Coronavirus: la Cina e l’opera di convincimento globale
Si è già parlato ampiamente degli effetti che la macchina propagandistica cinese sta ottenendo sulla popolazione cinese in merito all’epidemia di Covid-19 e la conseguente risposta di Pechino. Ora cominciano anche a emergere le prime analisi sull’impatto che la rinnovata spinta comunicativa cinese ha sul resto del mondo. Infatti, la Cina ha deciso di ampliare il proprio spettro di attenzione e cimentarsi in un’opera di convincimento globale che la vedrebbe nel ruolo di Paese solidale, pronto ad aiutare coloro che sono in difficoltà nella lotta contro il virus.
L’abilità comunicativa cinese pare aver colto l’occasione presentata da questa pandemia per proiettare sul globo l’immagine tanto ambita di Paese responsabile.
Italia: un’opportunità per la Cina
Di particolare interesse è il fatto che proprio l’Italia sembra possa contribuire al raggiungimento di tale obiettivo. A un anno dalla controversa firma del memorandum con la Cina sulla Nuova Via della Seta, la relazione che esiste tra i due Paesi torna ad attirare l’attenzione dei più, seppur in condizioni assai differenti. La scorsa settimana, la Repubblica popolare ha spedito all’Italia forniture mediche e inviato una squadra di medici per assistere il nostro Paese nella lotta contro la pandemia. La già evidente valenza politica del gesto di solidarietà è ulteriormente accentuata da due elementi: il momento di apparente isolamento dell’Italia da parte dei propri alleati tradizionali e, soprattutto, il modo in cui l’azione viene comunicata.
Nonostante ora sia l’Unione europea sia alcuni degli Stati membri più prominenti, come Germania e Francia, abbiano dimostrato la propria disponibilità ad aiutare l’Italia, inizialmente la situazione risultava ben diversa. L’Ue, lenta nella sua risposta, ha ancora una volta lasciato spazio agli egoismi di Paesi come Francia e Germania che, per paura dell’impatto del virus sui propri territori, avevano bloccato le esportazioni di mascherine. In tale condizione di isolamento e con un sempre crescente numero di contagi, l’Italia ha cercato aiuti altrove e questi non hanno tardato ad arrivare proprio dal Paese in cui l’epidemia si era generata e che altro non aspettava che un’opportunità per mostrare la propria rinnovata solidarietà e tornare a proiettare un’immagine globale positiva.
Sforzo comunicativo
A questo punto entra in gioco il secondo elemento: la comunicazione. Difatti, nessuna delle azioni intraprese dalla Cina per sostenere lo sforzo italiano avrebbe ottenuto l’esito desiderato se non fossero state accompagnate da una campagna di comunicazione intensa sia da parte cinese che italiana. Se da un lato l’ambasciata della Repubblica popolare cinese ha pubblicizzato ininterrottamente gli aiuti cinesi all’Italia su diversi outlet, accentuando puntualmente il gesto di solidarietà e legando questo alla speciale relazione che unisce Roma e Pechino, dall’altra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto la sua buona fetta di lavoro. Di Maio, seguendo e condividendo in diretta l’arrivo delle forniture mediche e dei medici cinesi, ne ha accentuato la valenza diplomatica.
Per questo, gli aiuti cinesi sono stati pubblicizzati e accolti come provvidenziali. Nonostante spesso additata come inefficace perché eccessivamente esplicita e lontana dalle concezioni europee di comunicazione, la propaganda cinese sembra aver centrato il bersaglio in Italia. Sotto i tweet dell’ambasciata cinese a Roma si leggono numerosi ringraziamenti da parte dei cittadini italiani per l’aiuto di Pechino, mentre l’Ue, i suoi membri e, non per ultimo, l’alleato americano, vengono aspramente criticati.
Specificità italiana
Detto ciò, sarebbe erroneo considerare la gratitudine italiana come un cambio di preferenze da parte del nostro Paese: ricordiamoci che fino a qualche settimana fa vi erano numerosi episodi di razzismo nei confronti dei cinesi e che la situazione in cui si trova il paese al momento è a dir poco particolare. Questo per dire che la gratitudine e l’apprezzamento nei confronti delle gesta cinesi potrebbero andarsene a crisi finita proprio come sono arrivati. Tuttavia, il caso italiano rimane di particolare interesse per la sua potenziale esemplarità: bisogna chiedersi se l’Italia sia un banco di prova per un approccio che la Cina intende adottare con altri Paesi e anche se l’attuale successo della propaganda cinese sia specifico al caso italiano o se invece verrà replicato altrove.
Parte del governo italiano, ovvero quella pentastellata, è indubbiamente più favorevole alla Cina rispetto alla media degli altri esecutivi europei. Questo elemento rende più facile la penetrazione e il conseguente successo della propaganda cinese nel paese poiché la politica nazionale parte già da una posizione di minore ostilità nei confronti della Cina. Tuttavia, situazioni di crisi come quella che ci troviamo a vivere al momento creano condizioni propizie per risposte che esulano dal consueto posizionamento di un Paese, soprattutto se si considera che, nonostante la strumentalizzazione politica e geopolitica, questa crisi è di natura medica. Perciò è probabile che anche gli Stati europei più reticenti, in caso di bisogno, accettino l’aiuto cinese, ma in tale eventualità rimane in dubbio l’efficacia della propaganda che accompagnerà questi aiuti.