ha questa maggioranza e in occasione delle ultime elezioni ha anche perso terreno alla camera alta, che però ha meno prerogative.