Coronavirus: Trump ipoteca la rielezione?
Dopo settimane, se non mesi, in cui gli Stati Uniti hanno sostanzialmente ignorato la possibilità che il Covid-19 si diffondesse nel Paese, l’America finalmente si prepara ad affrontare l’emergenza. Fino a pochi giorni fa il presidente Donald Trump minimizzava ripetutamente i rischi, isolava gli alleati con controversi decreti di travel ban, escludeva gli Usa da un ruolo di leadership globale nella lotta al coronavirus. Oggi, l’inquilino della Casa Bianca, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza, non può più sottovalutare il problema semplicemente perché – nonostante l’abbia definito un “virus straniero” – la battaglia si è spostata sul fronte interno.
La principale preoccupazione del presidente Trump, soprattutto in un anno elettorale, è l’economia. Dopo il taglio dei tassi deciso dalla Federal Reserve – una misura che ormai non sorprende – il governo si prepara al varo di una mega manovra che potrebbe raggiungere la cifra record di mille miliardi di dollari. Per di più si appresta a farlo col sostegno del Partito democratico che, da un lato avrà così la possibilità di inserire proposte proprie, dall’altro lato condividerà però la responsabilità delle scelte presidenziali in questo grave momento di crisi. I democratici si prendono un grosso rischio, considerato l’inevitabile stop alle primarie e le difficoltà emerse nell’affermazione della leadership di Joe Biden.
Il provvedimento si articola su due fronti principali: il primo è l’investimento nella ricerca del vaccino e nella mappatura della diffusione del virus tramite test di massa. Il secondo è il sostegno diretto alle imprese e ai lavoratori. Tra le proposte che fanno più discutere c’è sicuramente quella di destinare, a una fascia di popolazione ancora indefinita, un assegno diretto. Una forma di sostegno diretto al reddito, per far fronte alle difficoltà del momento, e che dovrebbe essere di circa 1000 dollari. Negli Usa il tema del reddito e della salute sono però sfortunatamente collegati nella quotidianità di milioni di americani.
Le criticità del sistema sanitario
Infatti, se è vero che gli Stati Uniti hanno il maggior numero pro-capite di letti di terapia intensiva è anche vero che il sistema, largamente privatistico, delle assicurazioni sanitarie ha molte falle. In primis, possiamo dire che le assicurazioni sanitarie funzionano in maniera simile alle nostre assicurazioni automobilistiche.
Questo significa che i costi che ognuno sostiene sono calcolati su base individuale e, dunque, variano molto non solo da persona a persona ma anche a seconda del tipo di struttura ospedaliera a cui la gente si affida. A questa base privata si aggiungono due programmi di supporto pubblico: Medicare, dedicato agli over 65, e Medicaid, dedicato alle fasce di popolazione più povere. Tali programmi da sé non garantiscono un’assistenza completa. Infatti, normalmente vanno a integrare un’assicurazione privata, a erogare servizi essenziali oppure a offrire una copertura parziale delle spese da sostenere. Il problema è che per accedere a Medicaid bisogna avere un contratto di lavoro e, con lo shutdown di molte attività in atto, senza forme di protezione sociale, molti lavoratori stanno già perdendo il proprio impiego.
Ma c’è di più. Oltre il 30% dei lavoratori dipendenti non ha la malattia pagata. Inoltre, si calcola che più di 30 milioni di americani non abbia un’assicurazione sanitaria (tra il 13% e il 14% della popolazione). Considerato però che i prezzi delle prestazioni li fa il privato, i conti di chi si rivolge all’assistenza sanitaria raramente tornano. Fatture gonfiate che spesso mandano in bancarotta i cittadini. Per tutti questi motivi esistono numerosi studi che dimostrano come una larghissima fetta di popolazione (oltre il 25%) ignori situazioni di salute anche gravi per via della paura dei costi che dovrà affrontare. Il che, per quanto riguarda l’emergenza Covid-19, significa che le persone si affideranno a cure mediche solo quando gli sarà inevitabile e dunque andranno a occupare soprattutto le terapie intensive.
La gestione dell’emergenza sul territorio
Ora, se pensiamo alla confusione e la sovrapposizione di poteri avvenuta tra il livello regionale e il livello nazionale in Italia, è facile comprendere quali possano essere le conseguenze di dinamiche analoghe in uno Stato federale vasto e articolato come gli Stati Uniti. La verità è che, viste le caratteristiche del sistema sanitario, la popolazione, l’articolazione dei poteri e delle leggi nello Stato federale, gli Stati Uniti sono a rischio almeno quanto l’Italia.
Ma vediamo i numeri. Ci sono più di 13 mila casi confermati, almeno uno per ogni Stato. Oltre ad aver invitato i cittadini al distanziamento sociale e al telelavoro, come in Italia in molti Stati sono chiuse scuole, librerie, negozi. Una delle aree più colpite è quella di New York, per cui c’è grande preoccupazione per Manhattan, una tra le aree più densamente popolate al mondo. Gli Stati di New York, New Jersey e Connecticut hanno attivato un coordinamento regionale. Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo ha dichiarato che più velocemente e meglio le comunità si bloccheranno, prima saranno in grado di ripartire. In polemica con Trump, che l’aveva invitato ad intervenire in maniera più efficace, Cuomo ha affermato che sarebbe stato meglio se il governo federale avesse stabilito delle regole generali valide per tutti, invece che scaricare a livello dei singoli stati la responsabilità. Trump ha infatti chiesto ai governatori di occuparsi anche del recupero del materiale medico necessario. La parola d’ordine è cercare di evitare lo scenario italiano che però, malgrado questi presupposti, nel frattempo in Europa stia già diventando un modello di precauzioni ormai inevitabile.
Conseguenze drammatiche
Se non vengono stabilite delle regole a livello che federale per questa emergenza, le problematiche che ne scaturiranno saranno numerose. Infatti, non basterà offrire test gratuiti, senza contare che già questa singola misura è estremamente difficile da mettere in atto in un sistema tanto frammentato. La diffusione del coronavirus negli Stati Uniti potrebbe scoperchiare il vaso di Pandora di un’economia apparentemente in ottima forma e mostrare le disuguaglianze e gli squilibri sociali su cui si fonda.
Se, oltre alle ingenti misure finanziarie Trump non esibirà una solida risposta muscolare anche rispetto alle criticità evidenziate, gli effetti potrebbero vedersi sulle elezioni presidenziali di novembre. Se non vuole perdere, Trump non può permettersi di lasciare solo l’americano “medio” di fronte a una inevitabile crisi economica e alle insidie di un sistema sanitario che risponde caso per caso.
Dopo aver ignorato la possibilità di usare la leadership internazionale degli Stati Uniti per guidare una risposta globale alla diffusione del virus, dopo aver abbandonato i propri alleati occidentali, Donald Trump si trova di fronte ad una sfida che non può evitare: dare una risposta al suo Paese. Una risposta che, se fosse efficace, gli garantirebbe certamente la rielezione.