Incarico alla Knesset per uscire dallo stallo in Israele
Senza un accordo sul governo di emergenza e unità, Israele andrà al quarto voto consecutivo il 4 agosto prossimo. È questa l’indicazione che arriva dagli uffici del presidente israeliano Reuven Rivlin in considerazione dello stallo politico che sta attraversando il Paese da un anno. La decisione, di carattere preventivo, sembra più un modo per spingere Benny Gantz e Benjamin Netanyahu a trovare la quadra sulle discussioni verso un governo di unità, discussioni che oramai vanno avanti da troppo tempo.
Ma perché si è arrivati a tanto? I protagonisti sono sempre gli stessi: il leader del Likud Netanyahu, il suo principale oppositore Gantz e il presidente Rivlin, ma sono cambiati, rispetto al passato, gli scenari. Dalle urne delle terze elezioni, lo scorso 2 marzo, uscì un Likud rafforzato, seppur di poco, rispetto alle elezioni precedenti e un Blu e Bianco che aveva bissato lo stesso numero di parlamentari, 33. Entrambi, al primo conteggio di coalizione, non avevano i numeri per governare. Ma Gantz riuscì ad associare le forze anti-Netanyahu, mettendo insieme un’alleanza allargata che ospitava da un lato la sinistra, poi gli arabi e anche i destrorsi russofoni di Yisrael Beitenu. Ottenne l’incarico dal presidente Rivlin il 15 marzo e il 27, con la sua elezione a speaker della Knesset (il Parlamento monocamerale israeliano) annunciò da un lato la dissoluzione del Blu e Bianco come patto con altri partiti e dall’altro l’alleanza per un governo di emergenza con Netanyahu, per affrontare l’emergenza della pandemia di coronavirus. La cosa ha portato anche alla dissoluzione della sinistra: il Partito laburista (nato dalle ceneri del Mapai che ha fondato, con David Ben Gurion, il Paese), il partito che fu di Golda Meir, Yitzhak Rabin e Shimon Peres, si è dissolto. Gantz e Netanyahu, a cavallo della Pasqua ebraica, si sono incontrati più volte cercando la quadra che non è arrivata, nonostante il presidente avesse concesso un’estensione di 48 ore.
Una mossa per concedere più tempo
Scaduto l’incarico di Gantz, il presidente Rivlin non ha concesso un supplemento all’ex capo di Stato maggiore e non ha dato l’incarico a Netanyahu, anche perché questi non avrebbe i 61 voti necessari per una maggioranza in Parlamento. Ha così dato, lo scorso 15 aprile, incarico alla Knesset: qualsiasi membro del Parlamento, nel giro di 21 giorni, se dovesse dimostrare di avere il sostegno della maggioranza dei 120 parlamentari, potrebbe avere la chance di formare il governo in 14 giorni. Scaduto il primo termine di 21 e poi il secondo eventuale di 14, si va alle urne. Tra i parlamentari che potrebbero ricevere l’incarico ci sono anche Gantz e Netanyahu, ecco perché è possibile che sia solo una mossa per concedere ai due più tempo. Anche perché Rivlin ha sempre osteggiato il ricorso continuo alle urne – si sono già tenute tre consultazioni in meno di un anno, ndr -, invocando la necessità di un governo stabile per Israele. I due ex rivali ora quasi alleati sono d’accordo su molti punti: la rotazione con Netanyahu che servirà da premier i primi 18 mesi per poi passare il premierato a Gantz, l’incarico di questi agli Esteri o alla Difesa, l’annessione della valle del Giordano non immediata ma ponderata.
Pochi i nodi ancora da risolvere, ma sostanziali. La giustizia è sicuramente al primo posto, non a caso Gantz sta usando questo anche come grimaldello per scardinare le ultime resistenze di Netanyahu. Il premier israeliano è doppiamente preoccupato, nei confronti del suo ex antagonista quasi alleato, che l’alleanza governativa gli si possa ritorcere contro. Netanyahu, infatti, da mesi è impegnato in una battaglia legale, legislativa e mediatica per evitare le accuse sui tre casi penali nei quali è implicato. Dopo essere riuscito, sfruttando l’emergenza coronavirus, a rinviare sine die (il processo si dovrebbe celebrare il mese prossimo, ma non è chiaro vista l’epidemia) la prima udienza del processo che lo vede imputato in tre diversi procedimenti penali, il premier sta cercando di tutto per riuscire ad evitare il processo.
La legge israeliana prevede che un ministro inquisito non possa avere o mantenere incarichi di governo. Ma non dice nulla sul premierato. Per questo Netanyahu ha insistito, nell’accordo con Gantz a ricoprire per primo il ruolo di capo di governo. Il problema però si porrebbe allo scadere dei 18 mesi di premierato, quando l’incarico passerebbe a Gantz. Dal momento che Bibi non sarà più premier ma ministro, e dal momento che sarà presumibilmente ancora imputato, dovrà decadere? Ecco perché Netanyahu sta pensando ad una legge che lo tuteli e ha chiesto di ottenere il ministero della Giustizia, così da poter intervenire sulle nomine dei giudici anche in sede di Alta Corte per non vedersi sfilare il potere di mano.
Asse anti-Netanyahu in Parlamento?
Gantz, che pure secondo i suoi ex alleati della coalizione Blu e Bianco ha operato una giravolta incredibile passando dall’essere l’antagonista principe di Netanyahu a suo alleato, ha ceduto su tutto, ma pare meno disposto a cedere sul versante della giustizia, probabilmente per non vedersi invischiato in un “golpe” legislativo di Netanyahu. Da qui la minaccia di questi giorni: l’ex capo di Stato maggiore ora speaker del Parlamento israeliano ha detto a Netanyahu che se entro lunedì non si trova un accordo, lui, avendo una Knesset ampiamente funzionante, avanzerà una proposta legislativa che estenda anche al premier il divieto di formare un governo se imputato, così da mettere Bibi fuori dai giochi. Una proposta in questo senso troverebbe la maggioranza in Parlamento, perché unirebbe anche gli ex alleati in una mossa anti-Netanyahu. I tempi, però, sarebbero risicati. Ci sono venti giorni per trovare un candidato premier, altrimenti il parlamento si dissolve e si va alle elezioni, e questi venti giorni paiono pochi per poter approvare la legge, anche se non impossibili.
Altre cinque proposte di leggi “anti-Netanyahu” sono avanzate da Yisrael Beytenu, ma contro queste gioca a sfavore sempre il tempo. Netanyahu e i suoi sarebbero a questo punto interessati più ad andare alle elezioni, visto che i sondaggi mostrano il Likud in ascesa anche grazie al sentimento popolare per il quale il premier stia gestendo bene la crisi derivante dall’epidemia di coronavirus. C’è stato pure chi, come l’ex alleato di Gantz ed ex co-presidente del Blu e Bianco Yair Lapid, ha proposto di congelare tutto per sei mesi data l’emergenza Covid-19, per poi tornare a discutere. Forse cosciente più di tutti che un accordo con Netanyahu che pare abbia come unico interesse la sua tutela giudiziaria, è davvero difficile.