Parla Jill Morris, ambasciatore del Regno Unito in Italia
Jill Morris è l’Ambasciatore in Italia del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Ha accettato l’invito di conversare con AffarInternazionali, la rivista dello IAI.
Eccellenza, il 4 giugno il Primo Ministro Boris Johnson ospiterà il Global Vaccine Summit 2020. Di cosa si tratta e che importanza potrebbe avere nel contrasto alla pandemia?
“Il vertice del 4 giugno, ospitato dal primo ministro Boris Johnson a Londra è il principale appuntamento di quest’anno nell’ambito della salute e della sanità. Sarà anche il primo vertice virtuale ospitato dal governo britannico dall’inizio della pandemia di coronavirus. Questo vertice, il Global Vaccine Summit 2020, ha tra i principali obiettivi quello della più ampia partecipazione dei leader da tutto il mondo e quello della raccolta di almeno 7,4 miliardi di dollari a favore di Gavi (l’alleanza per i vaccini, un attore che può rivelarsi fondamentale nella lotta contro la diffusione del Covid-19). Questo vertice arriva durante la più grande emergenza sanitaria pubblica della nostra generazione. Le pandemie non conoscono confini e noi siamo convinti del bisogno di una risposta internazionale, perfettamente coordinata, per mitigare l’impatto globale del virus e prevenire una pandemia di queste proporzioni in futuro. Serve un’azione decisa, coordinata a livello nazionale e internazionale, sempre basata sulla scienza e sui dati. Si tratta di una battaglia tra il mondo e il coronavirus, che insieme vinceremo. Per quanto riguarda il ruolo del Regno Unito, è il finanziatore principale del Gavi, si impegna a stanziare 1,65 miliardi di sterline durante i prossimi cinque anni: vogliamo rafforzare questa coalizione globale per affrontare insieme questa emergenza. Per noi è molto importante che un vaccino, quando sarà pronto, sia disponibile in tutto il mondo, anche nei Paesi a basso reddito: dobbiamo investire tempestivamente per garantire una capacità di produzione e poi dei meccanismi di fornitura in grado di rendere rapidamente disponibili i vaccini”.
Il Regno Unito detiene il triste record del maggior incremento di decessi nel mondo rispetto alla media degli ultimi cinque anni, a causa della pandemia di coronavirus. Secondo i dati raccolti dal Financial Times, in Gran Bretagna sono morte 59.537 persone in più rispetto alla media precedente al 20 marzo: il virus, in particolare, ha ucciso direttamente o indirettamente 891 persone ogni milione di cittadini. Un bilancio che ha consentito al Regno Unito di raggiungere percentuali più elevate di quelle di Stati Uniti, Italia (poco meno di 800 decessi ogni milione di persone), Spagna o Belgio. Qual è la situazione nel Paese, ci sono stati degli errori commessi nella fase iniziale della pandemia?
“Per quanto riguarda la situazione nel Regno Unito, è l’emergenza sanitaria più grave della nostra generazione. È una situazione, come negli altri Paesi e qui in Italia, molto triste, dove dietro le cifre ci sono tragedie umane per molte famiglie. Per il governo britannico – proprio dall’inizio, dal primo giorno – la priorità assoluta è stata salvare le vite umane. Salvare le vite riducendo l’impatto e controllando il diffondersi del contagio. Nel Regno Unito abbiamo visto un lockdown molto simile a quello che il governo italiano aveva messo in atto qui, in questo Paese, e adesso iniziamo la seconda fase: abbiamo iniziato a riaprire la società, oltre all’economia, però sempre con grande cautela. Il governo segue sempre i consigli del comitato tecnico-scientifico – nel nostro caso si chiama “Sac“(Scientific Advisory Committee). Abbiamo visto adesso alcuni passi della seconda fase nel Regno Unito, come dicevo prima, sempre con grande cautela e attenzione, perché come in Italia la priorità è di evitare una seconda ondata. Dopo aver superato il picco della curva di contagio nel Regno Unito, chiaramente è fondamentale mantenere quel controllo e ridurre i numeri dei casi. Devo dire che abbiamo imparato molte cose dall’Italia: il coronavirus ha colpito il Regno Unito due, forse tre settimane dopo l’Italia, e abbiamo potuto imparare dall’esperienza italiana. Ogni settimana ci sono stati gli scambi di informazione e i contatti tra gli esperti britannici e italiani per capire meglio, informarci e collaborare. Vorrei rendere omaggio alla risposta del governo e del popolo italiano: mi ha veramente colpito il grande senso di solidarietà nel Paese”.
Da ieri sono cominciati una serie di incontri cruciali per concordare le modalità della Brexit. Il premier britannico Boris Johnson ha intanto accusato la Ue di prendere tempo, al fine di bloccare i negoziati e far slittare a dopo il 31 dicembre la data della Brexit. Il Primo Ministro ha dichiarato: “Il Regno Unito entro la fine dell’anno sarà fuori dalla Ue, con o senza “deal“. La replica di Barnier non si è fatta attendere: “Mantieni le promesse o affronta una Brexit senza accordo”, ha detto il capo dei negoziatori della Ue in un’intervista a The Times. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Questa settimana è iniziato il quarto giro dei negoziati. Nonostante la situazione dell’emergenza sanitaria, i negoziati sono continuati. Questa settimana si svolgono virtualmente i negoziati del quarto round. Come avete visto dalle dichiarazioni del nostro negoziatore David Frost, di Michel Barnier e del nostro primo ministro, abbiamo raggiunto chiaramente un punto molto importante, perché ci sarà un momento verso la fine di giugno per valutare lo status dei negoziati. Non è facile trovare un accordo che rispetti sia i principi fondamentali della posizione del Regno Unito sia le priorità dell’Ue, però rimaniamo convinti che sia possibile. Due settimane fa abbiamo pubblicato i nostri documenti legali per facilitare i negoziati. Vorremmo concludere un accordo ambizioso sul commercio, con alcuni altri accordi da affiancare al cuore dei rapporti commerciali. Nelle nostre proposte, tutto è basato sui precedenti, tutte le idee che abbiamo avanzato sono basate sui precedenti, cioè gli accordi che l’Ue ha già stipulato con gli altri Paesi terzi. Il Regno Unito è già fuori dall’Ue e alla fine di quest’anno sarà completamente sovrano, indipendente, un Paese terzo. Il periodo transitorio finisce alla fine dell’anno e vogliamo concludere un accordo che ci permetterebbe di continuare i flussi commerciali, che sono molto importanti per le nostre economie. Ma non esiste solo il commercio, visto che c’è una cooperazione operativa molto attiva anche in altri ambiti. Rimaniamo convinti che sia auspicabile e possibile quell’accordo prima della fine dell’anno“.
Nel prossimo novembre 2021 Glasgow ospiterà la COP26, presieduta dal Regno Unito in partnership con l’Italia. Qual è l’importanza di questo evento e come vi state preparando?
“Ovviamente, prima dell’arrivo del coronavirus, avevamo già lavorato molto con i nostri partner italiani. Per ovvi motivi, abbiamo dovuto spostare il vertice fino all’anno prossimo. Adesso stiamo lavorando con i nostri colleghi italiani per stabilire e sviluppare un programma da qui fino a novembre dell’anno prossimo, perché il tema del clima e dei cambiamenti climatici rimane ovviamente fondamentale. Questa crisi sanitaria ha anche sottolineato l’importanza dei rapporti tra esseri umani e la natura, l’ambiente. Quest’anno, come rete diplomatica britannica, in Italia abbiamo un programma di eventi e incontri volto ad approfondire ancora di più questa coalizione e le nostre alleanze con gli attori che sono centrali in Italia, per avere un rapporto molto solido, utile per l’anno prossimo. Per il nostro governo – e anche per il governo italiano – è una priorità assoluta. L’anno prossimo avremo anche la possibilità di collaborare e cooperare insieme, considerando che il Regno Unito avrà la presidenza del G7 e l’Italia quella del G20. Per entrambi i nostri Paesi l’anno prossimo offre una grande opportunità di dimostrare una leadership potente a livello internazionale, durante un periodo di recupero sociale ed economico fondamentale. Una ripresa economica sostenibile è al cuore della nostra strategia”.