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Covid-19 e giustizia in Brasile

Per Bolsonaro si avvicina l’ora dell’impeachment?

5 Mag 2020 - Carmine de Vito - Carmine de Vito

I dati freddi del contagio e della mortalità in America Latina restituiscono un quadro di minor impatto pandemico rispetto ad altre aree continentali, comunque complesso e non omogeneo come la cartina politica dell’area. In totale, i contagiati sono 271.803, con 14.418 deceduti e 99.151 guariti.

Le differenze politiche hanno impedito qualsiasi politica comune di contrasto, di aiuto e sostegno alla crisi sanitaria con sostanzialmente due blocchi e due impostazioni totalmente contrapposte. Per sintesi, da una parte Cuba, Venezuela e Argentina, dall’altra Brasile, Colombia e Cile.

Lo spazio geografico e socio-politico della regione presenta elementi peculiari: grandi profondità con una bassa densità abitativa e la presenza di grandi concentrazioni urbane, megalopoli corredate da sobborghi (favelas in Brasile, encinos in Venezuela, villas e asentamientos in Argentina) in precarie condizioni igieniche. Qui le misure di isolamento sociale rischiano di assumere la forma di una costrizione sociale con conseguenze ancora più gravi. Altro elemento è la presenza di un’economia “informale” di strada che rappresenta il 40% della ricchezza complessiva.

Solo una gripezinha
Quando il presidente brasiliano Jair Messías Bolsonaro parla di gripezinha, (un’influenza di poco conto), con allusioni machiste e misogine, gioca la doppia partita di un’economia brasiliana che ha l’assoluta necessità di non fermarsi per non vanificare le speranze di ripresa e la partita -– strategica – del contenimento sociale del variegato mondo dei lavoratori “informali”. Trabajadores que viven día a día (lavoratori che vivono alla giornata),  e che con il lockdown, presi dalla disperazione, potrebbero causare derive violente e disordini.

Lo fa con quel mix di cinismo e paternalismo che ha sempre rappresentato il suo tratto distintivo, soprattutto il suo successo, usando un forte lessico “popolaresco” sulla presunta superiorità biologica degli anticorpi brasiliani con l’obiettivo di recuperare tempo e utilizzare la crisi per occupare altri spazi di nomenclatura.

Il duro scontro politico nella destra brasiliana
Il licenziamento del capo della polizia federale, Mauricio Valeixo, a metà aprile, senza una motivazione ufficiale, ha determinato le dimissioni del ministro della Giustizia Sérgio Moro, una delle figure più popolari e potenti dell’amministrazione Bolsonaro, noto per aver condotto  l’indagine “Lava Jato” che portò all’arresto dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

Moro ha accusato pubblicamente Bolsonaro di aver falsificato la sua firma nel documento ufficiale di licenziamento del capo della polizia federale – fatto implicitamente confermato dal governo con la ripubblicazione di un altro documento senza la firma dell’ex ministro.

Lo scontro si è alzato di livello quando Moro ha reso pubbliche le conversazioni su WhatsApp in cui Bolsonaro afferma di voler rimuovere il capo della polizia federale per i progressi nelle indagini contro i suoi figli e anche contro dei suoi parlamentari fedeli. Senza scomporsi più di tanto, dopo poche ore, il presidente ha accusato Moro di mentire e che in realtà tutto ruota intorno alla sua ambizione di andare della Corte Suprema.

La polarizzazione in Brasile è sempre più radicale. Gli Stati del Nord conservano un importante consenso emozionale lulista, mentre il ricco sud conservatore e tutto il blocco di interessi che aveva investito sull’ex capitano riservista sembra arrivato alla resa dei conti. La decisione della Corte Suprema di procedere all’interrogatorio dell’ex ministro Moro il 2 maggio presso la polizia federale di Curitiba, su richiesta del Ministro della Corte Federale Suprema (Stf) Celso de Mello che conduce le indagini contro il presidente per coercizione, prevaricazione, ostruzione della giustizia e corruzione, dà plausibilità alle accuse e può spianare la strada verso l’impeachment.

Il ruolo del vicepresidente Hamilton Mourão
Scontri e equilibri politici in Brasile sono delicati, soprattutto imprevedibili nelle possibili evoluzioni: Bolsonaro sembra essere isolato tra lo scontro con i governatori degli Stati federali, nel Congresso e dentro il suo governo. Per questo il vicepresidente Hamilton Mourão interviene sempre più spesso, cercando di gettare acqua sul fuoco, connotandosi come figura di garanzia e di equilibrio istituzionale.

Il generale Mourão ha imposto il generale Walter Braga Netto come responsabile della Casa civile (potentissimo dicastero di coordinamento di funzioni e prerogative) con poteri superiori a quelli del presidente della Repubblica per coordinare le azioni del governo contro l’espansione del coronavirus. “Braga Netto ha messo in ordine la Casa. È al momento giusto, nel posto giusto, al momento giusto” ha affermato in un’intervista al quotidiano O Estado de São Paulo, molto probabilmente non solo per il Covid-19, ma anche per preparare la successione a Moro (un’ipotesi tutt’altro che suggestiva).

Sanità e futuro politico
Intanto le autorità sanitarie brasiliane stimano che il numero reale di deceduti per coronavirus sia molto superiore rispetto ai dati ufficiali, soprattutto nelle metropoli in cui tutte le stime sono per approssimazione. Il Brasile è il Paese della regione più colpito dalla pandemia con al momento 108.000 contagiati e 7.343 deceduti e un tasso di mortalità che raggiunge il 7%. Gli Stati di San Paolo e Rio de Janeiro registrano i dati più allarmanti con rispettivamente 2.654 morti e 32.187 contagiati e 1.065 morti e 11.721 infetti.

La sensazione è che le sorti politiche di Bolsonaro siano ancora più legate a quelle dell’omologo americano Donald Trump, che dovrà affrontare le prossime presidenziali di novembre senza le certezze di soli pochi mesi fa. Se il Covid-19 sarà un fatale switch off per i due alleati e spesso emuli presidenti è ancora presto per dirlo. Con una sola certezza: le parole della politica in questo tempo hanno e avranno altro e differente peso.