Suriname a un bivio politico e economico
A differenza di quanto sta avvenendo con la gran parte delle consultazioni in programma nel mondo, la pandemia di Covid-19 non ha interrotto il processo elettorale in Suriname, tanto che il prossimo 25 maggio si terranno le elezioni generali per il rinnovo del Parlamento. Nel piccolo Paese che si affaccia sul mar dei Caraibi, chiuso tra la Guyana e la Guyana francese, si prospetta una tornata elettorale difficile. Gli ultimi avvenimenti giudiziari che riguardano il presidente e la gestione dell’economia da parte del governo potrebbero destabilizzare le scelte di voto dei cittadini surinamesi.
La Repubblica del Suriname conta circa 550 mila abitanti. Si tratta di uno Stato molto giovane, nato nel 1975 con l’indipendenza dai Paesi Bassi. Tre anni dopo l’indipendenza ha vissuto un colpo di stato che ha portato al potere una giunta militare rimasta al governo fino al 1987, data del ritorno alla democrazia. Oggi l’economia del Suriname si sostiene principalmente grazie al turismo (proveniente in gran parte dai Paesi Bassi) e all’esportazione di materie prime tra cui bauxite, oro e petrolio. Il passato coloniale ha ancora una forte presenza nella cultura del Paese (la lingua ufficiale e veicolare è ancora l’olandese) mentre a livello economico la propensione alla nazionalizzazione ha allontanato il Suriname dal suo vecchio governatore europeo.
Il sistema elettorale
Nelle elezioni del prossimo 25 maggio si rinnovano i 51 seggi della De Nationale Assemblée (l’Assemblea Nazionale, Dna), l’organo legislativo unicamerale. A questa spetterà il compito di eleggere il capo dello Stato e il suo vice: lo scrutinio sarà valido solo se si raggiungeranno i due terzi dei voti a favore, ovvero 34. Se dopo due votazioni non si giunge a un accordo, viene convocata la Verenigde Volksvergadering (Assemblea del Popolo Unito), a cui partecipano tutti i membri della Dna, i consiglieri distrettuali e i consiglieri dei ressort (una sorta di unità amministrativa simile ai comuni), che scelgono il presidente e il vice attraverso una votazione a maggioranza semplice.
Trattandosi di una Repubblica presidenziale, il capo dello Stato è anche capo del governo e spetta a lui la nomina dei membri del suo gabinetto di ministri. I 51 membri dell’assemblea vengono scelti nei 10 distretti elettorali in proporzione alla popolazione: nella capitale, Paramaribo, se ne eleggono 17, mentre nel distretto di Coronie (poco più a ovest) solo 2.
Campagna elettorale e coronavirus
La scelta di mantenere le elezioni nonostante la pandemia deriva dai dati relativamente bassi del contagio. In effetti il Suriname è all’ultimo posto per numero di malati in percentuale alla popolazione di tutto il Sud America: su circa 550.000 abitanti sono stati contati solo 11 casi, di cui solo uno fatale . Questo però non ha salvato il Paese dalla crisi economica: la flessione del prezzo di oro e petrolio, cardini dell’economia estrattivista del Suriname, ha lasciato le casse statali vuote. Come rimedio all’impellente crisi, il governo ha deciso di porre delle importanti restrizioni alle transazioni in valuta estera, sperando così di mantenere in patria più liquidità possibile e di tenere alto il prezzo della propria valuta locale. A questa misura hanno risposto con durezza finanzieri e uomini d’affari che hanno iniziato già da qualche mese una battaglia contro il governo. A guidarla è Steven Coutinho, amministratore delegato della più grande banca del Paese, De Surinaamsche Bank. Ma l’intromissione da parte dello Stato nel libero mercato non è una novità in Suriname. Già in passato l’attuale presidente Dési Bouterse aveva dimostrato derive autoritarie e stataliste, in economia quanto in politica.
Bouterse è un personaggio molto controverso. Nel 1980 organizzò un colpo di stato guidato dai militari con cui prese il potere nel Paese e istituì una repubblica socialista vicina alla posizione di Grenada e Cuba, oltre che dell’Unione sovietica. Da allora guidò per sette anni una dittatura militare. Solo nel 1987 fondò il partito di cui ora è a capo, il Nationale Democratische Partij (Partito Democratico Nazionale, Ndp), con il quale si presentò pochi mesi dopo alle elezioni, senza riuscire a vincerle. Tornato al potere dopo aver vinto le legislative del 2010 con la “Mega Coalizione”, ora governa solo con il suo partito, che all’ultimo appuntamento elettorale ha conquistato 26 dei 51 seggi dell’Assemblea. Nonostante il suo successo in politica, in sede giudiziaria Bouterse ha ancora dei conti in sospeso. Nel 1999 era stato condannato da una corte olandese per traffico di droga, mentre a inizio dicembre 2019 è stata confermata dai giudici surinamesi la sua implicazione nell’omicidio di 15 persone avvenuto nel 1982. La sentenza, però, non è stata seguita da un arresto e ora l’Ndp è in aperta polemica con la magistratura per l’adozione di una legge che garantirebbe a Bouterse l’amnistia.
I candidati in campo
Nonostante i problemi giudiziari, Bouterse rimane uno dei candidati di punta delle prossime elezioni. Tra i suoi principali sfidanti, in vetta ai sondaggi, c’è Chan Santokhi, candidato del Vooruitstrevende Hervormings Partij (Partito della Riforma Progressista, Vhp). Il Parlamento del Suriname è dominato da forze progressiste e di sinistra, mentre le principali differenze politiche tra i partiti si fondano su basi etniche e religiose. Il Vhp, infatti, è il risultato dell’unione di vari partiti di musulmani e di induisti, principalmente composti da discendenti dei lavoratori proveniente dall’India a fine ‘800 per la richiesta di manodopera degli imperi europei. Alle elezioni del 2015 il Vhp fu la forza di punta di una coalizione chiamata V7, in cui sei partiti cercarono di superare l’Ndp di Bouterse. In queste elezioni, invece, gli altri 6 partiti della V7 si presenteranno da soli, probabilmente convinti che dopo l’ultima condanna del presidente uscente il suo Ndp perderà forza alle urne e non sarà necessaria un’alleanza come quella del 2015 per sconfiggerlo.
Nel programma del Vhp si parla del riscatto dello stato di diritto che, secondo Santokhi, in Suriname sarebbe stato negato da quando Bouterse è al potere. Dal punto di vista economico si vuole rinegoziare il debito pubblico del Suriname, il cui pagamento è uno dei motivi per cui la gran parte della ricchezza del Paese non può essere investita per il rilancio dell’economia, ad oggi una tra le più deboli di tutto il Sudamerica.
A cura di Giacomo Zito, autore della redazione America Latina
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