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Dopo il summit di Lednice

Orbán serra i ranghi di Visegrád: “Rivedere il Recovery Fund”

14 Giu 2020 - Massimo Congiu - Massimo Congiu

L’incontro di Lednice tra i leader dei Paesi di Visegrád (V4), ha fatto registrare una posizione comune sul Recovery Fund. Giusta, a loro avviso, l’erogazione di fondi per aiutare i Paesi membri dell’Ue a gestire gli effetti della pandemia, ma la medesima deve avvenire secondo un meccanismo equo. Questo, in sintesi, il messaggio del V4 a Bruxelles. In altre parole, il meccanismo di distribuzione va rivisto in quanto, secondo i primi ministri ungherese e ceco, Viktor Orbán e Andrej Babiš, non è giusto che i “Paesi più poveri debbano pagare per quelli più ricchi“.

Allo stato attuale delle cose, dei 750 miliardi di euro proposti dalla Commissione europea nell’ambito del piano finanziario relativo al periodo compreso fra il 2021 e il 2027, 63 sono previsti per la Polonia, 19,2 per la Repubblica Ceca, 15, di cui 8,1 a fondo perduto e 6,9 in prestiti, all’Ungheria, circa 8 alla Slovacchia, cifra che corrisponde più o meno all’8% del Pil del Paese.

Il premier slovacco Igor Matovič si era detto abbastanza soddisfatto di quanto spettante a Bratislava, ma aveva anche definito il meccanismo di distribuzione poco favorevole soprattutto nei confronti di Budapest e Praga. Questi ultimi sono i Paesi del V4 più scontenti del Recovery Fund. Nelle parole di Orbán che, giorni fa aveva definito il criterio alla base dell’intervento “assurdo e perverso“, c’è la sua già nota critica verso il modo di funzionare dell’Unione europea, una chiara denuncia a quello che a suo avviso è un approccio iniquo teso a favorire gli stati fondatori o comunque occidentali dell’Ue.

Più di recente, il primo ministro ungherese aveva fatto notare che il piano era stato concepito per agevolare gli Stati membri del Sud, ossia l’Italia e la Spagna che, peraltro, sono stati anche quelli più colpiti dalla pandemia. Ma rivolgendosi ai suoi connazionali aveva anche detto che accettare il meccanismo proposto dalla Commissione europea equivarrebbe a chiedere a ogni singolo cittadino ungherese di accollarsi i debiti di Francia, Italia e Spagna.

Un principio non accettato
Sembra quindi che, ancora una volta, i Paesi del V4 non accettino il principio secondo il quale gli Stati membri dell’Ue devono condividere non solo i vantaggi ma anche i costi derivati dal fatto di essere dentro l’Unione. L’osservazione che viene spesso fatta da quelle parti, anche a livello di opinione pubblica, è che polacchi, cechi, slovacchi e ungheresi non devono assumersi le responsabilità di scelte o errori degli Stati occidentali. Del passato coloniale di alcuni, che avrebbe determinato i flussi migratori verso l’Europa, o del mancato rispetto delle politiche di bilancio di altri. L’ingiustizia sta, secondo il V4, nel pretendere l’accettazione supina di questo meccanismo creando un’Unione europea fortemente sbilanciata e penalizzante nei confronti dei Paesi dell’Europa centro-orientale.

Giusto quindi il principio di mutua assistenza, sbagliati i suoi presupposti, secondo i leader di Visegrád. Questa è la posizione con la quale gli stessi si preparano alla video-riunione del Consiglio europeo prevista per il 19 giugno e annunciano, per quella circostanza, di presentare un’istanza comune volta alla revisione del meccanismo su cui si basa il Recovery Fund.

La scena che fa da contesto alle vicende dell’Unione europea continua a essere poco adatta all’affermazione di un principio solidale condiviso, e questa non è cosa da poco.