“Bibi è il re e il suo regno è Israele”
“La cosa più importante… è separare gli anziani dai giovani. La combinazione più letale è una nonna che abbraccia suo nipote. Ciò di cui abbiamo bisogno in questo periodo è di prenderci cura della nonna e del nonno da lontano. Un sacco di chiamate Whatsapp, Skype, o quel che decidi tu”. A lanciare questo originale appello è il ministro della Difesa israeliano Naftali Bennett. Rivolgendosi ai suoi concittadini in un video circolato in questi giorni online, Bennett afferma che “isolare gli anziani mentre la nazione sviluppa l’immunità del gregge” sarebbe “la chiave per sconfiggere il virus”.
Misure all’italiana
Un appello che, sulla questione dell’immunità di gregge, non trova riscontro nelle misure adottate dal governo israeliano: anzi, l’esecutivo guidato dal Premier ad interim Benjamin Netanyahu sta adottando in queste ore misure sempre più simile a quelle italiane. Niente discorsi sull’immunità di gregge ma isolamento per tutti i cittadini nelle proprie abitazioni, con la possibilità di uscire solo per acquistare beni alimentari e farmaci o per chi lavora nelle attività considerate essenziali. Per il ministero della Salute israeliano solo un lockdown stile italiano – o cinese – può arginare in modo efficace il contagio, che nel paese al momento risulta ancora contenuto (1238 casi e un deceduto, un sopravvissuto alla Shoah di 88 anni). Nelle scorse ore però è stata presentata un’indagine firmata dagli scienziati Yinon Ashkenazy e Doron Gazit che prevede un aumento significativo dei contagiati nelle prossime settimane.
Da qui il giro di vite e il progetto di applicare anche in Israele misure fortemente limitative della libertà individuale. Addirittura si è arrivati a chiedere l’aiuto dello Shabak, il servizio di sicurezza interno con l’utilizzo di una tecnologia usata per contrastare il terrorismo. Attraverso il gps dei cellulari, viene tracciato il percorso fatto da una persona risultata positiva al Covid-19 e vengono avvertite le persone che le sono state vicino attraverso un messaggio. Chi è entrato in contatto con il contagiato deve andare in quarantena. La misura è molto intrusiva ed è stata giustificata con la necessità di tutelare la salute pubblica, aggiungendo che i dati dei privati cittadini non sono conservati.
Chiusura della Knesset
Il problema è, almeno per chi si identifica nell’opposizione a Netanyahu, che è stata presa da un primo ministro che non ha una legittimità parlamentare. Così come tutte le severissime misure restrittive – citate in alcuni casi come esempio a livello internazionale – adottate fino ad adesso: sono state decise da un governo ad interim, che non ha una maggioranza alla Knesset (il parlamento israeliano), guidato da un Premier – Netanyahu – che è ad interim da quando nel dicembre 2018 aveva indetto elezioni anticipate. Tre volte gli israeliani sono andati alle urne e tre volte non gli hanno conferito i numeri necessari (almeno 61 seggi su 120 totali alla Knesset) per guidare il paese. Ora una maggioranza c’è ma gli è avversa e i suoi la stanno ostacolando.
L’esempio più evidente di questo ostracismo è la scelta di Yuli Edelstein, presidente della Knesset, di rimandare di una settimana il voto sul suo possibile sostituto, chiudendo di fatto i lavori del parlamento. Una decisione grave, tanto da portare il presidente Reuven Rivlin a fare una reprimenda pubblica a Edelstein. “Riapri la Knesset, altrimenti fai un danno alla democrazia”, il suo monito. Edelstein ha giustificato la sua decisione adducendo prima come spiegazione le misure per il contagio contro il coronavirus, poi come un tentativo per costringere il Likud – il partito di Netanyahu – e l’avversario Blu e Bianco a scendere a compromessi nei colloqui per la formazione di un governo di unità nazionale.
Governo di unità nazionale?
I critici non sono convinti e nemmeno l’opposizione anti-Netanyahu: il presidente della Knesset delinea l’agenda parlamentare, il calendario delle leggi da approvare e Blu e Bianco, insieme alla strana maggioranza che lo sostiene – fatta da Joint List, partiti di sinistra e il falco dell’ultradestra Avigdor Lieberman – ha pronta una norma che colpirà proprio la possibilità di Netanyahu di governare. La legge vieterebbe a chi è sotto processo – Netanyahu è stato incriminato per corruzione, frode e abuso d’ufficio ma, grazie all’intervento del suo ministro alla Giustizia – di ottenere l’incarico di Primo ministro.
Edelstein con il suo ostracismo sta ritardando questa iniziativa. Una legge di questo tipo cambierebbe di molto lo scenario politico: Benny Gantz, leader di Blu e Bianco, che ha ottenuto l’incarico dal Presidente Rivlin di formare un governo, si troverebbe davanti un Likud spuntato del suo leader e farebbe senza tanti problemi un accordo per un governo di unità nazionale. Ma in mezzo c’è l’emergenza coronavirus.
In questa pandemia Netanyahu sta rafforzando la sua posizione e la sua immagine di salvatore della patria, prendendo decisioni considerate giuste anche dai suoi avversari (anche da Benny Gantz).
Netanyahu: salvatore o leader illegittimo?
A differenza del presidente Usa Donald Trump, che è stato criticato per aver agito con lentezza davanti all’onda del coronavirus, “Netanyahu, che negli ultimi dieci anni ha gravemente sottofinanziato gli ospedali, gli stipendi dei medici e l’istruzione medica, è riuscito in gran parte a sfuggire a tali critiche ostentando la sua padronanza delle severe linee guida imposte dalla burocrazia sanitaria”, spiega il giornalista israeliano Bernard Avishai sul New Yorker. “Se ci deve essere un governo nazionale-unitario, insiste, deve essere guidato prima da lui – e nessun arabo influenzerà la sua formazione. In effetti, sta cercando di costringere Gantz ad accettarlo come uomo forte e salvatore d’emergenza dello Stato ebraico e del popolo ebraico“.
Lo fa con azzardi politici e mettendo in secondo piano gli iter democratici, come testimoniano gli interrogativi di David Horovitz, direttore del Times of Israel: “Un parlamento sospeso da un presidente il cui incarico sarebbe andato alla maggioranza neoeletta? Un governo che introduce una drastica sorveglianza su tutti i cittadini senza la supervisione della Knesset? […] E tutto questo sotto la supervisione di un primo ministro che ha guidato un governo di transizione che non è riuscito a vincere la maggioranza della Knesset in tre elezioni in un anno?”.
Netanyahu rimane però in sella e potrebbe raggiungere il suo obiettivo: continuando la delegittimazione dei partiti arabi che appoggiano Gantz (“sostenitori del terrorismo”, la definizione del leader del Likud), farà pressione sul leader di Blu e Bianco per arrivare a un accordo per un governo di unità nazionale. Sfruttando la scia delle azioni di contrasto al coronavirus, la sua bravura politica e l’immagine di Mr Sicurezza (anche contro la pandemia), Netanyahu potrebbe ancora una volta imporsi sugli avversari e mantenere il potere. Del resto, Bibi HaMelech, cantano i suoi sostenitori. Bibi (Netanyahu) è il re. E il suo regno è Israele.