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Studio dello IAI

La geopolitica dell’energia rinnovabile: quali opportunità per l’Italia?

10 Giu 2020 - Luca Franza - Luca Franza

Le fonti di energia rinnovabile sono il fulcro della transizione energetica e continueranno ad esserlo in futuro. Eolico e solare sono diventati competitivi anche senza sussidi e stanno rimpiazzando i combustibili fossili in molte aree del mondo, e non più solo in Europa. L’era delle rinnovabili porterà con sé trasformazioni importanti in politica internazionale. In uno studio appena pubblicato, l’Istituto Affari Internazionali (IAI) spiega come, con particolare attenzione all’Italia e alla sua politica estera.

Un semplice mantenimento dello status quo è improbabile. Il cambiamento climatico è infatti una grave minaccia sociale, politica ed economica: se ignorato, il suo impatto sarà devastante non solo sull’ambiente ma anche sulla sicurezza internazionale. D’altro canto, affrontarlo richiede una trasformazione del mix energetico, la cui composizione ha plasmato le relazioni internazionali a partire dalla rivoluzione industriale.

Sicurezza energetica e sicurezza elettrica
Le rinnovabili hanno delle caratteristiche che le differenziano dalle altre fonti energetiche e che cambieranno il concetto di sicurezza enegetica. Innanzitutto, le rinnovabili portano a una maggiore elettrificazione del sistema. Gli elettroni si spostano con più difficoltà sulle grandi distanze rispetto alle molecole. Una minor distanza tra luoghi di produzione e luoghi di consumo implica una riduzione degli scambi intercontinentali.

Gradualmente, la necessità di proteggere oleodotti, gasdotti e vie di transito e di assicurarsi il controllo sulle risorse cesserà di essere al centro delle politiche di sicurezza energetica. Maggiore enfasi verrà posta sulla sicurezza elettrica. Le reti dovranno essere potenziate e sarà cruciale per gli Stati trovare modi per mitigare l’intermittenza delle rinnovabili. Tra questi vi sono batterie, idrogeno e reti più capienti, integrate e digitalizzate. Con l’elettrificazione e la digitalizzazione cresceranno i rischi di attacchi cibernetici.

Maggiore autosufficienza e nuovi legami
Molti Paesi importatori sono attratti dalle rinnovabili perché vogliono ottenere maggiore autosufficienza. Ridurre le importazioni di energia permette di limitare l’esposizione al rischio di tagli alle forniture e la dipendenza politica dai Paesi produttori, nonché di migliorare la bilancia commerciale e di diminuire l’impatto della volatilità dei prezzi dei combustibili.

L’Italia nutre questi interessi, dato che dipende dall’estero per più del 70% del proprio fabbisogno energetico. L’Italia importa più del 90% del petrolio e del gas che consuma – in particolar modo da Russia, Caspio, Medio Oriente e Nordafrica. Nonostante buoni livelli di diversificazione, l’esposizione a rischi di sicurezza degli approvvigionamenti è notevole in un contesto di crescente instabilità politica. Nell’ultimo decennio, l’Italia ha speso 44 miliardi di euro l’anno per le importazioni di combustibili fossili.

In generale, e in alcuni contesti in particolare, una localizzazione della produzione energetica può ridurre la conflittualità e i rischi di sicurezza. Tuttavia, il venir meno dell’interdipendenza tra Stati consolidata dallo scambio energetico può anche avere ripercussioni negative. Costruire nuovi legami di interdipendenza positiva fondati sulle rinnovabili è in questo senso desiderabile e potrebbe apportare benefici non solo politici ma anche economici. Infatti, le rinnovabili possono essere prodotte in modo più efficiente in alcune regioni che in altre, grazie ad esempio a una maggiore irradiazione solare, ventilazione o disponibilità di terreni liberi.

L’Italia e i suoi vicini
L’Italia deve dunque collaborare con il proprio vicinato, sia a Sud (Nordafrica) che a Est (Balcani), su progetti di produzione di energia rinnovabile. Questi progetti possono generare nuovi legami d’interdipendenza positiva e sostenibile, creare posti di lavoro in aree di emigrazione, aprire opportunità commerciali per aziende italiane e rafforzare la stabilità politica del vicinato.

Quest’ultimo punto è particolarmente importante. Infatti, una delle sfide più importanti della transizione energetica sarà quella di evitare il collasso sociale, politico ed economico di interi Paesi i cui modelli di sviluppo sono attualmente imperniati sulla produzione e sul commercio di combustibili fossili. L’Italia sarebbe particolarmente esposta a eventuali ripercussioni negative data la sua posizione geografica di vicinanza al Medio Oriente e al Nordafrica.

Dinamiche globali e basi di partenza
Nonostante tendenze di decentralizzazione, le rinnovabili rimangono soggette ad alcune importanti dinamiche globali. Infatti, anche se la produzione avviene in loco, la produzione di rinnovabili necessita di minerali critici come litio, cobalto, nickel, manganese e terre rare, ma anche materiali (come ad esempio il polisilicone), apparecchiature, linee di assemblaggio e tecnologie su cui determinati Paesi detengono (e potranno ulteriormente conseguire) posizioni di leadership.

Come ampiamente documentato dalla scheda statistica prodotta dallo IAI, l’Italia ha buone basi di partenza. In base a vari criteri, l’Italia è al primo posto in Europa nel geotermico e nelle pompe di calore, seconda nel solare e nell’idroelettrico e quinta nell’eolico. L’Italia ha inoltre la terza migliore produttività del lavoro in Europa nelle rinnovabili ed è stato il settimo più grande investitore al mondo in rinnovabili nell’ultimo decennio.

Il 35% dell’elettricità prodotta in Italia deriva dalle rinnovabili, in linea con i target. Il nostro Paese gode inoltre di una posizione di leadership in alcune componenti ad alta tecnologia e apparecchiature nel settore eolico ed è dotato di una rete elettrica all’avanguardia. Ma si può e si deve sicuramente fare di più, promuovendo politiche industriali verdi e creando sinergie tra politica industriale e politica estera.

Le rinnovabili offrono all’Italia la possibilità di consolidare la propria posizione geo-economica e geopolitica. Un maggior coordinamento interministeriale è necessario per individuare aree di potenziale vantaggio comparato e per esprimerlo, creando nuove opportunità per le imprese italiane all’estero e nuovi rapporti d’interdipendenza positiva. È inoltre auspicabile istituire un osservatorio per l’energia indipendente che fornisca al decisore politico dati e studi aggiornati sulle dimensioni politico-economiche della transizione energetica, affinché l’Italia possa cogliere al meglio le grandi opportunità offerte dall’era delle rinnovabili.