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STRATEGIA DI DIFESA DELL'UNIONE EUROPEA

L’offerta nucleare di Macron all’Unione europea

18 Feb 2020 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

60 anni dopo lo storico discorso di De Gaulle sulla force frappe, il Presidente Macron, ha rilanciato in un suo intervento alla “Ecole de Guerre di Parigi la questione del possibile ruolo del deterrente nucleare francese nel quadro della sicurezza europea.

Una proposta già sentita
Non è la prima volta che Parigi lancia un “ballon d’essai” su tale argomento. Dai tempi di Mitterrand in pratica ciascun presidente francese ha evocato tale ipotesi. Risale alla seconda metà degli anni 50 l’avvio da parte di Parigi di una riservata riflessione, a livello ministri della Difesa di Francia, Germania e Italia, sull’ipotesi di un programma nucleare militare europeo. L’iniziativa venne messa da parte dal Generale De Gaulle, che voleva una bomba tutta francese. Nè si può dimenticare che al momento della ratifica del Tnp alcuni paesi tra cui l’Italia e la Germania evocarono una ”clausola europea” in cui si accennava ad una siffatta opzione nel quadro di “progressi del processo unitario in vista della formazione di una entità europea”.

Le dichiarazioni di Macron hanno dunque degli illlustri precedenti che però non hanno portato a risultati concreti. La difesa europea è rimasta ancorata principalmente alla dissuasione nucleare nell’ambito della Nato.

Nuovi rapporti di forza in Europa
Ciò che distingue l’attuale iniziativa francese è anzitutto il mutato clima politico generale. Essa avviene a pochi giorni dalla Brexit, a seguito della quale Parigi diviene l’unica potenza nucleare dell’Ue e l’unico suo membro permanente del Consiglio di Sicurezza . Macron accenna anche alla concomitante “crisi del multilateralismo e all’arretramento del diritto rispetto ai rapporti di forza”, senza dimenticarsi di menzionare il trauma che rappresenta per l’Europa l’abbandono da parte degli Stati Uniti e della Russia del Trattato Inf sulla proibizione dei missili nucleari a gittata intermedia, avvenuto al di fuori di un effettivo coinvolgimento dell’Europa e che proibiva i missili destinati proprio a colpire l’Europa.

Macron si dice scettico sulla possibilità che l’equilibrio e la stabilità, oltre che con una nuova corsa agli armamenti, possano essere raggiunti anche attraverso un livello più basso di armamenti, e sostiene che “il disarmo non può essere un obiettivo in se”. Egli scarta categoricamente l’opzione che il buon esempio di riduzioni unilaterali possa essere, nelle attuali circostanze, un un gesto appropriato.

Come muoversi da Bruxelles
Per ristabilire l’equilibrio ed assicurare la stabilità strategica, Macron prevede anzitutto un maggiore sforzo europeo nel campo della difesa e auspica al tempo stesso l’avvio di un negoziato nel quale l’Europa possa far valere i propri interessi. La Nato e l’Ue, egli afferma, devono rimanere i pilastri della sicurezza collettiva europea, tuttavia l’Europa della difesa deve a sua volta divenire il pilastro europeo in seno alla Nato ed assumere un ruolo più autonomo.

Per quanto si riferisce ad potenziale nucleare europeo, il Presidente francese non si limita, come i suoi predecessori, ad evocarne l’ipotesi astratta, ma avanza suggerimenti anche di natura operativa. Egli parte dalla premessa per cui è già intrinseca nelle forze nucleari francesi una dimensione autenticamente europea, poiché gli interessi vitali della Francia hanno ormai una dimensione europea. Sarebbe giunto dunque il momento di sviluppare, con i partner europei che sono pronti ad intraprenderlo, un dialogo strategico sul “ruolo della dissuasione nucleare francese nella nostra sicurezza collettiva”.

Macron sa bene che lo spazio di manovra nel campo della sicurezza è assai ristretto, visto che la politica estera e di sicurezza europea è soggetta al consenso di tutti i suoi membri. La Francia non potrà quindi che sviluppare il proprio disegno tra paesi like-minded nel quadro delle geometrie variabili contemplate dal trattato di Lisbona.

Possibilità future
Il futuro di questa iniziativa dipenderà molto dall’evoluzione di lungo periodo dei rapporti transatlantici e dei valori che ne sono alla base quali il multilateralismo, il rispetto dell’ordinamento internazionale, i diritti umani e quelli umanitari. Per il momento le strade sembrano divergere non solo nel campo della sicurezza ma anche su temi planetari come quello dei mutamenti climatici. È quindi condivisibile l’obiettivo che l’Europa acquisti più peso e parli con una sola voce in seno all’Alleanza atlantica, cosa cui il Regno Unito si era sempre opposto.

Non si può dare torto a Macron quando afferma che l’Europa non può essere l’unica a rispettare le regole del gioco allorché queste ultime sono trasgredite da altri. È difficile in effetti fare concessioni unilaterali, quando sistemi a capacità nucleare vengono spiegati dalla Russia attorno e all’interno stesso dell’Europa. Nè è accettabile che un trattato così vitale come il INF, costruito faticosamente nel quadro di una concertazione transatlantica durata otto lunghi anni, sia stato cancellato quasi con un tratto di penna.

Su punti come questi è probabile che Macron troverà in Europa larghi consensi. Ciò che invece creerà probabili perplessità è la visione di un’Europa condannata a sottostare alla spada di Damocle dell’arma nucleare senza la prospettiva di un’intesa di renderla superflua. È vero che il disarmo, come dice Macron, non deve essere fine a stesso, ma lo stesso vale per la corsa agli armamenti, la quale non è la via migliore per condurre all’equilibrio e alla stabilità.