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PANDEMIA COVID-19

L’Oms al tempo del coronavirus, tra critiche e progetti di riforma

2 Mag 2020 - Pino Pisicchio - Pino Pisicchio

È difficile escludere che nella presa di posizione del presidente Donald Trump contro l’Organizzazione mondiale della sanità non ci sia il calcolo politico di un presidente nella fase finale del suo primo mandato. In realtà in tutta la vicenda pandemica il presidente Usa ha mantenuto un atteggiamento ondivago, talvolta ai limiti del negazionismo, manifestando anche posizioni conflittuali nei confronti dell’immunologo Anthony Fauci, capo della task force della Casa Bianca.

Tuttavia, fuori dalla strumentalità ideologica che può motivare le prese di posizione di Trump – che comunque nel contesto pandemico appaiono quanto meno improvvide poiché colpiscono l’unico organismo mondiale vocato al presidio sanitario – appare utile riflettere se l’azione dell’Oms nella drammatica emergenza sanitaria sia apparsa adeguata e coerente con la sua missione istituzionale.

L’Oms nella visione “funzionalista”dell’Onu
L’Oms nasce con un Trattato istitutivo in vigore del 1948 e si distingue nel novero delle 16 agenzie specializzate previste dall’art. 57 dello Statuto Onu, per la sua peculiare articolazione organizzativa, assai ampia e strutturata. Una caratteristica del suo impianto è poi la mancanza di clausole di espulsione e di recesso degli Stati membri, che risponde all’utopia funzionalista, ispirata da teorie sociologiche particolarmente diffuse negli anni ’40 del novecento. Recita, infatti, il trattato istitutivo dell’Oms: “la salute di tutti i popoli è una condizione fondamentale per la realizzazione della pace e della sicurezza e dipende dalla più completa collaborazione tra gli individui e tra gli Stati”.

Le risorse che concorrono a formare il bilancio dell’Oms, valutato intorno ai 4,8 miliardi di dollari per il biennio 2020/2021, provengono dai 194 Stati sovrani che partecipano al funzionamento dell’agenzia, in misura proporzionale al Pil, e da donazioni dei privati, che variano annualmente, provenienti da organizzazioni umanitarie, fondazioni e imprese.

La dichiarazione della pandemia
Il ruolo dell’Oms nelle dinamiche sanitarie mondiali emerge particolarmente in caso di pandemie. Nel caso del coronavirus l’Organizzazione ha formalizzato la pandemia di Covid-19 nel corso di una conferenza stampa tenuta l’11 marzo 2020. Al momento della conferenza stampa del Direttore Generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, si contavano quasi 120.000 persone contagiate e 4350 morti nel mondo a causa del coronavirus.

La rilevanza dell’allerta e la necessità di giungere all’adozione di misure per impedire l’ulteriore propagazione del contagio in altre regioni, ha spinto all’assunzione – non particolarmente tempestiva – dunque, della misura prevista come la più drastica nella scala delle possibilità esercitate dall’Oms nella sua funzione di vigilanza sanitaria. Si tratta della “fase sei” che prevede la possibilità della trasmissione umana del virus riconoscendo che esistono gruppi di persone infette in almeno due regioni delle sei in cui è suddivisa l’organizzazione.

Il ruolo dell’agenzia speciale dell’Onu in materia sanitaria “è quello di portare tutti i popoli al più alto grado possibile di sanità“, come si legge nell’art. 1 della sua “Costituzione” del 1946 ed oggi condivisa da 194 Stati sovrani che hanno “l’obbligo di cooperare in buona fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli obiettivi dell’Organizzazione espressi nella sua costituzione». Il core che caratterizza l’azione dell’Agenzia dell’Onu, dunque, si volge alla cooperazione internazionale, avendo riguardo, in particolare, alla lotta contro malattie infettive e alla gestione delle emergenze sanitarie globali. Nell’esercizio della sua funzione istituzionale, che è anche quella di fonte ufficiale dei dati sanitari attraverso lo Health Emergency Dashboard, l’Oms deve avere riguardo ai principi vincolanti presenti nella sua Costituzione, molto chiari sul piano del ruolo di garante della corretta informazione sanitaria.

La seconda parte dell’articolo è stata pubblicata su AffarInternazionali domenica 3 maggio 2020.