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CORONAVIRUS E AMBIENTE

La pandemia può davvero far bene al pianeta?

5 Apr 2020 - Luca Franza - Luca Franza

Avvistamenti di delfini, foto di canali limpidi a Venezia, lepri e anatre che si impadroniscono dei parchi. Grazie alla cassa di risonanza social, queste immagini stanno alimentando l’idea che il Covid-19 possa beneficiare l’ambiente.

È vero che la quarantena ci sta mostrando come potrebbe esplodere la natura in assenza della frenetica attività umana di sempre. Ma al di là di rammentarci potentemente qualcosa di cui dovremmo già essere consapevoli, qual è il vero impatto del Covid-19?

Al di là delle suggestioni, la pandemia ridurrà l’inquinamento atmosferico e le emissioni globali di Co2 nel breve termine. Tuttavia, le implicazioni del coronavirus si svilupperanno su vari livelli e orizzonti temporali. Questo rende difficile azzardare previsioni sull’effetto netto.

Una riflessione è innanzitutto necessaria sul legame tra origini del virus e ambiente. La promiscuità tra animali selvatici e milioni di individui in una megalopoli ne ha favorito la tracimazione da una specie all’altra (effetto spillover). La riduzione della biodiversità potrebbe inoltre essere responsabile dell’indebolimento dell’effetto di diluizione, anche se non è chiaro se questo concetto si possa effettivamente applicare al Covid-19. Di certo la pandemia offre spunti di ragionamento, in particolar modo alla Cina. Una riflessione sull’approccio agli ecosistemi e all’organizzazione degli spazi urbani.

Quanto all’impatto delle misure di contenimento del Covid-19, l’inquinamento atmosferico è calato del 20-30% in Cina nel mese di febbraio e sono ormai note le immagini dei satelliti che mostrano un crollo delle emissioni di diossido di azoto nella Pianura padana. Si prevede inoltre che, nel 2020, la crisi economica e il crollo del trasporto aereo innescati dalla pandemia si tradurranno nella più consistente riduzione delle emissioni di gas serra dell’ultimo secolo.

Rischio effetto rimbalzo
Tuttavia, gli effetti positivi rischiano di essere solo temporanei. Quando l’attività economica e la mobilità torneranno a livelli pre-crisi, si rischia un “effetto rimbalzo“. La domanda è se tutto tornerà come prima (riportandoci comunque su una traiettoria di riscaldamento globale) o se addirittura l’effetto netto del Covid-19 sul clima sarà negativo.

Perché? Innanzitutto perché la transizione energetica è una sfida gigantesca che necessità di ingenti risorse. È vero che i costi di installazione delle rinnovabili sono crollati. Spesso i titoli di giornale si fermano qui. Tuttavia, è anche vero che ci sono ingenti costi di adattamento del sistema energetico da affrontare. Lo stoccaggio di elettricità è ancora difficile e costoso. Almeno per i prossimi anni ci sarà bisogno che qualcuno paghi per mantenere operative centrali fossili che svolgeranno un ruolo di riserva, restando sottoutilizzate la maggior parte del tempo. Inoltre, c’è da spendere tanto in ricerca e sviluppo di tecnologie nascenti. Eolico e solare non bastano a soddisfare il 100% del fabbisogno energetico e l’elettrificazione stessa ha i suoi limiti. Ingenti investimenti su idrogeno e cattura e stoccaggio del carbonio per ottenere – oltre che elettroni puliti – anche molecole pulite, sono necessari.

Sfida climatica e crisi Covid-19
La formulazione della sfida climatica come “crisi” può essere utile per sottolinearne l’urgenza. Eppure, rischia anche di essere fuorviante. Le soluzioni per il clima devono essere sostenibili nel lungo termine. Quelle estreme per il Covid-19 sono invece pensate per essere provvisorie, al fine di tornare al più presto alla normalità. Inutile dunque fare paragoni tra le reazioni alla crisi da coronavirus, per affrontare la quale c’è giustamente una mobilitazione emergenziale, e gli sforzi di decarbonizzazione.

Ci sono altri potenziali rischi. Secondo Bloomberg New Energy Finance, la domanda di energia solare crollerà del 16% nel 2020. Il settore dipende molto dalla Cina, sia dal punto di vista della domanda che della manifattura. Le prospettive di lungo termine per il solare rimangono buone. Tuttavia, questa crisi potrebbe indurre molti Paesi a ridurre la propria dipendenza da catene del valore globali. Una frammentazione di queste ultime potrebbe aumentare i costi nel settore.

La domanda di veicoli elettrici potrebbe altresì subire una forte contrazione: da un lato, per i contraccolpi della crisi sull’intero settore automobilistico e sulla produzione delle batterie, dall’altro perché i prezzi del petrolio sono crollati (in parte a causa del Covid-19). Il governo cinese, che stava sostenendo generosamente i produttori nazionali di veicoli elettrici, potrebbe reindirizzare i finanziamenti verso bisogni economici più urgenti. Sicuramente il settore gode di ottime prospettive di lungo termine. Ma qualche start-up potrebbe fallire in questa congiuntura difficile se dovessero venir meno i sussidi.

Far ripartire l’economia (verde?)
In generale, sarà cruciale vedere se i consistenti programmi di spesa pubblica messi in campo per fronteggiare la crisi daranno la priorità a far ripartire velocemente l’economia ad ogni costo – con il forte rischio di una loro notevole intensità carbonica – oppure se verranno utilizzati come opportunità di crescita verde.

Ci sono anche altre speranze. È possibile, ad esempio, che le abitudini acquisite in queste settimane – tra cui un ricorso sempre più massiccio al telelavoro – diventeranno permanenti. Inoltre, le tendenze protezionistiche innescate dal coronavirus potrebbero accorciare le catene del valore, riducendo le emissioni di Co2 provocate dal trasporto internazionale di merci. Infine, è possibile che l’attrattività delle rinnovabili localmente prodotte (relativamente a combustibili fossili importati) aumenti in un mondo che si prospetta come sempre più frammentato e diffidente. I rischi sono però altrettanto plausibili. Specialmente, a livello macrotematico, c’è il pericolo che la sostenibilità vada in secondo piano rispetto ai bisogni urgenti dell’economia. Inoltre, un mondo frammentato non giova agli sforzi multilaterali per combattere il cambiamento climatico.

Sicuramente il Covid-19 è una svolta storica. Come sempre, i momenti di svolta sono pieni di rischi ma anche di opportunità: sta a noi saperle cogliere.