Accordo fra Gantz e Netanyahu per superare lo stallo politico
GERUSALEMME. Quattordici pagine e 41 clausole per porre fine allo stallo politico che dura ormai da oltre un anno in Israele. Questo infatti l’accordo che Benjamin Netanyahu e Benny Gantz hanno sottoscritto lunedì 20 aprile per la formazione di un governo di emergenza prima e poi di una coalizione che in tre anni vedrà i due leader alternarsi al vertice del governo.
Un patto da tutti considerato non il migliore, ma l’unico per evitare a Israele le quarte elezioni di fila in un anno. E, al momento, questo è l’unico lato positivo che gli analisti e gli israeliani riescono a vedere in questo accordo. Che, comunque, se ce ne fosse stato bisogno, dimostra sia l’attaccamento alla poltrona, sia la capacità politica di Benjamin Netanyahu che, nonostante sia già diventato il primo ministro più longevo della storia di Israele (in carica ininterrottamente dal 2009 e prima dal 1996 al 1999), nonostante imputato in tre casi penali, con l’accordo si è assicurato il premierato per diversi mesi.
Un accordo per “non perdere tempo”
Già perché scalzare Bibi dal seggio più alto del governo, non solo sarà difficile politicamente, ma lo è ancora di più in seguito alle clausole dell’accordo. Questo prevede che per i prossimi sei mesi ci sarà un governo di emergenza durante il quale si dibatterà delle misure del coronavirus senza “perdere tempo” su altre questioni. A parte quella dell’annessione della Cisgiordania, che è stata stralciata dagli accordi e, se il piano della mappatura dovesse rispettare i tempi, dal primo luglio potrebbe verificarsi.
Successivamente ai sei mesi (che potrebbero essere prolungati con l’intesa delle parti) Netanyahu guiderà un governo con Gantz pro-primo ministro o facenti funzioni più che vice. Diciotto mesi dopo, Gantz diventa primo ministro e Netanyahu pro-premier. Durante questo periodo, inoltre, non si effettueranno nomine, per cui restano i sodali di Netanyahu a controllare i giudici. E subito dopo, anche se Bibi non avrà il ministero della giustizia, un membro di Blu e Bianco, ma molto vicino alle posizioni di Netanyahu, sarà nella commissione che controllerà le nomine dei giudici.
L’accordo è un vero “manuale Cencelli”: il numero dei ministri raddoppia, arrivando a 32, dal momento che bisogna accontentare tutti. I due premier avranno entrambi, anche quando saranno solo di supporto, una residenza da premier.
Bibi al sicuro dall’Alta Corte
Netanyahu si è inoltre assicurato che nessuno gli faccia le scarpe. Al momento, la legislazione israeliana non prevede l’impossibilità per un premier di nominare e guidare un governo se imputato, cosa che invece accade per un ministro che deve dimettersi. Da qui l’esigenza di questo nuovo ruolo di pro-premier, così da sfuggire alla rimozione quando dovrà lasciare il premierato per la rotazione con Gantz. Non solo: sul tavolo dell’Alta Corte ci sono diversi ricorsi contro Bibi e la sua possibilità di guidare il paese perché imputato. L’accordo prevede che se l’Alta Corte, durante il periodo di emergenza, dovesse decidere per l’impossibilità di Netanyahu al ruolo, si andrebbe alle elezioni.
Non c’è scritto cosa succederebbe dopo, se cioè l’Alta Corte dovesse decidere per l’incompatibilità di Netanyahu dopo i sei mesi. Ma, oltre ad essere improbabile un giudizio così ritardato, a qual punto Bibi avrebbe anche i numeri al parlamento, oltre al suo presidente (Gantz ha rinunciato allo scranno più alto alla Knesset per quello di ministro della difesa), per far voltare uno scioglimento e andare al voto. E in una situazione di emergenza come questa, è altamente improbabile che l’Alta Corte decida di far andare il paese alle urne di nuovo, non si assumerebbero questa responsabilità. Così come potrebbero decidere di non decidere – come già successo in passato – sui tanti ricorsi che sicuramente dovrebbero arrivare sulle clausole dell’accordo, dal momento che molte di queste non sono così vicine alla legge e per attuarle è necessario del tempo.
Infatti, l’attuazione piena del patto prevede prima che una serie di disegni di legge, alcuni controversi, sia convertita in legge. Alcuni di loro sono persino leggi costituzionali, che richiedono una maggioranza speciale. Ad esempio, dovranno essere approvati i progetti di legge per rafforzare la posizione di acting prime minister per Gantz nei prossimi 18 mesi (e a seguire per Netanyahu), quella per raddoppiare il numero dei ministri, per le due residenze ufficiali una per ogni premier.
Governo di coalizione definito
Il presidente Reuven Rivlin ha dato tempo fino al 7 maggio per costruire una coalizione: significa che bisognerà far approvare comunque il governo di emergenza al parlamento entro quella data. Ma in questo periodo emergenziale, difficile che la scadenza non venga rispettata, trascinando poi per dopo altre questioni.
L’ossatura del governo di emergenza dovrebbe essere comunque definita. Gantz come detto si prende la difesa, così Netanyahu può cacciare Naftali Bennett con il quale non è mai andato d’accordo. Agli esteri, l’altro ex capo di Stato maggiore e membro del Blu e Bianco Gabi Askenazi. Al governo torna anche la sinistra, con l’ex sindacalista Amir Peretz, leader dell’ormai inesistente partito laburista, all’economia.