La presidenza di turno della Germania porrà le basi per l’Ue del futuro
Il Consiglio europeo del 19 giugno scorso ha dato i risultati che tutti si aspettavano: è stato un Vertice interlocutorio e preparatorio per una decisione sul pacchetto Next Generation EU, il Recovery Fund presentato dalla Commissione europea a fine maggio, che ci auguriamo arriverà presto, ad una delle prossime riunioni fisiche dei capi di Stato e di governo dell’Ue.
Non sarà probabilmente possibile trovare l’intesa già al Consiglio europeo convocato per il 17-18 luglio a Bruxelles, ma molti premono per una decisione da prendersi in tempi rapidi. Da questa dipenderà poi l’accordo sul bilancio pluriennale dell’Unione europea e, in ultima analisi, la possibilità di utilizzare al più presto i fondi per uscire da una crisi che ha un impatto fortissimo e asimmetrico su molti Paesi dell’Unione, in particolare su quelli che avevano già difficoltà a riprendersi dalla precedente crisi economica e finanziaria. Tutti hanno ben presente che la posta in gioco è molto alta e che la proposta della Commissione europea è estremamente ambiziosa, in linea con la precedente proposta franco-tedesca.
Adesso l’ostacolo principale è quello di riuscire a trovare il consenso tra i 27, in particolare riconciliare le posizioni di coloro che vogliono un risultato sulla stessa lunghezza d’onda della Commissione, e quelli che invece, come i Paesi frugali, propendono per una revisione dell’impianto della proposta, soprattutto per quanto riguarda l’ampiezza del fondo, le condizionalità e i metodi di finanziamento (prestiti e non sovvenzioni).
Berlino nella cabina di regia
In generale, siamo in una fase drammatica a causa della situazione prodotta dalla pandemia di coronavirus, ma potenzialmente molto positiva per il processo di integrazione dell’Unione europea. Ci sono infatti grandissime aspettative per la presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea, che prenderà avvio il prossimo 1° luglio. La Germania è emersa da questa crisi come leader indiscussa del rilancio del progetto europeo, e alla Germania toccherà affrontare tutta una serie di dossier molto caldi sui quali di fatto si giocherà il futuro dell’Unione. Il primo dossier è quello della ripresa economica: Berlino dovrà mediare tra le diverse posizioni sul Next Generation EU e sul bilancio pluriennale 2021-27, ma anche mettere sul tavolo riforme di più lungo termine della governance economica, dal ruolo della Banca centrale europea a quello della capacità fiscale dell’Unione. A lungo termine, in gioco ci sono la sopravvivenza del simbolo dell’integrazione – l’Eurozona e la moneta comune – e soprattutto il benessere dei cittadini europei.
Alla Germania spetterà anche occuparsi di questioni che sono state in parte messe in stand-by nel corso della pandemia e che però saranno fondamentali per disegnare il ruolo dell’Europa nello scenario internazionale post-coronavirus. In primo luogo la proiezione regionale ed internazionale dell’Unione europea: Berlino dovrà capire come posizionare l’Ue nella battaglia in corso tra Stati Uniti e Cina dal punto di vista commerciale ma anche politico, e come inserirsi nelle dinamiche politiche, economiche e di sicurezza all’interno dell’area del Mediterraneo in risposta a ingerenze di potenze regionali potenzialmente ostili, dalla Turchia ai Paesi del Golfo all’Egitto. Inoltre, bisognerà definire i prossimi passi per l’agenda d’integrazione dei Balcani occidentali, a partire dalla conclusione dei negoziati di adesione di Serbia e Montenegro e dall’avvio di quelli con i nuovi candidati Albania e Macedonia del Nord, oltre a rilanciare l’agenda di partenariato con il continente africano e a lavorare per raggiungere il miglior accordo possibile con il Regno Unito, preparandosi tuttavia a uno scenario di un no deal.
L’opportunità data dalla Conferenza sul futuro dell’Europa
C’è poi un aspetto interno che riguarda il sistema democratico dell’Unione e che è quello di ricostruire la fiducia dei cittadini nel progetto europeo. Veniamo fuori da una crisi molto profonda che ha avuto ricadute anche sul livello di attaccamento dei cittadini verso le istituzioni europee. Nei prossimi mesi bisognerà trovare un’iniziativa simbolica che riesca di nuovo a riavvicinarli all’Europa. Da questo punto di vista, un’iniziativa interessante che si profila è quella della Conferenza sul Futuro dell’Europa, ma bisognerà capire cosa vorrà farne la presidenza tedesca e il Consiglio europeo in termini di obiettivi e di metodo. L’alternativa è tra il mettere in scena un vuoto esercizio retorico e trasformare la Conferenza in un momento davvero costituente per la nuova Europa, in grado di mobilitare i cittadini in questa fase su scelte fondamentali come le competenze dell’Unione, ad esempio nel settore sanitario e della gestione delle crisi, e l’introduzione del voto a maggioranza qualificata nel processo decisionale.
Questi tre pilastri – economico e sociale, di proiezione regionale e di legittimità democratica – decreteranno il successo o meno di una presidenza breve, ma che è destinata a porre le basi per l’agenda dell’Europa futura.