IAI
LETTERA APERTA DI ECONOMISTI ITALIANI

Per una nuova politica economica europea

19 Mar 2020 - Marcello Signorelli - Marcello Signorelli

Bene la decisione di emergenza della Bce di ieri sera (che rimedia anche alla pessima dichiarazione della Lagarde di una settimana fa), ma è evidente che non basta assolutamente: anche le banche centrali devono ulteriormente addentrarsi in misure innovative che meglio raggiungano le persone e le imprese più in sofferenza e meritevoli di aiuto e, soprattutto, è molto importante che le politiche di bilancio siano coordinatamente espansive e, nell’eurozona, è necessario avere consapevolezza che i pur ampi margini di flessibilità concessi ai deficit nazionali non bastano e che si raccolgano finalmente le ingenti risorse necessarie in maniera centralizzata (eurobond), magari con distribuzione delle stesse agli stati in proporzione alla popolazione per facilitare il consenso anche di Germania e altri. In proposito si veda la “Lettera Aperta” che in poche ore ha avuto oltre 170 adesioni di economisti italiani di varia impostazione e visione macroeconomica, indirizzata al Commissario Europeo per l’Economia, al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia, oggi pubblicata anche da AffarInternazionali.

Nella “Lettera Aperta” si sottolinea l’urgenza che l’Unione Europea adotti un pacchetto di provvedimenti di politica economica in grado di far fronte alla grave crisi sanitaria ed economica che si prospetta, dovuta alla diffusione del coronavirus. Il problema è globale e richiede interventi tempestivi da parte degli organismi internazionali. È ormai chiaro che la recessione che si prospetta non è solo determinata dalla caduta dell’offerta ma è anche legata alla forte riduzione della domanda.

Dal lato dell’offerta, il rallentamento dell’attività economica globale comporta brusche interruzioni delle catene dei rifornimenti delle filiere internazionali di produzione (global value chain). La riduzione dei livelli produttivi riduce i ricavi e aumenta in maniera insostenibile il peso dei costi fissi delle imprese. Dal lato della domanda, il consumo di beni e servizi sta subendo una forte contrazione in molti settori e l’effetto domino ne amplifica gli effetti, mettendo in crisi l’intera economia.

Un’emergenza così grave, non adeguatamente gestita, potrebbe portare alla fine della moneta unica e in ultima analisi alla disgregazione finale dell’Unione Europea. Quali sono le ragioni dello stare insieme se l’Unione europea non è neanche in grado di intervenire efficacemente di fronte a una crisi che sta colpendo tutti i paesi europei? In questo momento sono indispensabili stanziamenti urgenti a sostegno del sistema sanitario, delle famiglie e delle imprese di tutti i paesi europei, ma non crediamo che si tratti solo di garantire maggiore flessibilità ai bilanci pubblici nazionali, perché gli stanziamenti dei singoli stati non sarebbero sufficienti e comunque comporterebbero aumenti del deficit pubblico e dello spread degli interessi sul debito pubblico che vanificherebbero le politiche di riequilibrio dei conti pubblici. Concordiamo con chi sostiene che l’Ue debba mettere a disposizione dei paesi membri ingenti risorse per far fronte con rapidità e in maniera adeguata all’emergenza sanitaria, economica e sociale. Riteniamo che questo momento di crisi debba essere trasformato in un’occasione concreta per valorizzare la specificità europea rispetto ad altri sistemi sanitari e di protezione sociale, e per mostrare ai cittadini europei il senso profondo della nostra unione.

Nella “Lettera Aperta” sono indicati i seguenti provvedimenti urgenti per far fronte alla crisi sanitaria ed economica dovrebbero riguardare:

  1. Il finanziamento immediato dei sistemi sanitari dell’Unione europea per l’aumento del personale sanitario e dei posti letto degli ospedali, per le spese riguardanti i test clinici e per le attrezzature per la protezione del personale sanitario.
  2. Un sussidio di disoccupazione temporaneo per tutti i lavoratori a tempo indeterminato o a tempo determinato che rimarranno senza lavoro nei prossimi mesi a causa della flessione dell’attività produttiva.
  3. Un indennizzo economico alle famiglie messe in quarantena domiciliare.
  4. Sussidi e apertura di linee di credito alle imprese che devono sospendere temporaneamente l’attività a causa della messa in quarantena del personale o della caduta della domanda da parte dei consumatori.
  5. Assistenza ai minori nel caso di ricovero di entrambi i genitori e agli anziani non auto-sufficienti nel caso di ricovero delle persone che li assistono. Aiuti alle famiglie nei periodi in cui le scuole sono chiuse a titolo precauzionale.
  6. Un finanziamento straordinario del sistema scolastico per l’acquisto di apparecchiature che consentano la didattica a distanza.
  7. Un finanziamento alle organizzazioni del terzo settore che operano a sostegno delle situazioni di emergenza createsi con la diffusione del coronavirus.
  8. Infine, è necessario realizzare un grande piano d’investimenti, relativo a infrastrutture e ambiente, che rilanci l’economia europea già fortemente colpita dalla crisi finanziaria e ora messa in ginocchio dalla crisi sanitaria.

L’aspetto cruciale riguarda il finanziamento delle risorse necessarie. Nella “Lettera Aperta” si specifica che questi provvedimenti richiedono l’attuazione di un rapido piano di spese correnti e d’investimenti pubblici per il cui finanziamento va creato un appropriato “strumento di scopo”, sostenuto da garanzie comuni, privo di rischio, e quindi caratterizzato da bassi tassi d’interesse (safe asset). In sostanza, si fa riferimento a obbligazioni emesse a livello di Eurozona (Eurobond) e si sottolinea come tale nuovo strumento sarà ben accetto alla massa del risparmio attualmente inoperoso.

Per agevolare l’accoglimento unanime di tutti gli stati membri, le risorse così raccolte a livello europeo potrebbe essere distribuite ai singoli paesi in proporzione alla popolazione.