IAI
Tensioni Russia-NATO e cooperazione franco-tedesca

L’ammodernamento degli eserciti in Europa

27 Mag 2020 - Ester Sabatino, Alessandro Marrone - Ester Sabatino, Alessandro Marrone

Dalla guerra in Ucraina, gli eserciti europei stanno rafforzando la componente pesante in chiave di deterrenza e difesa collettiva Nato nei confronti della minaccia russa, mentre le industrie in Europa si muovono per soddisfare la prossima domanda di sostituzione di migliaia di mezzi da combattimento.

Le tensioni tra Russia-Nato…
Dopo le azioni militari russe in Georgia e soprattutto in Ucraina, i membri della Nato hanno iniziato a temere un possibile attacco armato sul fianco orientale per creare un fait accompli a favore di Mosca e deleterio per la sicurezza e stabilità europea. In tale scenario, almeno nei primi giorni o settimane, le forze russe potrebbero sfruttare il vantaggio numerico e tecnologico nel campo dei carri armati (Main battle tanks Mbt), raggiunto grazie ai continui investimenti degli ultimi decenni.

Benché l’ipotesi sia remota, non la si può escludere a priori nel sistema multipolare teso e conflittuale di oggi, e comunque la superiorità attuale russa in questo ambito di per sé permette a Mosca di esercitare maggiori pressioni su altre regioni – a partire dall’Ucraina ma anche nel Mediterraneo. Oggi, quindi, gli alleati Nato attribuiscono una rinnovata priorità alla deterrenza e difesa collettiva. Ciò implica requisiti più elevati per tutti i suoi membri in termini sia qualitativi che quantitativi e spinge molti Paesi a investire per riequilibrare il mix di forze terrestri a favore della componente pesante, inclusi gli Mbt.

I carri armati sono stati usati in funzione di deterrenza o appoggio alle operazioni anche nelle missioni all’estero nel periodo post-guerra fredda. L’Italia, ad esempio, li ha dispiegati in Somalia e Kosovo negli anni ’90, in Iraq nel 2004, impiegandoli infine nel 2019 nelle esercitazioni Nato nelle Repubbliche Baltiche. Dato il contesto sempre più pericoloso delle missioni all’estero, a partire da Libia, Iraq e Afghanistan, un loro uso operativo non è affatto escluso.

…e l’ammodernamento degli eserciti in Europa
Qual è allora lo stato dell’arte negli eserciti europei? A fine 2019, 22 Stati membri dell’Ue – compreso il Regno Unito – possedevano circa  5.170 Mbt, suddivisi in ben 14 differenti modelli dando prova di una grande frammentazione sia militare che industriale. Il 47% delle piattaforme in servizio è rappresentata dalla famiglia Leopard2 di produzione tedesca, cui seguono i carri russi (16%) e americani (9%).

Secondo gli attuali piani delle forze armate europee, come rilevato da un recente studio IAI, entro il 2025 più di metà dei Mbt in servizio andranno sostituiti perché obsoleti, generando quindi una grande domanda per una nuova generazione di piattaforme tecnologicamente all’avanguardia.

La cooperazione industriale franco-tedesca
Non a caso Francia e Germania hanno in cantiere la produzione congiunta di un carro armato di nuova generazione, per soddisfare le esigenze operative di entrambi, nonché essere esportato in altri Paesi europei, il Ma in Ground Combat System (Mgcs). Il Mgcs costituirebbe il principale nuovo progetto della società Knds, costituita nel 2015 al 50% tra la francese Nexter e la tedesca Krauss-Maffei Wegman, con la produzione in prospettiva di oltre 550 mezzi. Nel 2019 però anche un’altra azienda tedesca, la Rheinmetall, è entrata nel programma Mgcs, non senza creare preoccupazioni sulla ripartizione degli investimenti e dei ritorni industriali tra i due Paesi. La soluzione trovata è stata quella di suddividere il lavoro in nove “pacchetti” distribuiti tra le tre aziende, in modo tale da garantire nel complesso una suddivisione 50-50 tra Francia e Germania.

Il 28 aprile le rispettive ministre della Difesa, Florence Parly e Annegret Kramp-Karrenbauer, hanno firmato un accordo quadro sull’organizzazione del progetto e la ripartizione delle competenze industriali. Ne è seguita la firma, il 20 maggio, di un contratto tra l’ufficio tedesco BaainBw, in quanto interfaccia congiunta di Francia e Germania, e il consorzio Arge in rappresentanza delle industrie coinvolte, sull’avvio della fase di studio dell’architettura del Mgcs che dovrà concludersi in 20 mesi. Il progetto sembra aver preso il via dopo un periodo di stallo, ma al momento resta preclusa la possibilità di partecipare per altri Paesi europei, nonostante il forte interesse manifestato ad esempio dalla Polonia che intende urgentemente acquistare circa 500 carri.

Le necessità italiane
La questione è particolarmente importante per l’Italia, che deve pianificare l’acquisizione del successore del carro Ariete, entrato in servizio negli anni ’90 e da dismettere intorno al 2030, con un’ipotesi di circa 250 nuovi mezzi. Un programma puramente nazionale non è fattibile da nessun punto di vista. Piuttosto, occorre cercare partner per mettere in comune requisiti operativi, risorse finanziarie e capacità tecnologico-industriali, in modo da generare economie di scala e rendere sostenibile lo sviluppo e produzione di una piattaforma all’avanguardia e adeguata per l’esercito italiano.

In un’ottica di sistema-Paese, si tratta ora di operare una sintesi delle ratio militare (prioritaria in quanto è in gioco l’efficacia delle forze armate in caso di conflitto), industriale e politica, e di muoversi accortamente sul piano internazionale ed in particolare europeo.