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Una mappa in continuo aggiornamento

Tutte le elezioni rinviate a causa del coronavirus

12 Giu 2020 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

Il Covid-19 e le scelte dei governi per contenere e debellare il virus stanno modificando le nostre abitudini di vita. Tra le ripercussioni che lo stato attuale delle cose sta avendo c’è la sospensione temporanea di uno diritto dei diritti portanti delle democrazie. Stiamo parlando della possibilità di esprimere la propria opinione attraverso il voto, che si tratti di elezioni politiche o di consultazioni come i referendum. Dalla Bolivia alla Serbia, passando per la Francia e la Spagna, sono molte le tornate elettorali originariamente in programma in questi mesi e che sono state, invece, posticipate. Altre – come le legislative in Corea del Sud -, si sono già tenute o si terranno comunque a prescindere dall’emergenza.

Lo Spiegone avrebbe dovuto accompagnarvi per tutto il 2020 sulle pagine online di AffarInternazionali, con l’Osservatorio Elettorale, per tenervi aggiornati sulle consultazioni, grazie allo studio dei sistemi elettorali e all’esame dei vari candidati in campo. E continueremo a farlo, aspettando l’apertura fisica delle urne,  con l’elenco qui sotto, dove troverete continui aggiornamenti sulle nuove date e sulle decisioni dei governi in cui le elezioni hanno subito modifiche. Quando finalmente si tornerà a voterà, l’Osservatorio Elettorale tornerà a pieno regime con le sue schede e le sue analisi.

15-22 marzo – Francia – Elezioni municipali
Il secondo turno era previsto il 22 marzo; ma era stato rimandato poco dopo lo svolgimento del primo turno, il 15 marzo. Il 22 maggio, il primo ministro Édouard Philippe ha annunciato che l’appuntamento, che coinvolgerà quasi 5.000 comuni tra cui Parigi, si terrà il 28 giugno. Il nuovo decreto di convocazione include una “clausola di revisione”, ossia la possibilità di rimandare le consultazioni qualora le condizioni sanitarie peggiorassero.

A 15 giorni dalle elezioni, il Consiglio scientifico valuterà la situazione e, se lo riterrà necessario, potrà proporre un secondo rinvio.

Il presidente Emmanuel Macron aveva escluso categoricamente la possibilità di rimandare le elezioni municipali – al voto anche Parigi -, nonostante a metà mese la Francia fosse il secondo Paese europeo per numero di contagi, subito dietro l’Italia. Il ministero dell’Interno aveva emanato una circolare con delle disposizioni aggiuntive per garantire lo svolgimento delle votazioni in sicurezza e consentire il voto per procura, e giovedì 12 Macron stesso si era rivolto ai francesi in diretta TV, confermando che le consultazioni previste la domenica successiva avrebbero avuto luogo. In un clima di paura dettato dalle misure di emergenza sempre più restrittive, ben pochi cittadini si sono recati alle urne domenica 15 marzo – meno del 45% degli aventi diritto, in calo del 18,9% rispetto a cinque anni prima. La mattina di martedì 17 marzo, il Consiglio dei ministri ha ufficialmente rimandato il secondo turno e depositato un progetto di legge per convocare nuove consultazioni entro giugno, anche se una decisione definitiva sarà presa a maggio. La proposta ha incontrato diverse proteste: il rinvio non sarebbe sufficiente per assicurare lo svolgimento delle votazioni in totale sicurezza e consentire la partecipazione di tutti i cittadini. È da notare che i risultati del primo turno, ove i candidati hanno superato la soglia di elezione diretta del 50% più uno, sono convalidati. Anche in questo caso, la decisione ha suscitato critiche, a causa proprio dell’affluenza molto bassa che toglierebbe legittimità ai risultati del voto.

 

26 marzo – Isole Falkland/Islas Malvinas – Referendum

La bandiera delle Isole Falkland

Inizialmente annunciato per il 26 marzo, il referendum si svolgerà probabilmente tra sei mesi, ma ancora non c’è una nuova data certa.

Il referendum del 26 marzo verteva sull’unificazione dei collegi elettorali. Il quesito – “Should there be two constituencies, Stanley and Camp, or should there be one constituency for the whole of the Falkland Islands?” – chiede ai cittadini del territorio britannico d’Oltremare se sono d’accordo o meno sull’unificazione dei due collegi elettorali al momento esistenti, Stanley e Campo. Nei due collegi si eleggono rispettivamente cinque e tre membri dell’Assemblea legislativa. Le isole, pur essendo rivendicate dall’Argentina, sono amministrate da un governatore nominato dalla Corona del Regno Unito. Ad oggi sono poco più di dieci i casi di coronavirus accertati nelle isole e nessun decesso.

 

5 aprile – Spagna – Elezioni delle comunità autonome di Galizia e Paesi Baschi
Il 5 aprile si sarebbero dovute svolgere le elezioni nelle comunità autonome di Galizia e Paesi Baschi. La dichiarazione dello stato d’emergenza da parte di Madrid, adottata la sera del 15 marzo, aveva però spinto i governi autonomi a rinviare le consultazioni. Nel caso basco, il lehendakari (capo del governo) Iñigo Urkullu aveva dato l’annuncio il 16 marzo, di comune accordo con tutti i partiti. La decisione era stata presa con un provvedimento sospensivo del decreto di convocazione elettorale, che consentiva al lehendakari di riconvocare le elezioni per la prima domenica utile dopo la fine dello stato di emergenza, senza consultare Madrid.

Nello stesso giorno, anche la Xunta galiziana aveva annunciato il rinvio, anche in questo caso con il supporto di tutti i partiti. I calendari elettorali delle due nacionalidades storiche sono coordinati dal 2009, e così sarà anche per il 2020. Il 12 luglio è la nuova data ufficiale per le due comunità. In entrambi i casi, i leader attualmente in carica si sono ricandidati. In Galizia, Alberto Núñez Feijóo, presidente del governo e del Partido Popular locale, ambisce alla quarta vittoria elettorale consecutiva. Nei Paesi Baschi Iñigo Urkullu (Partido Nacionalista Vasco) punta al terzo mandato.

 

5 aprile – Armenia – Referendum

Armenia - proteste
La “rivoluzione di velluto” del 2018

Il premier Nikol Pashinyan ha proposto un referendum per sospendere i poteri di sette giudici della Corte costituzionale (compreso il suo presidente Hrayr Tovmasyan) eletti prima della modifica costituzionale del 2015. Si tratta di una delle tante mosse adottate da Pashinyan per apportare un “taglio con il passato” e completare la sua cosiddetta “rivoluzione di velluto” che due anni fa gli consentì di arrivare al potere in Armenia. L’appuntamento è stato rinviato a causa dell’epidemia di Covid-19. L’Armenia è il Paese con il numero più elevato di contagi nel Caucaso meridionale. Il referendum posticipato avrà luogo non prima di 50 giorni e non oltre 65 giorni dopo lo stato di emergenza.

La situazione in corso non ha impedito al regime che controlla il Nagorno-Karabakh di tenere elezioni parlamentari e presidenziali nella regione occupata, al momento non riconosciuta a livello internazionale)

 

12 aprile – Macedonia del Nord – Elezioni parlamentari
Il 18 marzo il governo della Macedonia del Nord ha dichiarato lo stato di emergenza per far fronte alla diffusione della pandemia. Contestualmente, tutte le operazioni elettorali sono state sospese e le elezioni parlamentari anticipate, inizialmente previste per il 12 aprile dopo le dimissioni del governo socialdemocratico presieduto da Zoran Zaev e l’insediamento di un esecutivo di unità nazionale, sono rimandate a data da destinarsi.

Nel mese di maggio, il governo ha tentato di riconvocare le elezioni per fine giugno, scontrandosi con i partiti dell’opposizione. Un nuovo peggioramento della situazione sanitaria ha bloccato le trattative e acuito le tensioni politiche.

 

22 aprile – Russia – Referendum sulla riforma costituzionale
Il referendum sulla riforma costituzionale, previsto per il 22 aprile, è stato rimandato. Il Cremlino spera di poter votare verso la fine di maggio o l’inizio di giugno.

Il presidente russo Vladimir Putin 

Vladimir Putin è oggi al suo quarto mandato presidenziale, e molti osservatori hanno iniziato già da tempo a interrogarsi sui suoi piani dopo il 2024. La Costituzione russa, infatti, vieta di candidarsi per la presidenza per più di due mandati consecutivi, o almeno lo ha vietato fino a questo momento. All’inizio di quest’anno, lo stesso Putin aveva annunciato una riforma costituzionale di natura abbastanza ambigua, che sembrava prevedere una nuova redistribuzione dei poteri fra gli organi dello Stato. Il 10 marzo scorso, tuttavia, la deputata di Russia Unita Valentina Tereshkova ha offerto una soluzione più rapida alla questione: ha proposto alla Duma un emendamento costituzionale che azzererebbe il conteggio dei mandati di Putin finora, permettendogli di candidarsi per altri due turni fino al 2036. Approvato in Parlamento con una maggioranza schiacciante, l’emendamento è stato firmato dalla Corte costituzionale nel giro di una settimana.

La riforma doveva essere quindi sottoposta a referendum il prossimo 22 aprile, ma la consultazione è stata rinviata a data da destinarsi a causa del coronavirus. L’emergenza sanitaria sta mettendo in pausa la politica interna russa: gli attuali divieti sugli eventi di massa stanno influenzando direttamente le operazioni di tutti partiti politici, poiché sia i raduni pubblici che le riunioni interne (compresi i congressi di partito, le plenarie e le primarie) rientrano nel divieto. Mano a mano che l’epidemia avanza e vengono prese contro-misure, sembra probabile che la maggior parte dell’attività politica si sposterà sui social media e su piattaforme online, siti web e canali Telegram.

 

25 aprile – Sri Lanka – Elezioni parlamentari
Le elezioni parlamentari che si sarebbero dovute svolgere in Sri Lanka il 25 aprile sono state rimandate a data da destinarsi a causa del Covid-19. La notizia è stata pubblicata dalla gazzetta ufficiale dello Sri Lanka il 22 marzo, aggiungendo che dal 14 maggio sarà resa nota la data in cui saranno posticipate le elezioni. A novembre 2019 i cittadini srilankesi avevano eletto come presidente Gotabaya Rajapaksa, il quale a inizio marzo aveva deciso di sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate, sei mesi prima del previsto. Le elezioni si svolgeranno quasi sicuramente non prima di giugno.

 

26 aprile – Serbia – Elezioni parlamentari

Un soldato nel centro di Belgrado

Il 15 marzo, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato lo stato di emergenza per almeno trenta giorni e annunciato misure restrittive per arginare la diffusione del virus, tra cui la sospensione delle operazioni elettorali. Il giorno dopo, la commissione elettorale ha ufficialmente rimandato le elezioni parlamentari, inizialmente fissate per il 26 aprile, a data da destinarsi. La campagna elettorale fino a quel momento si era svolta in un clima di tensione: diversi partiti dell’opposizione avevano annunciato il boicottaggio delle elezioni, sostenendo che lo strapotere di Vučić sui media e sui procedimenti elettorali ne avrebbe impedito lo svolgimento trasparente e competitivo.

Il 5 maggio, Vučić ha annunciato che avrebbe sospeso lo stato di emergenza e, sentite le richieste di alcuni partiti, avrebbe convocato nuovamente le elezioni il 21 giugno. Alla decisione presidenziale, emanata il 10 maggio, è seguita la convocazione ufficiale da parte della Commissione elettorale.

 

26 aprile – Cile – Referendum costituzionale
Il 26 aprile i cittadini cileni avrebbero dovuto votare per riformare la Costituzione. La consultazione è stata rimandata al 25 ottobre. In Cile vige tuttora la Costituzione del 1980, stilata sotto la dittatura di Augusto Pinochet. Tra le richieste più importanti emerse dalla stagione di proteste dello scorso autunno, c’è la necessità di redigere un nuovo testo costituzionale che sostituisca il precedente e segni, non solo simbolicamente, la fine di quegli anni.

Il quesito richiede di approvare o rifiutare la stesura di una nuova Costituzione e di esprimere preferenza sul tipo di organo che dovrà redigerla. Il Cile, insieme a Brasile ed Ecuador, è uno dei Paesi che ha registrato più contagi nel continente.

 

10 maggio – Polonia – Elezioni presidenziali

Il 6 maggio, a soli quattro giorni dal voto, il partito di maggioranza PiS aveva annunciato il rinvio delle elezioni presidenziali, non potendo garantirne lo svolgimento in condizioni di sicurezza.

Il 3 giugno Elzbieta Witek, presidente del Sejm – la Camera bassa del Parlamento – ha annunciato che il primo turno si terrà il 28 giugno. Qualora nessuno dei candidati ottenesse almeno il 50% delle preferenze, il 12 luglio ci sarà un ballottaggio tra i due più votati.

La campagna elettorale breve e la recessione innescata dalla pandemia potrebbero penalizzare il presidente uscente Andrzej Duda, che rischia di trovarsi in svantaggio al secondo turno.

 

Aprile/Maggio – Primarie Usa
Inizialmente previste tra aprile/maggio, diverse primarie democratiche (18 in totale) sono state posticipate nel periodo compreso tra maggio e giugno. In seguito all’emergenza Covid-19, la decisione è stata presa dai singoli Stati per evitare assembramenti. In generale tutti stanno cercando di lavorare sul voto per corrispondenza e alcuni (Ohio, Alaska, Wyoming, Hawaii e Kansas) hanno già cancellato il voto ai seggi.

Anche la Convention di Milwaukee, dove si eleggerà ufficialmente il candidato democratico alla presidenza, prevista per il periodo 13-16 luglio è stata spostata al 17-20 agosto. Unica eccezione, il Wisconsin, dove si è votato lo scorso 7 aprile: il governatore dello Stato democratico ha provato fino all’ultimo a posticipare le primarie, ma è stato fermato prima dal ramo legislativo – controllato dai repubblicani – e poi dalla Corte Suprema, che ha bloccato in extremis un suo ordine esecutivo emanato il 6 aprile come extrema ratio per fermare il voto.

 

Maggio – Etiopia – Elezioni generali
Le elezioni generali erano previste in Etiopia per maggio, poi per il 16 agosto, rimandate ancora al 29 dello stesso mese e ora a data da destinarsi. I primi due rinvii non hanno nulla a che fare con il Covid-19 . La situazione tesa nella regione del Tigray e gli strascichi lasciati dalla creazione del Prosperity Party hanno spinto molti a pensare che non ci fossero le condizioni per lo svolgersi di elezioni “free and fair”, come il primo ministro Abiy Ahmed promette che saranno, a maggio 2020. Il National Electoral Board of Ethiopia ha quindi proposto il 16 agosto come nuova data, ma essendo in piena stagione delle piogge si sarebbero complicati gli spostamenti della popolazione per recarsi ai seggi Si è optato quindi per il 29 agosto, ma con il diffondersi della pandemia nel mondo l’Etiopa è stato il primo Stato del continente a decidere di rinviare le elezioni a data da destinarsi. La data verrà annunciata solo a fine pandemia, nonostante il rischio che il mandato dei parlamentari, in scadenza a settembre, termini prima delle prossime elezioni.

Nobel - Pace - Abiy Ahmed - Etiopia
Il premier etiope Abiy Ahmed  

Nella tornata elettorale che verrà, gli etiopi saranno chiamati a scegliere i nuovi membri della House of Peoples’ Representatives e i membri dei consigli degli Stati regionali e dei consigli locali. La House of Peoples’ Representatives è la camera bassa dell’organo legislativo etiope – la Federal Parliamentary Assembly – ed è composta da 547 deputati. La scelta di questi è molto importante perché, essendo quello etiope un sistema parlamentare, sarà tendenzialmente il capo della coalizione che otterrà più seggi ad aggiudicarsi il ruolo di primo ministro. In particolare, in queste elezioni verrà per la prima volta giudicato l’operato di Abiy Ahmed, primo ministro da aprile 2018 e premio Nobel per la pace nel 2019.

 

3 maggio – Bolivia – Elezioni presidenziali
Il 3 maggio si sarebbe dovuto votare in Bolivia per ripetere le contestate elezioni presidenziali del 20 ottobre scorso. Tuttavia, a causa dell’emergenza Covid-19, queste sono state rimandate a data da destinarsi (probabilmente in estate). La vittoria di Evo Morales non era stata riconosciuta dalle Commissioni di osservazione elettorale dell’Organizzazione degli Stati Americani e dell’Unione europea. Contro la riconferma del presidente si erano ammutinate una parte considerevole della Polizia e delle Forze Armate boliviane, portandolo alle dimissioni e alla fuga in Messico. Jeanine Áñez, dell’opposizione conservatrice, è presidente ad interim dal 12 novembre scorso.

 

7 maggio – Regno Unito – Elezioni locali
La decisione del governo è arrivata il 13 marzo: le elezioni locali, tra cui quelle municipali a Londra, inizialmente previste per il 7 maggio, saranno posticipate di 12 mesi, in linea con le indicazioni della Commissione elettorale. Questa aveva raccomandato il rinvio almeno all’autunno, alla luce dei dati allarmanti sui contagi e del “rischio crescente” che la pandemia avrebbe limitato la partecipazione elettorale. Inizialmente, l’esecutivo aveva minimizzato i rischi: proprio in risposta alla Commissione elettorale, Chloe Smith – ministra per la Costituzione e la devolution – aveva confermato che le votazioni si sarebbero svolte regolarmente e che il governo stava lavorando con le autorità locali per garantire la sicurezza dei presidi elettorali. Tuttavia, di fronte a pressioni politiche crescenti e a contagi in costante aumento, Downing Street ha infine dovuto accogliere le raccomandazioni della Commissione.

 

17 maggio – Repubblica Dominicana – Elezioni generali
Elezioni generali nelle quali si voterà per il presidente, il vicepresidente, i senatori e i deputati. Già il voto delle elezioni municipali di febbraio era stato annullato per problemi nella gestione del voto automatizzato. Le municipali si sono alla fine svolte il 15 marzo, con notevoli difficoltà nel conteggio. La nuova data per le elezioni generali è il 5 luglio con eventuale seconda tornata il 26. Secondo la Costituzione, l’investitura del presidente deve tenersi il 16 agosto: il voto è stato programmato nel tentativo di mantenere questa data.

 

2 luglio  – Malawi
Le elezioni in Malawi si erano tenute a maggio 2019, ma ora è tutto da rifare. Il presidente uscente Peter Mutharika era stato dichiarato vincitore con il 38.57%, seguito da Lazarus Chakwera con circa il 35% e Saulos Chilima con circa il 20%. Nella stessa giornata elettorale, i cittadini erano stati chiamati a scegliere anche i 193 membri dell’Assemblea Nazionale: il Democratic Progressive Party di Mutharika aveva ottenuto 62 seggi, il Malawi Congress Party di Chakwera 55, 10 per lo Untited Democratic Front e solo 4 per il Democratic Transformation Movement di Chilima.

A fine marzo 2020, però, i cinque giudici della Corte costituzionale hanno dichiarato all’unanimità le elezioni nulle, a causa di “diffuse, sistematiche e gravi” irregolarità che Chakwera e Chilima avevano prontamente denunciato all’annuncio dei risultati. In risposta, in tutta fretta, Mutharika si è insediato e ha formato il suo governo nell’attesa del responso della Corte. Oltre ad annullare il voto, la Corte ha sollecitato un intervento del Parlamento per la modifica della legge elettorale. Per adesso, viene eletto presidente chi tra i candidati ottiene il maggior numero di voti, il metodo del first-past-the-post insomma.

Questo metodo contrasta, però con il principio di “maggioranza” espresso dalla Costituzione, che sarebbe soddisfatto se il candidato dovesse ottenere almeno il 50% dei voti per poter avere accesso alla presidenza, con la possibilità di un secondo turno nel caso in cui nessuno raggiunga tale soglia. Si era tentata una modifica della legge in questo senso già nel 2017, ma il Democratic Progressive Party di Mutharika aveva convinto la maggior parte dei parlamentari a votare contro. Le elezioni sono per ora previste per il 2 luglio, ma non è escluso che l’emergenza Covid-19 costringa il Paese a posporre la data della giornata elettorale.

 

***Lo Spiegone è un sito giornalistico fondato nel 2016 e formato da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate al mondo delle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.