Kfor tra impegno internazionale ed emergenza
Addestramento e operatività: Kosovo Force (Kfor) continua la sua missione di sostegno alla popolazione civile anche nel momento critico dell’emergenza coronavirus e in una situazione, generalmente, non facile per la giovane repubblica balcanica. Operatività che passa anche per l’addestramento, continuo, del personale.
Parola d’ordine: andare avanti
La scarsa accessibilità di alcune aree del Paese impone il ricorso ad assetti di volo per garantire supporto sanitario a personale medico e a popolazione civile. Di questo si occupa la task force aviation del Comando regionale orientale Kfor, forte di elicotteri Black Hawk e di operatori Medevac (Medical evacuation) della Guardia Nazionale del Tennessee. La Tf ha svolto l’ultima esercitazione il 5 maggio scorso: medici, operatori sanitari e aeromobili che hanno testato la loro capacità di impiego in contesti difficili, con una orografia che ostacola i collegamenti e che dunque richiede l’intervento via aerea.
Altra attività comune nel contesto Kfor – non solo in addestramento – è quella del pattugliamento in una Pristina (e in altre zone del Paese) dove il lockdown è stato particolarmente rigido. E che certamente non ha giovato alla già debole economica kosovara.
Il primo maggio, ad esempio, dalla base di Campo Novo Selo, i militari ungheresi della 5° Brigata della riserva hanno raggiunto la capitale e poi la città di Orahovac, effettuando un pattugliamento di circa otto ore. Indosso, oltre all’equipaggiamento standard, anche i dispositivi di protezione individuale anti-coronavirus.
Con loro scorte di acqua e di cibo per sopperire alle esigenze dei locali, specie di chi, come accennato, si trova in aree più lontane dai centri abitati con conseguente difficoltà a reperire i beni di prima necessità.
Situazione generale non facile
L’emergenza Covid-19 ha creato non pochi problemi al Kosovo, in primis sul piano finanziario: il Fondo monetario internazionale ha infatti stimato una riduzione della crescita del 5%.
“Si prevede che tutte le entrate, le rimesse, le esportazioni di beni precipiteranno a causa delle restrizioni di viaggio e dell’effetto della pandemia nei partner commerciali e nei paesi di origine delle rimesse. Le misure di contenimento interno e la maggiore incertezza colpiranno la domanda. La risposta politica delle autorità agli shock è stata tempestiva e mirata. L’impatto della pandemia e le misure fiscali per contribuire a attenuare questi shock hanno creato urgenti esigenze finanziarie e di finanziamento esterno”, si legge in un rapporto che il Fmi ha reso pubblico il 10 aprile 2020.
La repubblica balcanica è in effetti agli ultimi posti in Europa per Pil (circa 3300 euro secondo i dati 2016), soffrendo anche una disoccupazione al 35%, in particolare quella giovanile in una nazione nella quale i giovani rappresentano una fetta consistente della popolazione.
Il nuovo governo, guidato da Albin Kurti, si è rivolto dunque al Fmi per ottenere fondi tali da equilibrare la bilancia dei pagamenti inseguito all’emergenza Covid-19. E il 16 aprile scorso il Comitato esecutivo ha approvato lo stanziamento di 51,6 milioni di euro.
Dal canto suo Kfor assicura, tramite il Comandante generale Michele Risi, l’impegno a contribuire alla sicurezza e alla circolazione di tutte le comunità in Kosovo, anche in una situazione difficile come quella che ormai tutto il mondo vive.
Secondo il Comandante Kfor, infatti, la forza multinazionale è stata capace di mantenere la piena efficienza, nel rispetto delle norme sanitarie e del distanziamento.
La delicata realtà kosovara fa, inoltre, supporre che la missione resterà ancora a lungo nel paese balcanico, dove alle difficoltà economiche vanno affiancate vecchie e nuove criticità. E dopo le tensioni con la Serbia ereditate dall’amministrazione Haradinaj (dazi e costituzione di una Army of Kosovo), potrebbero aggiungersi le posizioni dichiaratamente filo-albanesi di Kurti, propenso a una unificazione territoriale con Tirana.