La Finlandia guarda alla ripresa (e intanto si rivolge ai bambini)
“Se non sappiamo con certezza come andrà, supponiamo che andrà tutto bene“. Queste parole di Mauno Koivisto, che fu presidente della Finlandia per 12 anni dal 1982 al 1994, citate dalla premier finlandese Sanna Marin nella recente audizione parlamentare sulla situazione della pandemia di coronavirus nel Paese nordico, rappresentano in un certo modo l’attitudine del governo di Helsinki e del popolo finlandese ad affrontare le sfide di una crisi che attanaglia tutto il mondo.
Concludendo il suo intervento nell’Eduskunta – il Parlamento finlandese -, Marin ha affermato che “c’è un’eccezionale incertezza sul futuro. Camminiamo nella nebbia ed è difficile per noi vedere cosa abbiamo di fronte. Tuttavia, dobbiamo andare avanti e confidare che troveremo insieme una via d’uscita dalla crisi. Come nazione siamo sopravvissuti a molte prove nel corso della storia. Possiamo gestire anche questa”.
Pil giù, disoccupazione su
Indubbiamente, gli effetti sulla vita economica del Paese non sono trascurabili: le misure di blocco adottate in Finlandia per prevenire la diffusione del virus stanno limitando i movimenti e le attività commerciali con gravi conseguenze per la crescita economica. Il calo più consistente del Pil del Paese avverrà nel secondo trimestre di quest’anno, dopodiché il livello di crescita dovrebbe riprendersi. Si prevede che il Pil crescerà dell’1,3% nel 2021 e nel 2022.
Quest’anno il disavanzo delle finanze pubbliche aumenterà di quasi 14 miliardi di euro per un totale di 16,6 miliardi, pari al 7,2% del Pil. La crescita prevedibile dell’economia non sarà sufficiente per ripristinare la posizione di bilancio delle amministrazioni pubbliche e le finanze delle stesse rimarranno sostanzialmente in deficit nei prossimi anni. “Tutto dipende dalla profondità della crisi e dalla sua durata. Il pericolo è che più a lungo l’economia soffre, maggiore sarà la difficoltà a rilanciarla “, secondo Mikko Spolander, direttore generale del dipartimento di economia del ministero delle Finanze.
Le misure restrittive hanno l’effetto di ridurre i consumi privati. Ciò è particolarmente vero nel caso dei servizi, ma anche il consumo di beni è influenzato. Le prospettive incerte indicano inoltre che gli investimenti vengono riprogrammati o sospesi del tutto e quelli privati diminuiranno sostanzialmente. Il numero degli occupati sta diminuendo, mentre la pandemia blocca l’attività commerciale e chiude i confini nazionali. L’occupazione in Finlandia nel 2020 diminuirà e il tasso di occupazione scenderà al 71%. Di conseguenza, il numero di disoccupati aumenterà in modo significativo, portando il tasso di disoccupazione all’8% per il 2020.
Una ripresa frenata
La crescita dei consumi privati tornerà alla normalità e seguirà il percorso di crescita dell’1,5% per i redditi reali. Gli investimenti privati si riprenderanno più lentamente a causa dei rinvii nei principali progetti dell’industria forestale e perché gli investimenti nella costruzione di abitazioni diminuiranno ulteriormente.
Il declino della costruzione di case avrà fine nel 2022 e questo sarà il più grande singolo fattore a supporto della crescita del Pil quell’anno. Con l’accelerazione della crescita economica e un leggero aumento degli utili nominali, la domanda di manodopera aumenterà gradualmente nel 2021 e nel 2022. Il tasso di occupazione salirà al 72% nel 2022. Le finanze delle amministrazioni pubbliche in Finlandia si indeboliranno sostanzialmente nel 2020.
Il forte calo dell’economia ridurrà le entrate fiscali e aumenterà la spesa per la disoccupazione. Lo squilibrio tra entrate e spese aumenterà a 16,6 miliardi di euro. Si stima che entro il 2024 le finanze delle amministrazioni pubbliche saranno ancora in deficit di ben oltre 9 miliardi di euro. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è in forte aumento e salirà a quasi il 70% quest’anno. Entro il 2024 il rapporto debito/Pil potrebbe già essere prossimo all’80%.
Prospettive economiche eccezionalmente incerte
Un elevato grado di incertezza circonda le previsioni attuali, poiché queste cambiano a seconda della durata delle misure di mitigazione Covid-19. Inoltre, anche le stime dell’impatto economico delle restrizioni sono incerte. In alcuni settori le restrizioni hanno completamente chiuso l’attività commerciale, mentre in altri la produzione continua o addirittura aumenta. Le previsioni attuali si basano in misura maggiore del solito su ipotesi relative a variazioni della domanda e dell’offerta.
In un calcolo presuntivo per restrizioni della durata per sei mesi il Pil si ridurrebbe del 12% e un aumento del disavanzo pubblico a oltre il 10% del Pil quest’anno. Questo calcolo mostra che l’estensione della durata delle restrizioni non solo approfondirebbe la recessione economica, ma la prolungherebbe anche a causa degli effetti devastanti sulla capacità di produzione. Se ciò dovesse accadere, la ripresa economica sarebbe molto lenta. In un suo recente intervento il governatore della Banca di Finlandia, Olli Rehn, ha affermato che la ricetta della ripresa non può prescindere da un migliore coordinamento delle politiche fiscali e monetarie della Ue.
Intanto, Sanna Marin e la ministra dell’istruzione Li Andersson hanno annunciato una riapertura parziale e controllata degli istituti scolastici della prima infanzia e secondaria inferiore per il 14 maggio, sentiti gli esperti scientifici e la incidenza pressoché nulla del contagio nella classe d’età dei giovanissimi. Le stesse due ministre avevano organizzato qualche giorno prima una teleconferenza stampa – da loro definita unica al mondo – riservata a bambini tra i 7 ed i 12 anni, e durante la quale i ragazzi avevano espresso la mancanza dei loro compagni ed insegnanti ed il desiderio di ritornare preso nelle aule.