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Covid-19 e comunità internazionale: parla Jean-Léonard Touadi

15 Apr 2020 - Jean-Léonard Touadi - Jean-Léonard Touadi

Nei primi momenti sembrava che il Covid-19 non avesse drammaticamente attecchito in Africa, ma nelle ultime due settimane – in particolare a partire dal 25 marzo 2020 – quando il direttore generale dell’Oms ha lanciato l’allarme ai paesi africani chiedendo loro di prendere misure di prevenzione e di tenere alta l’attenzione, la situazione è significativamente cambiata. Un appello accorato di Tedros Ghebreyesus ai governi africani, dato che da quella data in poi – dai primi di aprile – la situazione nel continente sta peggiorando e la crescita è esponenziale. In questo momento siamo a 11mila contagiati e 537 vittime.

 

ALTRE PANDEMIE E STRUTTURE INADEGUATE
Un bilancio difficile da tenere in Paesi dove la possibilità di fare screening, i tamponi, è debole, se non inesistente. In tutto il continente sono presenti circa 50 centri in grado di fare i tamponi. Parliamo di Paesi dove le strutture sanitarie non hanno la possibilità di raggiungere popolazioni nelle zone più remote e, in particolare, dove la capacità statistica di monitorare fenomeni economici, sociali e sanitari è sempre stata fragile, essendo la maggioranza della popolazione africana dentro di un “formale”, ovvero una grande fetta della popolazione che sfugge dal contatto con le strutture formali dello stato. Difficile fare statistiche e avere contabilità attendibile, anche perché l’Africa è caratterizzata da tante altre pandemie: tubercolosi, malaria, ebola. Un tale concentrarsi di patologie e pandemie che rende, in carenza di strutture sanitarie adeguate, difficile constatare i motivi precisi dei decessi.

PAESI AFRICANI A RISCHIO
I paesi maggiormente toccati nel continente africano per adesso sono l’Egitto, dove c’è stato il primo contagiato di Covid-19 del continente, i paesi del Maghreb, quali Algeria e Marocco, il Sud Africa – che ha velocemente raggiunto e superato i mille contagiati e infatti è in questo momento sotto lockdown – e, per finire, ci sono paesi dell’Africa Sub-Sahariana, come il Burkina Faso e il Camerun, che hanno significativi contagi pur in presenza di una cifra totale (rispetto al miliardo e duecentomila persone dell’Africa), che rimane modesta, anche se stiamo parlando di unì’epidemia che nel continente è appena iniziata.

SOCIAL DISTANCING, POVERTÀ E PETROLIO
Vorrei fare un passo indietro rispetto alle misure di prevenzione. Si parla molto della distanza sociale: si è detto che non si possono fare i tamponi, ma è importante dire che non si possono nemmeno attuare le misure di distanza sociale, dato che nelle megalopoli africane la distanza tra dentro casa (dato per assunto che molti non hanno una casa) e fuori, è una distanza inesistente. C’è anche una promiscuità dovuta all’affollamento dei quartieri più periferici dei Paesi, che impedisce l’utilizzo di queste misure. L’altra considerazione è che per queste persone, che  vivono di commercio informale, non uscire significa morire di fame. È questa la prima grande conseguenza economica che bisogna registrare: la mancanza dei fattori basilari per la vita come mangiare, bere, trovare un posto per dormire e così via. Altra conseguenza è l’indebolimento dei Paesi esportatori di petrolio, che dipendono dall’energia e dalle materie prime, di fronte al rallentamento globale. Parliamo di Stati con un’economia già minata dal crollo dei prezzi del greggio e, in generale, delle materie prime, e che si ritrovano dunque in seria difficoltà.

CINA IN AFRICA
Altro motivo è l’investimento cinese. Sappiamo che la maggior parte di questi paesi ha con la Cina un rapporto strutturale sul fronte degli investimenti: dipendono dalla Cina, che è primo investitore globale nel continente. Il rallentamento dell’economia cinese ha un rapporto automatico sull’andamento di queste economie e l’Africa, che sta avendo una brusca frenata economica, contribuisce anch’essa al crollo dell’economia globale, visto che le economie africane, con la loro crescita degli ultimi anni, costituivano una delle locomotive dell’economia globale, per quanto paradossale possa apparire. Questa epidemia è un colpo mortale per questi paesi dal punto di vista strutturale, perché la loro economia dipende da quello che succede in Cina e a livello globale.

DIPLOMAZIA SANITARIA
Parlando di Cina ed Africa, possiamo notare la cosiddetta “diplomazia sanitaria” di Pechino, che si è precipitata per prima tra le grandi potenze mondiali a portare aiuti nel continente: mascherine, respiratori ed equipaggiamenti per venire in aiuto della popolazione. Un altro tassello della strategia cinese che, laddove l’Occidente si è chiuso perché alle prese con la propria tragedia del Covid-19, ha spinto la Cina a perseguire la strada della “diplomazia sanitaria” per accrescere la propria influenza.

Questo testo è la trascrizione dell’audio della quarta puntata del nuovo ciclo dei podcast IAI dedicati a Covid-19 e comunità internazionale. Ascolta qui la #1, la #2 e la #3 puntata