Due anni alle presidenziali in Francia
Mancano due anni esatti alle elezioni presidenziali francesi, i cui due turni dovrebbero essere scaglionati tra fine aprile e inizio maggio del 2022. In questo periodo l’opinione pubblica avrà il tempo d’interrogarsi e di fare previsioni sulla popolarità del presidente Emmanuel Macron e sulle chances dei suoi rivali: il Rassemblement national (RN) di Marine Le Pen e quelle stesse formazioni tradizionali di destra e di sinistra che sono oggi in cerca di rivincite dopo essere state stritolate da Macron nel 2017, prima alle presidenziali e poi alle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale.
Dal 2017 al 2022: Le Pen ci riprova
Il RN è un movimento forte, ma isolato. Del resto propro il suo isolamento è la chiave della sua forza: i francesi vedono in Marine Le Pen l’alternativa non a un altro partito, ma a tutti quanti gli altri partiti. Alle presidenziali del 2017, la Le Pen è stata abbastanza forte da qualificarsi per il secondo turno (ottenendo al primo il 21,3 per cento contro il 24 di Emmanuel Macron), ma è stata poi schiacciata nel testa a testa finale, che per Macron si è rivelato una sorta di passeggiata verso l’Eliseo.
Da qui bisogna partire per immaginare lo scenario del 2022. Salvo sorprese, sia Macron sia la Le Pen saranno ancora candidati. Forse, ma non è detto, saranno ancora loro a battersi nel duello finale. L’Aventino dell’opposizione non ha messo in difficoltà la leader dell’estrema destra, che si è anzi rafforzata nel periodo 2018-19 esprimendo il proprio sostegno alla rivolta dei “gilets gialli”. Lo si è visto alle Europee del 2019, quando il RN si è affermato come maggior partito francese.
L’ipotesi che Marine Le Pen si qualifichi per il secondo turno presidenziale del 2022 è del tutto plausibile, ma in ogni caso la leader dell’estrema destra avrebbe scarsissime possibilità di conquistare il successo finale.
Il paradosso nella politica transalpina
Dunque la politica transalpina è davanti a una sorta di paradosso: un’elezione a due turni verrebbe di fatto trasformata (per la seconda volta consecutiva) in elezione a un solo turno, visto che l’avversario della Le Pen avrebbe le chiavi dell’Eliseo praticamente in tasca. Dal punto di vista di Macron, questo potrebbe non essere un male. Un secondo turno contro un esponente socialista, ecologista, liberale o neogollista sarebbe per lui ben più insidioso di un duello in cui molti elettori si esprimerebbero comunque a suo favore, anche “turandosi il naso”.
Dunque lo scontro al primo turno del 2022 sarà particolarmente duro. C’è davvero da chiedersi se destra e sinistra (con l’ecologista Yannick Jadot in posizione chiave) saranno capaci o no di esprimere candidati più forti del presidente uscente. I giochi sono più aperti di quanto generalmente si creda. Macron ha di che preoccuparsi perché la sua corsa potrebbe anche fermarsi al primo turno delle prossime presidenziali.
Segnali di difficoltà per Macron
Malgrado la voglia di unità nazionale, causata dall’emergenza sanitaria, per Macron le cose non vanno bene. Il primo turno delle comunali, svoltosi il 15 marzo 2020, ha dimostrato che la vecchia destra e la vecchia sinistra sono ancora forti e molto radicate sul territorio. A Parigi, la candidata macronista è terza nella corsa alla carica di sindaco (che si concluderà chissà quando, visto che le comunali sono state sospese tra i due turni a causa della pandemia).
Nel cuore del suo quinquennio presidenziale, Macron aveva posto la riforma pensionistica, le cui inevitabili frizioni sociali, ampiamente previste, avrebbero dovuto essere poco più d’un ricordo al momento della campagna elettorale di inizio 2022. Ma il Covid-19 ha sconvolto tutto. La riforma non ha esaurito il suo iter parlamentare e Macron ha dovuto metterla in frigorifero, non si sa fino a quando. Nella maggioranza c’è chi vorrebbe abbandonarla definitivamente, cosa che forse accadrà.
Tre risultati per un successo
Debole in politica interna, Macron deve adesso ottenere tre risultati: presentarsi come un “condottiero” affidabile nella gestione dell’emergenza sanitaria, trovare i fondi per finanziare il suo ambizioso programma di rilancio economico e dimostrarsi un personaggio chiave nella gestione della crisi europea. Tre cose in realtà legate tra loro. La pagina dell’emergenza sanitaria e delle sue conseguenze economiche sarà voltata solo tra parecchi mesi, quando la Francia comincerà a pensare davvero alle presidenziali.
L’importanza delle elezioni del 2022 è tale che, già un anno prima di quella scadenza, tutta quanta la politica nazionale si svilupperà in quella direzione. Macron lo sa. Nella sua ottica, le prossime sfide europee devono rimpiazzare l’ormai accantonata riforma pensionistica. Ha bisogno di un successo, che può venire da Bruxelles.