Improbabile un rinvio delle presidenziali. Mai accaduto
Con il successo in tre Stati dalle caratteristiche assai diverse Florida (latinos non messicani), Illinois (classe media e lavoratori industriali) e Arizona (ovest bilingue), Joe Biden si è assicurato di fatto la nomination democratica, anche se per ora, a due terzi della corsa delle primarie, dispone di circa 1400 delegati sui 1991 necessari per arrivare vincente alla Convenzione di luglio.
Il balzo dell’ex-vicepresidente di Obama e il ridimensionamento di Sanders significano che il 3 novembre gli americani saranno chiamati a scegliere tra il volubile narciso repubblicano Trump e lo sperimentato democratico sostenuto da una coalizione tra una parte della classe media, i liberal e le (ex) minoranze non-bianche.
Due gli interrogativi: che impatto avrà la pandemia del virus che esploderà nei mesi cruciali della campagna elettorale? Sarà sospeso nell’emergenza il voto popolare di novembre?
Capitolo virus. È difficile prevedere l’impatto della pandemia nella società americana priva di adeguate strutture sanitarie e abituata a ritenere che con il denaro si possa affrontare e vincere qualsiasi ostacolo. La doppia autorità, federale e statale, produrrà molte disparità di comportamento tra i vari Stati.
È prevedibile che Trump si giocherà tutto su una distribuzione di dollari a pioggia (strategia elicottero), diretta all’economia piccola e grande, e ai singoli individui, senza tuttavia impegnarsi minimamente in alcuna riforma generale dell’assistenza e della previdenza, che è estranea alla sua mentalità.
Biden, diversamente, come nella tradizione Franklin Delano Roosevelt-Lyndon Johnson-Barack Obama, riproporrà ancora una volta un sistema sanitario generalizzato, un’attenzione prioritaria alle classi medio-basse in crisi, e prometterà infrastrutture volte a migliorare la qualità della vita.
Capitolo voto popolare. Mi pare del tutto improbabile che il voto del 3 novembre sia sospeso o rimandato. Non è mai accaduto in 230 anni di vita degli Stati Uniti fin dal 1790. Il voto a data fissa ogni quattro anni previsto dall’art. II della Costituzione non può essere alterato né dal presidente, né dal Congresso, né dalla Corte suprema, né dagli Stati.
Gli Stati Uniti hanno votato puntualmente durante la Guerra civile nel 1864, negli anni della spagnola nel 1920, nel momento della più acuta crisi economica nel 1932, durante la seconda guerra mondiale nel 1944, sempre nel rispetto della democrazia elettorale. Così è pressoché certo che accadrà anche questa volta nella nuova emergenza.