La guerra economica al coronavirus
La pandemia di Covid-19 non ha confini e sta colpendo tutte le economie, anche le più forti. La ricetta perfetta contro la crisi non esiste, ma gli esecutivi di più di mezzo mondo la stanno cercando. Non solo in Europa, ma ovunque: Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Russia… Dopo l’allarme di recessione globale lanciato dal Fondo monetario internazionale e il rinvio della soluzione comunitaria da parte del Consiglio europeo, ecco le risposte varate dalle maggiori potenze mondiali per calmierare l’impatto del virus sull’economia.
Usa: 2mila miliardi di dollari
Contro l’emergenza, il Congresso Usa ha approvato nella giornata di venerdì 27 marzo 2020 un piano da 2mila miliardi di dollari. Dopo lunghe contrattazioni e il via libera del Senato all’unanimità, riporta il New York Times, anche la Camera dei Rappresentanti ha raggiunto il sì decisivo. Il più grande piano di salvataggio economico della storia del Paese è stato pensato dall’amministrazione Trump per tutelare dalle ricadute della pandemia i diversi attori dell’economia: via all’helicopter money tramite un assegno di 1.200 dollari per gli adulti con reddito fino a 75.000 dollari all’anno (500 dollari per bambino); aumentata la spesa destinata alla disoccupazione (3,5 milioni di richiedenti sussidio dall’arrivo del coronavirus in Usa) e agli ospedali (100 miliardi di dollari); creazione di un fondo per il sostegno finanziario per le grandi corporation di 500 miliardi di dollari; prestiti a garanzia statale fino a 350 miliardi per le piccole imprese.
Infine, Donald Trump ha dichiarato di voler far produrre respiratori e altri macchinari sanitari ad aziende americane come la General Motors. Si tratta dell’applicazione del Defense Production Act, una legge federale degli anni ’50 che permette a Washington di chiedere ad aziende di vario tipo di riconvertire la propria produzione, a seconda della necessità in tempi di di crisi.
Germania: salta lo schwarze null
Misure consistenti quelle prese da Berlino con il via libera al nuovo pacchetto di aiuti per l’economia: deficit pari a 156 miliardi di euro e 1.100 miliardi di euro di prestiti garantite alle imprese. Per il Financial Times la notizia è quella dell’eliminazione del vincolo costituzionale che impone il pareggio di bilancio: niente schwarze null (zero nero) e possibilità di indebitamento federale. Il piano comprende interventi a favore dell’occupazione e dell’aziende, alleggerimenti degli affitti, sostegno ai fruitori dei redditi minimi e ai disoccupati.
Il pacchetto è stato approvato dal Bundestag, permettendo al governo di stanziare 356 miliardi di euro (756 miliardi, tra prestiti e garanzie), all’incirca il 10% del Pil. A questi vanno aggiunti anche 100 miliardi per un fondo di stabilizzazione a favore delle aziende danneggiate. Altri 400 miliardi di garanzie statali per debiti di imprese colpite dalla crisi. Inoltre, altri 100 miliardi sono destinati a sostegno della banca di investimento statale KfW, la Cassa depositi e prestiti tedesca, che grazie ai suoi 357 miliardi potrà a sua volta garantire prestiti in futuro per 822 miliardi di euro. Ulteriori fondi vengono sbloccati per la sanità: 3,5 miliardi a disposizione immediata.
Francia: 45 miliardi, aiuti e polemiche
Parigi vara un piano da 45 miliardi di euro a imprese e lavoratori e garantisce prestiti alle aziende fino a 300 miliardi. A causa dello scoppio della pandemia è prevista una contrazione dell’economia dell’1% quest’anno: le fonti sono quelle ministeriali. Infatti, è proprio il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire a dire alla radio francese Rtl che “sarà una guerra economica e finanziaria che durerà nel tempo”, e per questo lo Stato sta “per mobilitare 45 miliardi di euro come nostra prima assistenza economica immediata alle aziende”. I fondi messi in campo dall’Eliseo si aggiungono ai 300 miliardi di euro di garanzie sui prestiti governativi già annunciati dal presidente francese Emmanuel Macron. Infine, vengono stanziati come “dispositivo straordinario” anche i 5 miliardi a sostegno della ricerca, di cui uno diretto al campo sanitario (sbloccabili nei prossimi 10 anni).
È notizia di venerdì 27 marzo 2020 l’uscita del ministro delle Finanze che impedisce gli aiuti e gli sgravi fiscali alle aziende che distribuiscono i dividendi. Le Maire impone la sua condizione per attivare il sostegno statale alle imprese e non sono pochi i colossi a tirarsi indietro (per ora JCDecaux, Airbus, Autogrill e Auchan). “Non è il momento di spartirsi i dividendi”, ha dichiarato. Secondo il ministro, che non può impedirlo dal punto di vista legale alle società, questo dimostrerebbe uno stato di salute aziendale positivo, quindi nessuna necessità di aiuti di Stato.
Regno Unito: Coronavirus Job Retention Scheme
La positività del primo ministro Boris Johnson al coronavirus non ha fermato il lavoro sul piano di aiuti al 10 di Downing Street. È stato lanciato il Coronavirus Job Retention Scheme, con cui il governo britannico si impegna a coprire l’80% degli stipendi, garantendo fino a 2.500 sterline a persona. Come si legge sulla Bbc, per evitare i licenziamenti sarà quindi lo Stato a pagare, tramite grant a fondo perduto, i salari di quei lavoratori le quali aziende hanno fermato l’attività causa coronavirus. Inoltre, il governo stanzia 330 miliardi di sterline di garanzia sui prestiti e sospende per 12 mesi le imposte per i lavoratori nei settori della vendita al dettaglio, del turismo e del tempo libero.
Spagna: economia congelata
Mobilitati 200 miliardi di euro da parte del governo spagnolo. Tolto il contributo dei privati, ammontano a 117 i miliardi messi in campo interamente dallo Stato per le garanzie di liquidità. Dunque, quasi il 20% del Pil del paese verrà messo a disposizione di lavoratori e aziende contro la crisi. 600 milioni per estendere i sussidi di disoccupazione a una fascia più ampia della popolazione; gas, elettricità e acqua congelati per un mese; esenzione dai contributi del 100% per le piccole aziende. Infine, come riporta El Pais, Sánchez ha chiesto ai lavoratori non essenziali di stare a casa e congela così l’economia spagnola.
Portogallo: una crisi differente
Il governo lusitano ha annunciato un pacchetto da 9,2 miliardi di euro, il corrispettivo di 4,3% del Pil, da mettere in campo per aiutare i lavoratori e per immettere la liquidità necessaria alle aziende colpite dalla pandemia. Il ministro delle finanze e capo dell’Eurogruppo Mario Centeno ha dichiarato alla Reuters che “la natura della crisi è differente da quella del 2008… stiamo affrontando una crisi temporanea causata dall’effetto di uno shock esogeno sul sistema economico che colpisce la nostra capacità produttiva con un’intensità mai registrata prima”.
L’esecutivo Costa, scrive Publico, ha deciso che tutti gli immigrati con richiesta di permesso di soggiorno in sospeso presso il Sef (Serviço de Estrangeiros e Fronteiras) saranno considerati cittadini regolari, almeno fino al primo di luglio, garantendo così l’accesso a tutti i servizi degli altri cittadini, compresi quelli sanitari. Sono inclusi anche i richiedenti asilo.
Russia: tassati gli oligarchi
Alla fine, il virus è arrivato anche in Russia. Vladimir Putin non vuole farsi trovare impreparato e per questo ha adottato alcune misure d’intervento. Innanzitutto, vengono aumentate le tasse per le fasce abbienti della popolazione: chiesta un’aliquota del 15% sui capitali russi nei conti off-shore; introdotta una tassa del 13% sui ricavi del campo finanziario (depositi bancari e titoli). Gli oligarchi russi sono ovviamente i primi destinatari dalla manovra del Cremlino, che vuole finanziare un pacchetto economico anti Covid-19 per sostenere le casse delle famiglie colpite dalla pandemia.