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Recovery Fund e Unione europea

Il “no” dei Paesi frugali alla proposta Merkel-Macron sul Recovery Fund

23 Mag 2020 - Giulio Ucciero - Giulio Ucciero

Il 18 maggio 2020 il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, in una conferenza stampa congiunta, hanno annunciato di aver trovato un accordo sulla cifra del Recovery Fund: “500 miliardi per ricostruire l’Europa“.

La proposta ha provocato diverse reazioni da parte degli Stati membri e l’opposizione del blocco dei “Paesi frugali“, fortemente contrari all’erogazione di prestiti a fondo perduto. Austria, Danimarca, Olanda e Svezia hanno presentato il 23 maggio una risposta alternativa. I quattro leader avversi al piano congiunto di Berlino e Parigi ammettono la necessità di implementare un fondo legato al bilancio europeo dei prossimi sette anni, ma vogliono che sia “temporaneo e una tantum”. Arriva quindi anche sul piano formale un “no” ai grants: “Proponiamo di creare un Emergency Recovery Fund basato sull’approccio loans for loans” (prestiti da restituire). Ripetono anche la necessità di effettuare riforme nelle economie dei Paesi membri durante il rilancio. 

“Il nostro obiettivo – rimarcano i rigoristi – è di mettere a disposizione un finanziamento temporaneo e focalizzato attraverso il bilancio dell’Unione e offrire prestiti a condizioni favorevoli a coloro che sono stati più duramente colpiti dalla crisi”.

Le ragioni dell’Austria
Per Vienna è impraticabile l’idea della mutualizzazione del debito. In un’intervista rilasciata al quotidiano Oberoesterreichische Nachrichten, il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz è chiaro: “Siamo scettici. Vogliamo mostrare solidarietà agli Stati particolarmente colpiti dalla crisi, ma riteniamo che il giusto mezzo siano i prestiti, non le sovvenzioni”. Per questo motivo “nei prossimi giorni presenteremo un piano alternativo, perché riteniamo sia possibile stimolare l’economia europea senza mutualizzare il debito”. Infine, ha dichiarato via Twitter che, a seguito dell’annuncio congiunto franco-tedesco, ha avuto conversazioni produttive con i suoi parigrado di Olanda, Danimarca e Svezia: “La nostra posizione non cambia“.

Al termine della riunione dell’Ecofin, anche il ministro delle Finanze, Gernot Bluemel, ribadisce: “Ci rifiutiamo di finanziare prestiti non rimborsabili”. Per l’Austria, è necessario che questo piano di rilancio economico crei spazi di investimento comuni, e che non sia uno strumento volto a “coprire i costi dei debiti passati”.

Le ragioni della Danimarca
L’appoggio danese al no di Kurz arriva a margine della riunione dell’Ecofin. Copenaghen si oppone all’erogazione di grants e rimarca la linea contraria al debito comune europeo: “per quanto riguarda il debito in comune con trasferimenti tra Paesi, c’è una posizione ben conosciuta della Danimarca e non è cambiata con la proposta franco-tedesca”, lo ha reso noto all’Ansa il ministro delle finanze danese, Nicolai Wammen.

“Stiamo lavorando – prosegue il ministro – con Austria, Svezia e Olanda per avere un bilancio che non sia troppo ampio, perché ci serve denaro anche a livello nazionale”. Conclude affermando che però ci sono elementi apprezzati dal governo danese, “come la tempistica e l’agenda green“.

Le ragioni dell’Olanda
I falchi olandesi rispondono subito alla proposta avanzata dai due Paesi il 18 maggio: “Considereremo le idee di Francia e Germania. Ci dovrà essere una proposta della Commissione europea e questo sarà il punto di partenza delle discussioni”. Lo ha dichiarato a France24 il portavoce del Primo ministro olandese Mark Rutte.

Secondo il Nrc.nl, per l’Olanda c’è ancora spazio per il compromesso ed è questo l’obiettivo che Amsterdam deve perseguire. D’altronde, le stesse parole del vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, sono calibrate per tranquillizzare le istanze dei Paesi frugali: “Ci sarà un mix di sovvenzioni e di prestiti”. “La potenza di fuoco – aggiunge Dombrovskis – dello strumento messo in campo dalla Commissione (tra prestiti e sovvenzioni) non sarà di centinaia di miliardi, ma di oltre 1000 miliardi“. In questo modo, forse, ci saranno le condizioni per un piano che avvicini favorevoli e contrari.

La ragioni della Svezia
Pacate le prime dichiarazioni del governo svedese: “aspettiamo di vedere la proposta della Commissione europea (del 27 maggio), prima di commentare”. Lo ha dichiarato a Politico il ministro delle Finanze svedese, Magdalena Andersson, sempre al termine dell’Ecofin.

Dunque, da Stoccolma non sono ancora arrivate prese di posizione al progetto franco-tedesco. Eppure, leggendo le parole del Primo ministro svedese, Stefan Löfven, pronunciate a lato del Consiglio europeo del 23 aprile, è evidente la sua contrarietà ai fondi non rimborsabili: “abbiamo dato compito alla Commissione europea di valutare le necessità ed elaborare un Recovery fund. Abbiamo presentato una serie di requisiti per il fondo. Ad esempio, dovrà riguardare i prestiti, con rigide modalità di rimborso“.