Corea del Sud: legislative in piena pandemia
Il 15 aprile si terranno le elezioni parlamentari in Corea del Sud. Saranno un test di metà mandato per il presidente in carica Moon Jae-in del Partito democratico. In palio ci sono 300 posti in Parlamento per i prossimi 4 anni e il risultato di queste elezioni influenzerà la seconda fase dell’incarico del presidente Moon, il presidente di una nuova Sunshine Policy. Al momento il Partito democratico ha il 43% dei seggi in Parlamento, rendendo necessario l’appoggio di alcuni esponenti di sinistra e di centro per rafforzare il consenso e riuscire a far passare le prossime proposte.
Il risultato sarà uno specchio del grado di soddisfazione popolare che le misure attuate hanno prodotto sinora. Moon Jae-in, progressista di sinistra, è entrato in carica nel 2017 dopo la rimozione della presidente Park Geun-hye (partito conservatore) per uno scandalo di corruzione. L’ala parlamentare di destra lo accusa di non aver portato a termine nulla di significativo mentre i progressisti e la fazione di sinistra sottolineano come in questi anni il suo governo abbia gettato buone fondamenta per i prossimi progetti.
Nonostante la pandemia di coronavirus, le elezioni si terranno ugualmente – e sono già cominciate con l’apertura straordinaria dei seggi nel fine settimana per il voto anticipato -; una decisione in controtendenza rispetto al trend mondiale di rinvio dell’appuntamento con le urne. I pazienti sono in grado di votare anticipatamente per posta. Chi non è contagiato potrà recarsi negli oltre 14mila seggi elettorali utilizzando gel sanitario e guanti (entrambi forniti in sede di voto), indossando la mascherina e rispettando le distanze. Chi dovesse avere la temperatura corporea più alta dei 37,5° sarà dirottato in speciali seggi. Niente da fare, invece, per gli oltre 85mila sudcoreani residenti all’estero, cui è stata negata la possibilità di votare a distanza.
Un voto sulla risposta al coronavirus
Le elezioni sono anche un test sulle risposte date finora al governo sudcoreano alla pandemia di Covid-19 – il Paese è stato fra i primissimi colpiti, dopo la Cina, e oggi conta poco più di 10mila casi -. Ad oggi, dopo un iniziale malcontento registrato dai sondaggi a febbraio, il grado di approvazione verso l’esecutivo e le sue misure è risalito fino a toccare circa il 52%. Facendo tesoro di un’esperienza simile avvenuta nel 2015 durante l’epidemia di Mers (Middle East Respiratory Sindrome), Seul sembra aver risposto con attività ben orchestrate a livello nazionale e locale, test diagnostici sviluppati in breve tempo, un rapido sistema di informazione, distribuzione di risorse al settore pubblico e privato e l’assenza di un rigido lockdown all’europea.
Mentre da Pyongyang continuano i test missilistici e si negano i contagi, a Seul molto si è dibattuto soprattutto sul sistema di tracciamento utilizzato dalle autorità: oltre ai questionari e al consulto degli archivi di farmacie e ambulatori, in cui il paziente dovrebbe lasciare tracce grazie all’assicurazione sanitaria, sono stati utilizzati anche dati GPS emessi dai cellulari e attività delle carte di credito. Successivamente sono stati isolati sia i luoghi sia le persone con cui i pazienti erano entrati in contatto. Le misure sembrano avere avuto effetto, infatti la Corea del Sud è scesa di molto nel ranking internazionale dei Paesi con più contagiati. Tuttavia c’è chi denuncia a riguardo la mancanza di un protocollo generale per gestire i dati privati dei pazienti.
Il governo ha il favore dei sondaggi
Il nuovo sistema elettorale prevede che una sezione del Parlamento sia eletta con sistema di rappresentanza proporzionale, per cui una sezione di 47 seggi sarà riservata ai partiti minori che riceveranno una percentuale superiore al 3%, mentre i restanti 253 seggi verranno distribuiti con sistema maggioritario.
Tra i 37 partiti ufficialmente registrati per le elezioni di mercoledì, sono solo in due a contendersi la maggioranza: il Partito democratico, guidato da Moon Jae-in e il Partito conservatore di Hwang Kyo-ahn (United Future Party). Nonostante la crisi sanitaria attualmente in corso, la campagna elettorale è stata piuttosto attiva nelle aree di Seul, Gyeonggi and Incheon, che rappresentano più della metà dei seggi in palio. Incontrando i cittadini nei vari distretti di Seul la scorsa domenica, l’esponente del partito in carica e presidente della commissione anti Covid-19 Lee Nak-yon ha sottolineato l’importanza della lotta al coronavirus, mentre il suo avversario Hwang ha preferito concentrare la sua campagna elettorale sulla ripresa economica del Paese. Il Partito conservatore di Hwang sa bene di poter raccogliere consenso sulle misure attuate dal Partito democratico, che negli ultimi anni sembra non essere stato in grado di rimarginato le differenze di reddito nella popolazione.
Tuttavia, l’efficacia delle misure adottate dal governo in risposta alla crisi sanitaria ben regge alle offensive conservatrici di Hwang, e così la popolazione si divide. I più recenti sondaggi rivelano infatti una netta divisione dell’opinione pubblica, che da un lato sostiene il partito di Moon (43%), e dall’altro (45%) vuole che siano i suoi avversari a conquistare la maggioranza in Parlamento per vigilare sull’operato del Partito democratico. Alcuni dei partiti minori, come quello dell’ex medico Ahn Cheol-soo, sperano che una divisione a metà dell’assemblea conferisca loro potere decisionale nel caso di un eventuale stallo politico.
La fase preliminare di queste elezioni parlamentari conclusasi il 10 aprile rivela una partecipazione maggiore di quella registrata quattro anni fa (12,1% vs 5,5%). L’elevata affluenza alle urne dimostra l’interesse della popolazione sudcoreana che nonostante lo spettro del virus riconosce le possibili ripercussioni delle elezioni nella battaglia contro il Covid-19.
A cura di Alessandro Bragazzi e Raffaella Rossi, autori Asia de Lo Spiegone.
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