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Stress test per l'Europa

Balcani nell’Ue (e nella Nato): il tempismo conta

1 Apr 2020 - Valbona Zeneli - Valbona Zeneli

In mezzo al pessimismo generale creato dalla crisi del Covid-19, buone notizie sono arrivate nei giorni scorsi per i Balcani occidentali, con l’Unione europea che ha dato il via libera all’avvio dei negoziati di adesione per l’Albania e la Macedonia del Nord.

Questa “tardiva” ma tanto attesa decisione, è un passo indiscutibile verso la realizzazione delle aspirazioni europee dei Balcani occidentali, che sicuramente inietterà ottimismo nella regione. Dall’altro lato, questa decisione preannuncia un fatto importante: l’Ue può prendere decisioni strategiche anche nel mezzo di una delle più grande crisi per il continente (sebbene non abbia fissato una data per l’avvio formale dei negoziati e abbia anche aggiunto ulteriori condizioni per l’Albania). Un altro segnale molto positivo per l’intera regione è stato l’innalzamento della bandiera della Macedonia del Nord nel quartier generale della Nato a Bruxelles, facendo diventare ufficialmente il paese il trentesimo membro dell’Alleanza. Questo ha premiato il successo storico dell’Accordo di Prespa, che ha risolto una disputa di 27 anni tra Atene e Skopje, un esempio di grande coraggio politico.

Il tempismo conta. Le porte dell’Ue sono state “sbattute” più volte contro i Balcani occidentali. L’ultimo rifiuto arrivato lo scorso ottobre, imposto dalla Francia, era stato etichettato come un “errore storico“. Per essere chiari, gli argomenti a sostegno della decisione di Emmanuel Macron, seguiti da un paper presentato nel febbraio 2020, che suggeriva un processo condizionale in sette fasi verso l’adesione all’Unione, basato su forte condizionamento per evitare le retrocessioni, erano tutti valenti nella lettera, ma meno nello spirito.

I problemi dei Balcani
È lodevole che, nonostante tutti i problemi interni, l’Ue si sia concentrata su un calcolo visionario e pragmatico su benefici e costi, creando una base razionale per la rivitalizzazione del processo di allargamento per i Balcani occidentali. Ogni eventuale ulteriore ritardo avrebbero consentito il declino del potere naturale di attrazione dell’Unione, ma anche la creazione di visioni contrastanti per il futuro dei Balcani. In quanto tale, la decisione di dare il via libera all’apertura dei negoziati non deve essere vista come una decisione di beneficenza, ma di interesse vitale personale di un’Europa geopolitica. Altre controversie difficili rimangono aperte nella regione, come la disputa tra il Kosovo e la Serbia, e i problemi nella BosniaErzegovina.

In un mondo dove si vede il ritorno della “grande competizione di potere”, altri attori esterni, innestatori e attiranti, hanno amplificato la loro influenza illiberale nei Balcani occidentali, attraverso una maggiore visibilità economica e politica. Negli ultimi anni, l’interferenza aggressiva della Russia nei Balcani è cresciuta con l’obiettivo di aumentare i costi dell’integrazione dei Paesi della regione nella Nato e nell’Ue, fungendo da spoiler e sfruttando le vulnerabilità interne politiche ed economiche. La Cina sta aumentando la sua influenza nella regione, tramite ambigui affari finanziari e trappole sui debiti, per ottenere un controllo economico e geopolitico nella regione.

Gli sforzi considerevoli dell’Ue dedicati alla promozione del buon governo nei Balcani occidentali si sono persi troppo spesso nel rumore del discorso politico, e le risposte non sono state all’altezza delle aspettative. Questo punto è spiegato dal fatto che tutti i paesi della regione hanno perso terreno sul fronte del miglioramento dello stato di diritto, della garanzia della libertà mediatica, del controllo della corruzione, dello sviluppo democratico. Ciò, a sua volta, ha creato nuovi spazi per leader populisti che dichiaratamente promuovono l’idea europea senza cambiare le loro consuete abitudini politiche.

Il rivisto processo di allargamento dell’Ue, che si concentrerà sui fondamentali, come lo stato di diritto, la lotta contro la corruzione e lo sviluppo economico, porterà una dose tanto necessaria di realismo per i Balcani occidentali, ma anche per le istituzioni comunitarie. Sostenere questo slancio politico sarà la chiave. Il percorso sarà certamente lungo.

Stress test europeo
In un certo modo, la decisione è stata anche simbolica, un simbolo di solidarietà europea. L’Europa sta combattendo la pandemia del secolo, che ha creato una grande crisi della salute pubblica e si sta preparando per la recessione economica che seguirà. Ci vorrà molto tempo prima che si torni alla normalità. La crisi porterà conseguenze impreviste per l’economia di libero mercato, le società aperte, la sicurezza e la difesa del continente. Il vero stress test per l’Ue sarà la gestione comune della ripresa economica.

I Balcani occidentali non dovranno essere lasciati esclusi dalla risposta comune europea. Il danno economico che questa crisi porterà alla regione povera dell’Europa sarà enorme, considerando che il reddito medio pro capite nei Balcani occidentali è inferiore a 5000 euro (solo il 14% del reddito medio nell’Ue). A peggiorare le cose, i Balcani occidentali potrebbero essere colpiti da una recessione economica che causerebbe un collasso delle entrate del governo e del benessere, un aumento dei debiti sovrani, una diminuzione delle rimesse e degli investimenti esteri, creando maggiori disparità economiche e sociali. L’Unione europea dovrà sostenere la regione con un piano comprensivo economico e di investimenti.

Un altro settore in cui l’Ue dovrebbe intraprendere un’azione più ampia e coordinata è la comunicazione strategica, per aumentare la fiducia del pubblico negli Stati membri e in quelli aspiranti, per contrastare la propaganda russa e cinese che mira a danneggiare il soft power dell’Ue. Per i Balcani occidentali, l’Unione ha già annunciato un piano di assistenza di 410 milioni di euro, per far fronte alle urgenti esigenze mediche e alla ripresa economica nel lungo termine. Nonostante ciò, la narrazione che si sta lentamente costruendo nella regione, in Serbia in particolare, è che la Cina è il vero partner che sta aiutando nei momenti di bisogno.

Da ogni crisi nascono anche delle opportunità. I Balcani occidentali, con un mercato di 18 milioni di consumatori, facilmente collegabile al mercato comune europeo, hanno un reale potenziale economico. In tempi in cui la globalizzazione verrà rivista e le reti di produzione verranno ridimensionate, nuove opportunità si possono creare per attrarre nuovi investimenti occidentali nei Balcani. Ma non devono mancare le condizioni per un ambiente commerciale amichevole e attraente. Ancora una volta, il tempismo conta.