Washington D.C. 51° Stato? Il dilemma degli Usa
La maggioranza democratica dell’House of Representatives del Congresso degli Stati Uniti ha approvato un progetto di legge per trasformare il District of Columbia, istituito nel 1790 insieme al progetto della capitale Washington, nel 51° Stato dell’Unione. La Costituzione prevedeva che il distretto federale fosse sotto la diretta giurisdizione del Congresso senza identità statuale.
Attualmente gli Stati americani sono cinquanta (da cui le 50 stelle della bandiera Stars and Stripes). Inizialmente, furono 13 le ex colonie fondatrici degli Stati Uniti (1790) che divennero 33 Stati fino al 1860, quindi 45 a fine ‘800, 48 dopo la Seconda guerra mondiale e infine 50 con l’ingresso nell’Unione degli ultimi due Stati (Alaska e Hawaii) nel 1959. Ogni Stato, per Costituzione, è rappresentato in Congresso da due senatori, e da almeno un rappresentante in proporzione alla popolazione.
Da distretto a Stato
Da tempo a Washington DC si è sviluppato un movimento per trasformare il distretto federale nel 51° Stato con il diritto di eleggere in Congresso un rappresentante e due senatori. Il movimento ha innalzato lo slogan che in origine diede avvio alla guerra d’indipendenza: “No taxation without representation”.
Nel 2016, un referendum tra la popolazione del distretto votò all’86% per l’istituzione dello Stato. Ora la Camera ha fatto un ulteriore passo avanti, che però non è quello definitivo: per completare l’iter costituzionale occorre il voto del Senato, attualmente a maggioranza repubblicana.
Oltre al District of Columbia, vi sono anche altri “territori” fuori dagli Stati Uniti che aspirano a divenire “Stati” aggiungendo altre stelle alla bandiera rossa e blu. Il territorio che più esercita pressione in tal senso è Puerto Rico che, però, al momento non ha possibilità di entrare nell’Unione.
Una questione politica
La questione istituzionale della formazione di uno “Stato” è sempre divenuta anche una questione politica. Infatti, la maggioranza del Senato, composto da 100 membri in rappresentanza di 50 Stati, generalmente si regge su un margine precario di pochi voti di differenza tra i rossi (repubblicani) e i blu (democratici), e può cambiare con l’ingresso di due nuovi senatori. Attualmente i repubblicani dispongono di tre voti di maggioranza.
Oggi il 51° Stato che deriverebbe dal distretto – che potrebbe chiamarsi “Columbia” o “Potomac” – sarebbe presumibilmente democratico, come indicano i voti popolari alle presidenziali. Due senatori democratici aggiuntivi potrebbero perciò fare la differenza alterando l’equilibrio della Camera alta.
Questa la ragione per cui la speaker democratica della House, Nancy Pelosi, ha sostenuto l’iniziativa pro-Stato, e il presidente Donald Trump ha preannunciato che opporrebbe il veto: “DC non sarà mai uno Stato“. Ma le elezioni presidenziali e congressuali sono alle porte.
La formazione in 230 anni degli Stati Uniti è stata travagliata. L’espansione della frontiera da est verso ovest, conclusasi a fine Ottocento, è stata segnata dalle dispute sullo statuto con cui i nuovi territori colonizzati dai bianchi dovevano entrare nell’Unione. La guerra civile tra Stati liberisti e Stati schiavisti (1860-1865) nacque in origine proprio dallo scontro sullo status, schiavista o non schiavista, dei nuovi Stati dell’ovest candidati all’Unione. Anche allora l’ingresso di nuovi Stati avrebbe alterato l’equilibrio del Senato di Washington.