IAI
CRISI DEL CORONAVIRUS

Una svolta per il modello digitale cinese?

22 Feb 2020 - Diego Todaro - Diego Todaro

L’epidemia di coronavirus iniziata a dicembre nella città di Wuhan (provincia dello Hubei) ed estesasi a più di 20 Paesi, ha finora causato oltre 1600 vittime e 70.000 contagi in Cina. L’epidemia ha esposto i limiti delle amministrazioni locali cinesi nell’affrontare le emergenze, ed ha già avuto ripercussioni politiche con la rimozione dei vertici dello Hubei e di Wuhan, ritenuti responsabili della malagestione della crisi.

L’inefficace risposta all’epidemia ha anche innescato infuocate reazioni dell’opinione pubblica cinese, le quali hanno ricordato al Partito comunista cinese (Pcc) i preoccupanti scenari che deriverebbero dall’incapacità di Pechino di garantire il benessere del suo popolo. In essi, similmente all’epidemia in corso, l’inadeguata risposta del governo a situazioni di crisi alimenterebbe un diffuso malcontento popolare che potrebbe incrinare il “contratto sociale” del Pcc con la popolazione, minando la legittimità del Partito.

È quindi ipotizzabile che la crisi del coronavirus induca la Cina ad approfondire la riflessione già in atto sulla qualità dei servizi che il Paese è in grado di offrire ai suoi cittadini in sanità, istruzione, sicurezza ed altri settori che incidono significativamente sul benessere della popolazione. Infatti, una crisi in questi settori, spesso caratterizzati da disparità di accesso ai servizi pubblici dovute a fattori geografici (es., aree urbane rispetto ad aree rurali) e socioeconomici (es., reddito, residenza) aggraverebbe le tensioni esistenti e potrebbe destabilizzare il Pcc, la cui autorità si fonda oggi sulla capacità di garantire crescente ricchezza e benessere della popolazione.

Intelligenza artificiale: tre scenari per la Cina
La riflessione su qualità ed accesso ai servizi pubblici coinvolge anche il modello digitale cinese, che vede nella tecnologia uno strumento per migliorare l’efficienza di servizi già posti a dura prova da una popolazione con crescenti esigenze ed aspettative. Questo approccio è stato confermato nel 2017 dal New Generation Artificial Intelligence Development Plan, che indica l’ambizione della Cina di costruire una società che integra e sfrutta l’intelligenza artificiale (AI) nei servizi pubblici ed altri settori. La priorità strategica che Pechino attribuisce all’AI ha incentivato province e città cinesi a promuoverne l’uso in vari ambiti. Ma la complessità dei sistemi di AI implica problematiche operative, legislative, etiche e di sicurezza che gli amministratori cinesi devono considerare con attenzione, soprattutto in aree dove eventuali errori causati dall’AI avrebbero conseguenze molto gravi o persino letali.

La crisi del coronavirus apre tre possibili scenari per il modello digitale cinese che aspira ad integrare nuove tecnologie nell’erogazione dei servizi pubblici. Il primo è il mantenimento dello status quo, ovvero la promozione di progetti pilota per testare le innovazioni tecnologiche e politico-sociali introdotte dall’AI. È un approccio coerente con le sperimentazioni fatte dalla Cina in altri settori a partire dal 1978, per cui le innovazioni sono dapprima circoscritte a livello locale ed estese poi a livello nazionale, se ritenute di successo.

Il secondo scenario consiste nell’intensificare l’uso dell’AI nei servizi pubblici. Esso sarebbe favorito dal successo della Cina nell’impiego dell’AI per rintracciare cittadini venuti in contatto con persone contagiate dal virus o prevedere la diffusione dell’epidemia analizzando i dati provenienti da social media, web e dispositivi mobili. Tale successo aumenterebbe la fiducia di Pechino nell’AI quale strumento per costruire una società intelligente.

Il terzo scenario consiste nel ridurre l’uso dell’AI nei servizi pubblici. Esso sarebbe favorito, oltre che dall’eventuale inefficacia dell’AI nella lotta all’epidemia, anche dal manifestarsi di forme di malcontento popolare per l’intrusività dei metodi di sorveglianza utilizzati per rintracciare persone potenzialmente contagiate dal virus e metterle in quarantena.

Prospettive del modello digitale del Dragone
Analizzata nell’ambito della crescente integrazione di nuove tecnologie nell’erogazione dei servizi pubblici in Cina, la crisi del coronavirus aiuterà a valutare le prospettive di sviluppo del modello digitale cinese. Per Pechino, le difficoltà riscontrate nella gestione dell’epidemia potrebbero giustificare un accresciuto uso di tecnologie, atte a rafforzare sia la capacità di risposta alle emergenze sia il pervasivo programma di controllo sociale (social credit system) del governo. Questa scelta inasprirebbe le questioni di privacy che già preoccupano i cittadini cinesi, e che le autorità stanno cercando di affrontare con regolamenti e linee guida sulla tutela dei dati personali.

Se, tuttavia, il Pcc si sentisse delegittimato dalla crisi del coronavirus, è ipotizzabile che il modello digitale cinesi si orienti sempre più verso l’uso della tecnologia quale mezzo per consolidare il controllo sociale, piuttosto che per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini.