Parla l’ambasciatore della Repubblica d’Indonesia in Italia
Sull’Indonesia non si sa mai abbastanza. A oggi la terza democrazia più grande al mondo, nonché la più solida del sud-est asiatico, è la patria dove è custodita una delle maggiori biodiversità al mondo. Al di là della sua innegabile bellezza, in Indonesia esistono ancora, a livello sociale e specie in materia di diritti delle donne, molti noti irrisolti. E così stupisce sapere che nella stessa terra in cui una ragazza viene frustata in pubblico da un boia donna, già da anni si parlava di femminismo. Così come sorprende pensare che nella storia indonesiana non sono mancate le figure eroiche femminili. E poi colpisce sapere che attualmente le donne cercano di conquistarsi uno spazio in politica. A raccontarmi le curiosità della sua terra d’origine è Esti Andayani, ambasciatore della Repubblica di Indonesia in Italia, che tra un sorriso e l’altro mi accoglie nella sede a Roma.
Oggi, specie dal punto di vista economico, sono stati fatti grossi miglioramenti dall’Indonesia e più in generale dalle singole aree del Paese. Tuttavia i ‘mal di pancia’ non mancano, come dimostrano le proteste che ci sono state alla fine dell’anno. Ancora oggi il ruolo della donna è un tema molto delicato.
“La loro figura nell’economia indonesiana è molto importante. Sì, abbiamo fatto passi da gigante e in questo settore le donne non mancano. Nel 1998, nel pieno della crisi economica in Indonesia, mentre gli uomini erano disoccupati diverse lavoratrici si sono rimboccate le mani e hanno lavorato al posto loro, operando nelle piccole e medie imprese. È vero che ci sono ancora degli ostacoli, specie nella politica, ma stiamo cercando di superarli. Per esempio, grazie a una recente normativa il Governo ha imposto a ogni partito politico di avere almeno il 30% dei candidati donne al Parlamento”.
In Papua Nuova Guinea il combattuto accesso delle donne in un mercato locale ha favorito la crescita economica, quindi un elemento di vantaggio ulteriore, più che uno svantaggio. Allo stesso tempo i movimenti femministi nati sui social non hanno spiccato il volo perché i temi trattati potevano risultare scomodi.
“In realtà è più una questione culturale, perché la maggior parte degli indonesiani adotta ancora una mentalità patriarcale, che pone l’uomo in posizione di primazia. Purtroppo ciò implica che le donne non possano decidere da sole, ma debbano sempre consultare il capofamiglia. Oggi questo modo di pensare va cambiato. Tuttavia, nella storia indonesiana sono molte le figure eroiche femminili, che combattono sui campi di guerra anche a comando dei soldati”.
Che messaggio rivolgerebbe alle indonesiane?
“Vorrei che rafforzassero la loro capacità dato che ci sono ancora molte lavoratrici con uno stipendio non adeguato a causa del loro basso livello di istruzione. Ma dovranno essere forti, esprimendo quanto più possibile il loro coraggio”.
È gratificante rappresentare un Paese che è oggi chiamato lo ‘Smeraldo dell’Equatore’?
“Per noi è incredibilmente importante. La bellezza dell’Indonesia è molto simile alla vostra, sono entrambi Paesi meravigliosi. L’Italia ha una peculiarità: è molto diversa tra Nord e Sud, specie dal punto di vista culturale. Se con il primo versante abbiamo adottato un approccio per rafforzare la collaborazione economica, con l’altro ci siamo focalizzati sulle piccole e medie imprese. Ciò, pertanto, conta molto nella relazione tra i due Paesi. Oltre tutto per il Sud volevamo fortificare la cooperazione nella zona e renderla un hub, punto di incontro tra Paesi asiatici e mediterranei.
In merito alle relazioni Indonesia e Italia, di recente si è festeggiato il 70esimo anniversario dei rapporti tra i due Paesi.
“Il potenziamento del Sud è un punto di partenza per sviluppare questa cooperazione. La relazione con il meridione fa infatti parte della nostra missione. Come sapete l’Indonesia è uno dei Paesi con la maggiore crescita economica nel mondo, perciò l’ideale è raggiungere un buon standard di miglioramento del settore delle piccole e medie imprese. Bisogna ricordare che anche l’Indonesia fa parte dell’associazione di Indian Ocean Think”.
A livello personale, vorrei sapere se esiste qualcosa che ogni giorno le fa ricordare l’Indonesia, un elemento che la riporta al suo Paese d’origine anche quando si trova in Italia.
“Veramente troppe cose! Fondamentalmente sono molto fiera di essere un’indonesiana, a parte lo splendore della mia patria, anche il clima è gradevole e rende la vita molto comoda. Noi custodiamo tanti tesori: la storia, le risorse e la lingua, che è unica, nonostante i molti dialetti. Tutti comunicano senza difficoltà. Siamo diversi ma uniti, questo mi fa ricordare sempre la mia terra e sono orgogliosa di esserne parte”.
Chi visita l’Indonesia sceglie le mete più gettonate, ci sono però degli angoli nascosti, posti che non si conoscono e che invece bisognerebbe vedere?
“Al momento le mete turistiche più in voga, soprattutto tra gli italiani, sono solo Bali e Lombok, però posso consigliare di visitare di più la parte Est dell’Indonesia, di arrivare fino a Maluku e oltre le spiagge si possono vedere anche i patrimoni storici. Poi da lì ci si può spostare più a Ovest, a Jawa, dove, oltre le spiagge, si può ammirare il magnifico parco nazionale”.