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Incarico di governo ed emergenza Covid-19

Tutti contro Netanyahu: Israele tenta la carta Gantz

16 Mar 2020 - Nello del Gatto - Nello del Gatto

Ha potuto più l’odio che la politica. Il sentimento di opposizione a Benjamin Netanyahu, il premier più longevo nella storia di Israele, è riuscito – più che la politica, più che l’emergenza coronavirus -, a catalizzare insieme forze diversissime per un governo di Israele contro Bibi.

Stamattina, come annunciato già ieri sera (anche se c’erano spazi ancora per un governo a guida Netanyahu), il presidente israeliano Reuven Rivlin ha consegnato nelle mani del leader di Blu e Bianco Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore dell’esercito, il mandato di formare il governo, dopo le terze elezioni in meno di un anno per Israele. Ora l’ex generale ha quattro settimane per trovare la quadra. E non sarà semplice, perché ci sono non pochi malumori nella sua coalizione e perché il momento, con la crisi del Covid-19, spinge ancora verso un governo di emergenza appoggiato da tutti.

Come si è arrivati all’incarico
La strada che ha portato a questo incarico è stata molto tortuosa. Alle elezioni dello scorso 2 marzo, il Likud di Netanyahu ha conquistato una maggioranza relativa di seggi – 36 a fronte dei 33 di Blu e Bianco -. La coalizione di destra che appoggia Netanyahu, però, si è fermata a 58 seggi, tre meno della soglia minima per ottenere la maggioranza nella Knesset, il Parlamento israeliano. Con l’arrivo dei dati ufficiali al presidente Rivlin lo scorso giovedì, si è potuto cominciare a pensare all’incarico e a costruire il consenso, ma l’emergenza coronavirus, che in Israele ha toccato fino ad ora 344 persone con quattro ricoverati gravi e oltre 47mila in quarantena, ha rimescolato le carte.

Sabato sera Netanyahu aveva annunciato in televisione che avrebbe chiuso il Paese per la pandemia e invitato i suoi oppositori ad un governo di unità. Blu e Bianco aveva dichiarato la sua disponibilità ad unirsi ai rivali per superare l’emergenza. A sparigliare le carte, prima delle formali consultazioni con il presidente di ieri, è stato l’annuncio del rinvio al 24 maggio del processo a Netanyahu che sarebbe dovuto cominciare domani. L’annuncio è stato dato dal tribunale dopo che il ministro della Giustizia, nelle prime ore di domenica, aveva deciso per uno stop di molti processi e un rallentamento dei lavori giudiziari a causa dell’emergenza da Covid-19.

Un rinvio che non è piaciuto ai rappresentanti Blu e Bianco, che hanno fatto un passo indietro e hanno ripreso i colloqui con gli altri partiti, in particolare con la Lista Araba Unita. Qui, su 15 parlamentari eletti, tre si erano dichiarati contrari a sostenere l’ex capo di Stato maggiore. Ma dinanzi al presidente israeliano, la posizione dei deputati del Balad, prima recalcitranti, è stata “se ci sono altri che lo sostengono e con noi si arriva alla maggioranza, ci siamo per sconfiggere Netanyahu”. In aiuto di Gantz è arrivato anche il leader della destra laica Avigdor Lieberman con il suo partito russofono Yisrael Beiteinu, da oltre un anno ago della bilancia dei destini politici e governativi di Netanyahu, dopo aver fatto cadere da alleato e membro il governo l’anno scorso, cosa che ha portato alle prime della terna di consultazioni. Anche Lieberman ha accettato, ribadendo un’indicazione che aveva già dato, più per odio politico nei confronti di Netanyahu che per sostegno a Gantz. Non a caso si troverà insieme sia alla sinistra del partito laburista, sia agli arabi, con i quali – ricambiato – aveva annunciato che non avrebbe mai governato.

Si è invece tirato indietro un esponente della sinistra, per cui Gantz può contare sulla risicata maggioranza di 61 seggi, il numero minimo per formare un esecutivo che goda del sostegno parlamentare.

L’opzione del governo di unità ed emergenza
Ma il governo di unità e di emergenza è ancora sul tavolo. Al termine della giornata di consultazioni, il presidente Rivlin, che chiede un governo di coalizione sin dalla scorsa tornata per far uscire il Paese dall’impasse politica nella quale si trova, ha riconvocato Netanyahu e Gantz per tentare di convincerli a sedersi insieme. L’ex capo di Stato maggiore ha accusato il premier di non avere interesse a formare il governo di unità, anche perché agli annuncia via media non è mai seguito un invito formale ad un incontro. La riunione nella residenza del presidente si è così chiusa con un nulla di fatto.

L’ipotesi del governo di emergenza resta sul tavolo, anche perché in Blu e Bianco ci sono malumori per l’alleanza con gli arabi. Gantz dovrà infatti spiegare ai suoi come vorrà comportarsi ora con le promesse dell’annessione della valle del Giordano e l’appoggio al piano di pace di Donald Trump, avversate dai parlamentari arabi. Il premier incaricato, accettando l’incarico, ha parlato della volontà di formare in pochi giorni un governo “ampio e patriottico, che rappresenti tutti i cittadini di Israele, con l’intento di difendere i diritti dei residenti di Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr), dei cittadini arabi e dei residenti della periferia e del centro del Paese”. Ora c’è da capire come e se gli arabi entreranno in maggioranza. La via più probabile è un governo di minoranza con appoggio esterno della Lista Araba Unita per superare la crisi.