Se l’Europa della difesa esce dalla quarantena
La lettera per l’Europa della difesa appena firmata dai ministri di Francia, Germania, Italia e Spagna rappresenta un gesto politico importante nell’attuale periodo difficile per l’Ue e la sicurezza europea.
Si tratta di una posizione congiunta che guarda oltre l’emergenza Covid-19, traendone alcune lezioni in termini di maggiore solidarietà e resilienza ma uscendo dall’ottica emergenziale di breve periodo. In altre parole, si torna a occuparsi politicamente, almeno nelle intenzioni, del contesto internazionale teso e instabile, peggiorato dalla pandemia, nel quale l’Ue deve difendere la sicurezza degli europei, tutelarne i valori e promuoverne gli interessi.
Il fatto che sia firmata dai rappresentanti dei quattro principali stati membri dell’Unione in termini di popolazione, Pil e capacità militari – nonché Paesi di appartenenza degli attuali vertici Ue – aggiunge peso politico al documento.
La scommessa sulla Pesco e lo sguardo oltre Manica
La lettera mette a sistema un puzzle articolato di iniziative già avviate e lo rilancia affermando un elevato livello di ambizione. La Permanent Structured Cooperation (Pesco) è definito “il” framework chiave per la cooperazione europea nella difesa, i cui progetti devono portare risultati nei prossimi quattro anni pena la loro chiusura, e devono beneficiare del sostegno economico del European Defence Fund (Edf) quando ne rispettino i criteri.
I quattro ministri spingono anche per l’adozione della proposta della presidenza di turno finlandese sulla partecipazione degli stati terzi alla Pesco, giudicata un compromesso equilibrato. Definire le regole del gioco per i Paesi non Ue è particolarmente importante oggi per tenere agganciato in qualche modo il Regno Unito all’Europa della difesa nella nuova situazione post-Brexit.
Sovranità industriale, tecnologica e digitale
Quanto a politica industriale della difesa, si afferma l’obiettivo come Europa di una “sovranità industriale, tecnologica e digitale”, che passa per il controllo da parte dei Paesi europei di determinate tecnologie e capacità produttive, per la riduzione della dipendenza da fornitori extra-UE, un filtro agli investimenti stranieri, il sostegno alla ricerca tecnologica più dirompente.
In altre parole, occorre connettere meglio le politiche economiche con gli interessi di sicurezza. In questo quadro, l’Edf è fondamentale per il sostegno alla ricerca tecnologica nella difesa, e deve quindi avere un bilancio “ambizioso” ed una attuazione rapida.
Più autonomia per le missioni Ue
Pesco ed Edf dovrebbero essere i due lati di una stessa medaglia: la costruzione di maggiori e migliori capacità militari europee. Capacità che per essere utilizzate adeguatamente e autonomamente necessitano un rafforzamento della struttura di comando e controllo Ue, comprese maggiori responsabilità dell’Eu military staff su tutto il “continuum operazioni-dottrina-sviluppo capacitivo”.
L’obiettivo è far condurre alle strutture Ue tutte le missioni militari all’estero dell’Unione, attraverso la military planning and conduct capability. Di fatto c’è il mandato politico per la piena realizzazione del quartier generale Ue, da tempo voluto dalla Francia come tassello dell’autonomia strategica dell’Unione e reso possibile dalla Brexit. Si tratta di un elemento non da poco per Paesi come l’Italia che vedono nelle missioni all’estero uno strumento importante nel quadro di un approccio complessivo alla stabilizzazione della regione del Mediterraneo.
Nato pietra di volta della difesa europea
L’Europa della difesa tratteggiata dal documento non viene contrapposta alla Nato. Il documento da ampio spazio alla cooperazione con l’Alleanza Atlantica definita “la pietra di volta della difesa europea”. Una definizione che sembra superare le dichiarazioni di Macron sulla “morte cerebrale” della Nato, e rassicura così i Paesi dell’Europa orientale e settentrionale, preoccupati della minaccia russa, ansiosi di non danneggiare l’ombrello di sicurezza transatlantico, e quindi scettici su una difesa europea in contrapposizione a Washington.
Si punta piuttosto ad una maggiore cooperazione Nato-Ue e a un rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza. Due impegni non certo nuovi, ma che è importante riaffermare per non creare ulteriori divisioni transatlantiche dopo quelle già sperimentate sull’Iran, il commercio internazionale o la lotta al cambiamento climatico.
Come per altri documenti politici a favore dell’Europa della difesa, bisognerà vedere se, quanto, quando e come la lettera troverà realizzazione concreta. Ma il fatto che nell’Ue si manifesti una volontà politica di lavorare sulla sicurezza europea e internazionale è già un buon segno. Anche la difesa europea può uscire dalla quarantena.