Misure anti Covid-19: Austria verso la de-escalation
Mentre in Italia i tempi non sono ancora maturi per un allentamento delle restrizioni, malgrado la decelerazione dei contagi, può essere interessante vedere come nei Paesi vicini viene pianificato il graduale ritorno ad una vita semi-normale.
Il 6 aprile 2020 il governo austriaco ha varato un piano, da attuare dopo Pasqua, con riserva di modularlo a seconda dell’andamento effettivo dell’epidemia. Il pacchetto, articolato in più fasi, appare ispirato a due criteri. Primo: restituire la capacità di produrre reddito, piuttosto che ricevere assistenza dallo Stato, a quella parte della popolazione che vive di attività commerciali e artigianali e, in un secondo tempo, al settore alberghiero e della ristorazione – l’industria non è stata colpita da divieti collettivi -. Secondo: non prolungare troppo un confinamento che, pur essendo meno rigoroso che in Italia, si ritiene dannoso per la forma fisica e salute mentale della popolazione, e in particolare dei bambini. Due esigenze che da noi al momento non vengono considerate prioritarie. Va detto che l’attività all’aria aperta è tradizionalmente vista come un bene essenziale nei Paesi germanici assai più che in quelli mediterranei.
La prima tappa, dal 14 aprile, vedrà la riapertura di tutti i negozi medio-piccoli, fino a 400 metri quadrati, ma questa limitazione non vale per giardinaggio e bricolage. Si tratta di circa 40mila esercizi, con 335mila addetti. Viene però istituito l’obbligo di mascherina e il numero chiuso: un solo cliente ogni 20mq; quindi un locale di 100mq potrà accogliere non più di 5 clienti alla volta. I centri commerciali con più di 400 mq, così come i parrucchieri, dovranno aspettare fino al 2 maggio.
Per tutto aprile restano in vigore le restrizioni alla circolazione di persone, che assomigliano a quelle italiane, con l’eccezione dell’attività motoria all’aperto: come in Germania sono consentite le passeggiate, pedalate, camminate nei boschi (raggiungibili in auto), e il jogging; non è vietato spostarsi fra la residenza principale e la seconda casa. Dal 14 aprile saranno aperti i parchi pubblici recintati, di competenza federale (gli altri, gestiti dai comuni, erano rimasti accessibili). A fine aprile si deciderà se permettere le visite a familiari e amici, gite, matrimoni con più di 10 persone, e l’accesso a impianti sportivi.
Ancora prudenza per alcune attività
Per ristoranti e alberghi si vedrà a metà maggio. In linea di massima si spera di poter rilanciare l’attività turistica in tempo per le vacanze estive; il settore alberghiero locale beneficerà della probabile impossibilità di soggiorni al mare in Italia e Spagna.
Anche asili e scuole non riprenderanno l’attività almeno fino a metà maggio (tecnicamente non sono chiusi, in quanto i bambini fino ai 14 anni vi possono essere lasciati in cura se i genitori lavorano e non hanno altre possibilità). Fanno eccezione i diplomandi, che torneranno sui banchi di scuola (distanziati) all’inizio di maggio per tre settimane di preparazione. Gli esami di maturità si terranno, ma spostati di tre settimane (dal 25 maggio in poi), ridotti a tre prove scritte e senza orali. C’è l’opzione di sostenerli in autunno.
Sino a fine giugno, se non oltre, si prevede che perduri il divieto di concerti, festival, manifestazioni varie. Non si parla per ora di riaprire cinema, teatri, palestre, piscine. Nè di ammettere visite ai familiari ricoverati o ospiti di case di riposo, nonostante il grave costo psicologico che il divieto comporta.
Nell’insieme, questo piano cerca di contemperare l’esigenza di non prolungare la paralisi più del necessario con la prudenza. Tutte le scadenze citate sono puramente indicative, potranno cioè essere riviste alla luce degli sviluppi della pandemia e del comportamento responsabile dei cittadini; non si esclude affatto un ritorno di fiamma che imponga il ripristino delle restrizioni (vedasi Tokyo e Singapore).
Vienna apripista per Berlino e Roma
Il governo austriaco ha ritenuto di poter abbozzare un piano di rientro prima di altri perché il numero di nuovi casi accertati è ormai calato ben al di sotto dei nuovi guariti (332 contro 583 il 7 aprile). I malati attuali sono 8mila, i decessi circa 250. I posti negli ospedali e nei reparti di terapia intensiva non scarseggiano. In Germania, con numeri analoghi in proporzione (anche più favorevoli per quanto riguarda i morti e i posti liberi in rianimazione), le autorità non formulano ancora previsioni sulla normalizzazione. La stampa, soprattutto quella di destra (Bild, Die Welt) vede pertanto il vicino sudorientale come un apripista.
Anche per l’Italia il laboratorio austriaco può fornire indicazioni utili. Evidentemente non per la Lombardia (10 milioni di abitanti), che ha 4 volte più contagiati, 45 volte più deceduti, 12 volte più ricoverati. Sono invece paragonabili le cifre se prendiamo due regioni centrali, Lazio e Toscana, che insieme hanno circa 9 milioni di abitanti, poco più che l’Austria: hanno un numero di casi accertati inferiore (9mila contro 12mila il 6 aprile), mentre sono di 2-3 volte superiori quelli dei decessi (540 contro 240 circa), dei ricoverati (2620 contro 1050) e dei pazienti in terapia intensiva (470 contro 245). Sono differenze sensibili, ma non abissali.
Un eventuale esito positivo dell’esperimento austriaco potrebbe dunque avere rilevanza anche per noi, sempre che si accetti il principio della differenziazione delle misure anti-contagio su base regionale.