Presidenziali in Polonia: un nuovo candidato minaccia l’uscente Duda
La Polonia si avvicina alle elezioni presidenziali. Da tenersi inizialmente il 10 maggio, le consultazioni sono state posticipate a domenica 28 giugno a causa dell’epidemia di Covid-19. Il presidente uscente, Andrzej Duda del partito Diritto e Giustizia (PiS, acronimo dal polacco Prawo I Sprawiedliwość), si ripresenterà per il suo secondo e ultimo mandato ed è dato per vincente dai sondaggi. Ciononostante, la sua posizione si è di recente indebolita a causa dell’ascesa di un nuovo candidato in seno alla Piattaforma Civica (PO, Platforma Obywatelska), il principale partito dell’opposizione.
La Coalizione civica (KO, Koalicja Obywatelska, un’alleanza composta dalla Piattaforma civica, dai Verdi, dal partito liberale “Moderno” e dall’Iniziativa polacca) aveva inizialmente identificato il proprio candidato in Małgorzata Kidawa-Błońska. A causa del gradimento popolare ormai minimo raccolto dalla sociologa (passata da un iniziale 26% a neanche il 10%), i vertici della Coalizione civica hanno individuato un nuovo nome, il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski. Quarantottenne, liberale e poliglotta, è stato subito indicato come membro dell’élite cosmopolita ed europeista da sempre oggetto degli attacchi del PiS e membro della rete dei sindaci delle capitali dei Paesi del Gruppo di Visegrád – Budapest, Praga, Bratislava e, per l’appunto, Varsavia – che si oppongono a governi autoritari o euroscettici. Tuttavia, Trzaskowski ha ottenuto oltre un milione e mezzo di firme in soli quattro giorni (ne bastavano 100mila per validare la candidatura) ed è al momento dato a quasi il 30% dei consensi da un aggregato di venti sondaggi, contro il 42 di Duda – reduce da un viaggio a Washington, primo leader straniero a essere ricevuto alla Casa Bianca dall’inizio della pandemia -. Sebbene sia improbabile che Trzaskowski possa vincere il primo turno, il sindaco potrebbe invece causare serie difficoltà a Duda nel secondo, rappresentando una concreta minaccia per il mantenimento di un saldo controllo della Polonia e delle sue istituzioni da parte del PiS.
Funzioni e poteri del presidente
La carica di presidente della Repubblica polacca è sotto molti punti di vista simile a quella della maggior parte dei sistemi parlamentari dell’Europa occidentale. Il presidente nomina il primo ministro, è capo delle Forze armate e può sciogliere il Parlamento in determinate circostanze; nomina i giudici della Corte suprema, della Corte costituzionale e della Corte amministrativa. Il presidente è in generale il garante della Costituzione e gode di un rapporto privilegiato con la Corte costituzionale, che può essere consultata laddove esistessero dubbi di costituzionalità riguardo un disegno di legge proposto dal Parlamento. Inoltre, il presidente della Repubblica può influenzare in modo più o meno diretto l’iter legislativo nel suo complesso. Oltre al diritto di iniziativa legislativa, infatti, il presidente gode di un diritto di veto, che può essere scavalcato solo da una maggioranza di tre quinti, in presenza di almeno metà dei membri del Sejm, la camera bassa. Specialmente quest’ultima caratteristica rende la carica particolarmente ambita dalle forze politiche in competizione. La presenza di Duda è stata cruciale per il PiS al fine di condurre il suo attacco contro le istituzioni democratiche polacche, specialmente nella trasformazione della Corte costituzionale in un organo fazioso in favore dell’esecutivo.
Per quanto concerne le modalità di elezione, il sistema polacco prevede un primo turno di votazioni, da tenersi il 28 giugno, seguito due settimane dopo da un ballottaggio tra i primi due candidati nel caso nessuno raggiungesse la soglia del 50% al primo turno.
I candidati principali
Duda è dato come favorito a causa della generale situazione di forza del PiS, uscito come grande vincitore dalle elezioni parlamentari tenutesi lo scorso ottobre e dalle europee di un anno fa. Con circa il 43% dei consensi, il partito nazionalista e ultra-conservatore ha notevolmente distaccato la variegata coalizione avversaria, fermatasi al 27%. Unica nota negativa per il PiS è stata la perdita del Senato, conquistato dall’opposizione.
Nonostante le opposizioni si fossero presentate unite nella Coalizione europea (KE, Koalicja Europejska) alle elezioni europee del maggio 2019, tale alleanza si è con il tempo dissolta. Pertanto, le opposizioni non hanno identificato un unico candidato, ma presenteranno ciascuna il proprio.
Un secondo candidato che ha visto migliorare la propria posizione nel corso delle ultime settimane è Szymon Hołownia, conduttore televisivo non affiliato ad alcun partito. Le ultime stime lo danno oltre il 13%. In caso di un secondo turno, il suo elettorato si schiererebbe con ogni probabilità con Trzaskowski, offrendo a quest’ultimo una seria possibilità di diventare il nuovo presidente della Repubblica.
Le sinistre sono rappresentate da Robert Biedroń, fondatore del partito Primavera (Wiosna) e a capo della coalizione La Sinistra (Lewica). Attivista Lgbt e omosessuale dichiarato, Biedroń ha guidato Lewica a ottobre, facendone il terzo partito polacco con circa il 13% dei voti. Questioni di genere e diritti Lgbt sono particolarmente pressanti in Polonia, date le posizioni radicali e conservatrici del PiS, coadiuvato dalla costante presenza mediatica dell’emittente radiofonica ultra-cattolica Radio Maryja. Tuttavia, la profondissima crisi della sinistra polacca pare destinata a continuare, dato che Biedroń non sembra poter superare il 4% dei consensi.
Gli altri candidati sono Władisław Kosiniak-Kamysz, giovanissimo leader del Partito popolare polacco (PSL, Polskie Stronnictwo Ludowe, di stampo agrario-conservatore) e Krzysztof Bosak, che considera le posizioni del PiS sin troppo moderate e spinge per l’uscita della Polonia dall’Unione europea.
Le polemiche sulle modalità del voto
Protagoniste assolute di queste elezioni presidenziali saranno le controversie legate alla pandemia. Il PiS aveva cercato in ogni modo di non posticipare le elezioni, inizialmente previste per il 10 maggio, per sfruttare l’evidente posizione di forza in cui si trovava in primavera. Inoltre, i vertici del partito temevano che la popolarità di Duda avrebbe potuto subire contraccolpi a causa della crisi economica che, inevitabilmente, seguirà alla pandemia.
Forte della sua maggioranza al Sejm, la Camera bassa del Parlamento, il PiS aveva approvato un decreto che avrebbe permesso di condurre le elezioni esclusivamente per posta. La motivazione ufficiale era stata la necessità di tenere le elezioni il 10 maggio, alla scadenza del mandato del presidente, dal momento che il voto via posta non avrebbe prestato il fianco a eccessivi rischi per la salute. Tale misura è risultata quantomeno controversa – il PiS non è nuovo a comportamenti del genere – ed è stata poi accantonata per l’opposizione della minoranza.
A cura Davide Bevacqua, autore della redazione Europa
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