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POST SOVIETICO

Sorpresa Kazakhstan: fuori Dariga, potente figlia dell’ex presidente

21 Mag 2020 - Anna Zafesova - Anna Zafesova

L’attenzione alla pandemia di Covid-19, e alla diversa gestione dell’emergenza nei tre Paesi post-sovietici europei – il rigido lockdown precauzionale dell’Ucraina, la crisi politica e i numeri manipolati della Russia e il disastroso negazionismo della Bielorussia – hanno oscurato una svolta clamorosa al vertice di un’altra nazione, il Kazakhstan.

Ai primi di maggio, il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha revocato il mandato della presidente del Senato Dariga Nazarbayeva, la seconda carica dello Stato, la donna che avrebbe dovuto prendere in mano le redini del potere in caso di incapacità del presidente. Una circostanza già piuttosto insolita, resa ancora più eccezionale dal fatto che la 57enne Dariga è la figlia maggiore del primo presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, e una delle donne più potenti dell’Asia.

Dopo 30 anni alla guida del Paese, di cui è stato il primo leader dopo l’indipendenza da Mosca, Nazarbayev si è dimesso l’anno scorso, indicando Tokayev come suo delfino e assumendo il titolo e i poteri di “elbasy“, il padre della nazione. Una soluzione che molti esperti avevano ipotizzato anche per Vladimir Putin dopo la scadenza del suo quarto mandato presidenziale nel 2024.

Il padrone del Cremlino, dopo aver apparentemente esplorato la “variante kazaka”, ha optato per un emendamento costituzionale che dovrebbe permettergli di candidarsi altre due volte. E forse, alla luce di quello che è successo a Dariga Nazarbayeva, ha avuto ragione. La figlia dell’ex presidente era stata nominata capo del Senato, infatti, proprio per garantire un controllo sul potere del successore del padre, e il suo licenziamento dimostra come in autocrazie più o meno soft dell’ex Unione sovietica il doppio potere, la coabitazione e il passaggio generazionale delle élite restano impraticabili o almeno problematici.

Il potere di Dariga
Quello che intriga tutti gli osservatori è la domanda se il licenziamento di Dariga sia stato concordato o meno con il padre. Circostanza non da escludere: ambiziosa e prepotente, la maggiore delle tre figlie di Nazarbayev non solo per molto tempo è stata considerata una possibile erede del padre, ma ha guidato il partito del presidente, possiede il più grande impero mediatico del Kazakhstan e ha controllato da vicino i servizi segreti, prima attraverso l’ex marito Rakhat Aliev e ora attraverso il ministro della Sicurezza ed ex premier Karim Masimov.

È però anche un personaggio estremamente controverso, al centro di numerosi scandali, tra cui non ultima la misteriosa morte del suo ex consorte in un carcere di Vienna e il sequestro – poi revocato – di numerosi immobili di lusso di sua proprietà nel Regno Unito, dove era stata sospettata di riciclaggio. Anche il ruolo di Dariga nella famiglia del presidente è stato messo in discussione con suo figlio Aisultan che, oltre ad aver riempito le cronache con la sua dipendenza dalla droga e l’aggressione a un poliziotto a Londra, ha sostenuto di essere in realtà figlio di suo nonno, in una allusione diretta a un rapporto incestuoso del “padre della nazione” con la figlia.

Osservatori preparati, come l’esperto russo di Asia Centrale Arkady Dubnov, sono convinti che Tokayev avesse licenziato Dariga con il consenso di Nazarbayev, che si rende conto di come il suo delfino abbia bisogno di consolidare il potere, soprattutto alla luce delle crescenti tensioni economiche e politiche.

Critiche e incertezze
Dariga aveva contestato apertamente le decisioni di Tokayev sulla gestione dell’epidemia di coronavirus, in particolare l’introduzione dello stato d’emergenza, in un momento particolarmente delicato. Secondo Dubnov, il familismo delle dinastie dell’Asia Centrale non va sopravvalutato: “I meriti di Nazarbayev e il suo nome nella storia sono per lui più importanti delle ambizioni della figlia”, ha detto alla testata russa Meduza. Questo significa però che, dopo un periodo di transizione, il suo successore ha assunto i pieni poteri sul Paese, cosa che comporterà anche un graduale cambiamento in una direzione più dialogante e meno repressiva nei confronti del dissenso.

Tanti altri interrogativi, però, aspettano ancora una riposta, tra cui le scelte geopolitiche del gigante asiatico. Nazarbayev era riuscito nel miracolo di equilibrismo tra Mosca, Pechino e Washington. Dariga era considerata abbastanza vicina al Cremlino. Karim Masimov è considerato l’uomo della Cina (l’ex premier si è laureato in legge a Wuhan). In un Paese dove gli equilibri di clan e le relazioni personali sono di cruciale importanza, l’inizio del pensionamento definitivo del “padre della nazione” può portare a cambiamenti enormi, e per ora difficilmente prevedibili.