IAI
COVID-19 E RICOSTRUZIONE

Dall’emergenza al Green Deal: la sfida della sostenibilità

16 Apr 2020 - Roberto Ridolfi - Roberto Ridolfi

Siamo a un bivio storico da cui l’Europa può uscire rafforzata. L’Europa intergovernativa non funziona benissimo: ce ne siamo accorti nel 2008 e oggi abbiamo lo stesso problema. Il Covid-19 accelera sintomi di altre gravi malattie, come la crisi climatica e la migrazione; le disuguaglianze sociali, la mancanza di lavoro e le carenze dei sistemi di salute saranno sempre meno sopportabili. Le parole pasquali di papa Francesco, con la sua visione lungimirante e coerente, rivolte all’Unione europea, rimangono illuminanti, di ammonimento ed esortazione al tempo stesso. Qualcuno suggerisce di non usare la parola solidarietà quando si discute di politica europea.

Parliamo di cifre: riduzione dal 10 al 15 % del Pil Italiano, 150-200 miliardi; riduzione nell’Ue di 1500 miliardi. Sono previste risorse pubbliche di ammontare mai visti prima in varie forme (400 miliardi per l’Italia) e vogliamo vedere nel loro uso l’opportunità per una scelta epocale di politica economica. Oggi, gli Stati Uniti iniettano 2200 miliardi di dollari nell’economia: la misura funzionerà come funzionò quella del 2008, ma non migliorerà il mondo. Le misure prese dall’Unione europea sono sostanziali, ma lontane dal “whatever it takes”.

Rinascita sostenibile
L’Italia potrebbe dotarsi di un arma operativa a struttura mista pubblico/privata, che si potrebbe chiamare “Banca della ricostruzione sostenibile” (certamente partendo dal Gruppo Cassa depositi e prestiti, utilizzandone tutte le strutture di base), con strumenti finanziari appropriati (convertible loans into grants, subordinated, debt or equity, junior and promoter positions, convertible bonds, guarantees) differenziati e incentivati nel grado di sostenibilità sociale, ambientale ed economica dell’operatore o dell’investimento o di entrambi, che, federando anche istanze regionali, potrebbe promuovere investimenti – tutti certificati come sostenibili – attraverso protocolli messi a disposizione dalle agenzie tecniche nazionali e internazionali (come per esempio la Fao per i food systems).

Per esempio, una garanzia prevista all’80% per il prestito a un’impresa privata potrebbe invece coprire il 90 a 100% se gli investimenti fossero in conformità con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e anticipatori dei criteri del Green Deal europeo (che sono già ampiamente noti). Un Covid-19 Deal verso il Green Deal europeo.

Infatti, queste operazioni verrebbero tutte o quasi fatalmente co-finanziate su scala europea (in linea con – e anzi anticipando – la messa in opera del Green Deal), ma anche da istituzioni finanziarie terze come fondi pensione, visto che tutti cercano al momento occasioni sostenibili di finanziamento in Italia per equity funds. Possiamo quindi immaginare il vantaggio che si crea verso il Green Deal attraverso questa operazione di ricostruzione. Si tratterebbe di un cambio di passo e di paradigma economico per l’Italia, visto che negli ultimi dodici anni l’economia italiana ha avuto difficoltà superiori a quelle di altri Stati dell’Unione.

Per un Italian Development Fund
Una banca per la ricostruzione e lo sviluppo basata sulla sostenibilità ambientale e sociale, sugli obiettivi di sviluppo sostenibile con i loro 169 target e attraverso le misure dei 244 indicatori. Questa istituzione potrebbe operare dal Gruppo Cdp, sotto tutela della presidenza del Consiglio e dei ministeri competenti, ispirata e finanziata da un fondo SDG Italia di nuova concezione, totalmente legato alla metrica della sostenibilità cosi ben definita, e accettata da tutti i paesi del mondo, nell’agenda 2030. Una parte del fondo potrà servire l’ambito della cooperazione internazionale come “Italian Development Fund per lo sviluppo sostenibile di cui si è cominciato a discutere.

Dalla necessità di dare uno scatto in avanti alla cooperazione europea di fronte alla migrazione abbiamo scritto il piano degli investimenti esterni, da cui è nato l’European Fund for Sustainable Development nel 2017. La crisi Covid-19 sta accelerando delle riflessioni già in essere. Questa potrebbe essere definita la più grande decisione di politica industriale del nostro Paese, attraverso non scelte di settori ma di un sistema di riferimento. Un serio e duraturo programma di sviluppo del bi-continente afro-europeo richiede che si vada al di là di impegni simbolici e atti di testimonianza.

Verso un modello sostenibile
Queste risorse devono essere viste per lo sviluppo dei paesi partner ma anche per la promozione dell’internazionalizzazione delle aziende europee. Il Fondo SDG Italia poi potrebbe essere moltiplicato a livello globale. La proposta dovrebbe essere lanciata dal G20 (nel 2021 a guida italiana), magari con il sostegno di leader religiosi e delle autorità morali nel pianeta e con il supporto finanziario concreto di chi possiede immensi patrimoni. Questi fondi SDG potrebbero fare leva sui fondi pensione attraverso la destinazione per legge di una minima quota dei loro asset, per esempio del 2%. Possiamo immaginare anche delle donazioni una tantum del 2-3% da patrimoni. Tale misura – una forma di contributo totalmente volontario per la sostenibilità – graverebbe solo sui patrimoni molto alti (patrimoni, non redditi) e consentirebbe di generare, con opportuni investimenti, volumi di replenishment oltre i 35-40 miliardi di dollari annui su scala globale.

In attesa del cambio dei modelli economici di riferimento, in mano alle generazioni future, oggi noi potremmo immaginare in Italia un impegno di questo fondo per sostenere anche la produzione e la commercializzazione di prodotti ecosostenibili per promuovere produzioni bio-agricole e bio-alimentari, con i quali avviare la conversione green del continente europeo e l’industrializzazione sostenibile del continente africano. È anche un modo per bloccare la tendenza a ridurre le risorse per le politiche di cooperazione, che ora con il coronavirus rischiano il collasso.

In questa fase ancora di emergenza, parlare di una nuova Banca per la ricostruzione e di un nuovo fondo per gli SDGs potrebbe sembrare fuori luogo. Basterebbe che i citati principi (di incentivazione progressiva, di addizionalità, di rigore scientifico sulla sostenibilità, di impegno civile e solidale nel finanziamento) fossero applicati delle istituzioni preposte, per generare un effetto trasformativo e strutturante (di politica economica), anche coadiuvato da interventi legislativi di sostegno.

Le opinioni espresse sono del tutto personali e non riflettono in alcun modo le posizioni ufficiali della Fao.