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La pandemia e i rischi per la sicurezza internazionale

23 Apr 2020 - Andrea Manciulli - Andrea Manciulli

La pandemia globale del Covid-19 può avere ricadute molto rilevanti sul piano politico ed economico, anche per quanto riguarda la sicurezza. Prima del suo inizio eravamo entrati in una stagione caratterizzata da un lato da una crescente tensione tra le grandi potenze, e dall’altro da un diffuso clima di insicurezza, determinato dai repentini cambiamenti degli ultimi anni: dalla rivoluzione digitale ai grandi fenomeni migratori ai cambiamenti climatici, fino ai conflitti locali e al terrorismo.

Impatto della pandemia
L’impatto della pandemia su questo sistema internazionale instabile potrebbe fungere da acceleratore di numerosi cambiamenti già avviati, compreso un possibile aggravarsi delle tensioni in essere. Se poi, a causa di recessione economica globale, gli Stati dovessero cercare soluzioni in chiave sovranista e protezionistica, la pandemia potrebbe anche favorire una possibile crescita delle rivalità e del nazionalismo, come reazione politica; mentre sul piano interno, in molti Paesi potrebbe contribuire a indebolire leadership nazionali, magari già fragili, e facilitare non solo scelte di politica interna orientate al sovranismo e all’isolazionismo, ma anche eventuali forme, più o meno marcate, di deriva autoritaria, per rispondere alla paura e al desiderio di stabilità crescenti.

Sono rischi da prendere in considerazione perchè potrebbero determinare potenziali pericoli anche per la sicurezza internazionale.

Un nuovo equilibrio
Già prima della pandemia gli equilibri globali erano in trasformazione e il sistema si stava spostando verso una forma di multipolarismo. Ma come questo nuovo sistema mondiale potrà svilupparsi è ancora da vedere. Come ha giustamente segnalato Henry Kissinger, è indispensabile adoperarsi affinché, esaurita l’emergenza, il mondo possa ritrovare un nuovo equilibrio per non rischiare di avvampare nel caos e nell’insicurezza. L’Occidente dovrà essere in campo, in maniera unitaria, attraverso le sue organizzazioni più significative Ue e Nato per evitare questo rischio.

Ma per affrontare i grandi problemi globali che la pandemia ci lascerà in eredità, da quelli economici a quelli politici e anche, per reagire alla sfida geopolitica lanciata da Cina e Russia, i paesi Europei e gli Usa debbano ritrovare il senso di un progetto comune. In questo, oltre all’Unione Europea, la Nato, quale alleanza politica transatlantica, può essere uno strumento indispensabile per un’azione comune dei paesi occidentali.

Interessi strategici rilevanti
Nel contesto della sfida per “un nuovo ordine mondiale”, che la pandemia ha reso ancora più necessario, vi sono alcune questioni, potenzialmente molto rilevanti, che una volta esaurita la crisi potrebbero riproporsi prepotentemente e su cui è indispensabile che proprio i paesi atlantici trovino una strategia comune.

Il primo tema riguarda la lunga stagione di destabilizzazione del Medio Oriente, di cui le crisi non risolte in SiriaLibia e Yemen sono le espressioni principali. La pandemia potrebbe favorire una ulteriore destabilizzazione di questa regione, con conseguenze possibili nuove campagne terroristiche, gravi crisi politiche, nuove ondate migratorie e anche l’aggravarsi del perenne clima di tensioni. Tanto più l’area sarà instabile quanto più la nostra sicurezza sarà minacciata e saranno a rischio anche gli interessi strategici europei e italiani.

La minaccia terroristica potrebbe approfittare di nuova instabilità per tornare a colpire. Le organizzazioni jihadiste non hanno rinunciato ai propri propositi e in alcune aree – si pensi al Nord Africa, all’Africa Occidentale e al Sahel – possono favorire ancora di più disordine e insicurezza, approfittando anche della crisi del coronavirus, dei suoi effetti su società già fragili e instabili. Ma il tema del radicalismo, non solo di matrice jihadista, interessa anche l’Europa, dove potrebbe innestarsi negli effetti di tipo sociale che potrebbero seguire una nuova grave recessione economica. La violenza potrebbe diventare valvola di sfogo di nuovi radicalismi, non solo di matrice confessionale.

Alcuni di questi temi riguardano direttamente l’Europa e il nostro paese, insistendo sul fianco sud del continente. E data la nostra posizione geografica, mi pare che questo tipo di minacce in particolare abbiano per il nostro paese un interesse molto rilevante.

A questi aspetti possiamo infine aggiungere la competizione tra Usa e Cina, iniziata prima della crisi, che dopo la pandemia potrebbe accrescersi. Anche su questo tema, a livello euro-atlantico, è indispensabile a mio avviso definire una chiara strategia comune.

Una visuale più ampia
In conclusione è chiaro che questa emergenza globale, che ci auguriamo finisca quanto prima, non determinerà solo una serie di cambiamenti e di ricadute su più versanti nelle nostre vite e della politica internazionale, ma dovrebbe anche spingerci ad affrontare il tema della sicurezza con una visuale ben più ampia di quanto spesso fatto in passato. Con la pandemia e con quello che la seguirà, sarà evidente che la sicurezza è diventata sempre di più un tema di portata globale, che interessa le nostre società, la politica, l’economia l’ambiente, la salute pubblica, la quotidianità di ognuno: non può più essere trattato a compartimenti stagni. Necessita invece di un approccio nuovo e più flessibile.

Prepararsi ad affrontare in futuro nuove emergenze simili, anche più gravi, con una visione più globale e una capacità reattiva più adeguata, dovrà essere un imperativo cui ogni governo e anche le organizzazioni sovranazionali (Nato e Ue su tutti) non potranno più sottrarsi.

Questo articolo è il decimo di una serie dedicata a una riflessione sul Covid-19 e la sicurezza internazionale, aperta da Vincenzo Camporini e Michele Nones.