La Germania e il veleno del razzismo
L’assassinio di Hanau è l’ultimo attacco terroristico a sfondo razziale in una lunga lista di attacchi simili, che si svolgono in un’atmosfera in cui razzisti e neonazisti non sono più visti come estranei, ma come parte di un gruppo emergente che vuole liberare la Germania dai migranti, dalle minoranze e da chi la pensa diversamente.
La settimana scorsa sono state arrestate 12 persone, 4 membri e 8 sostenitori di un gruppo terroristico razzista – Gruppo S. – che pianificava attacchi contro musulmani in moschee in varie città in Germania e contro politici che difendono una società multiculturale. La reazione politica e mediatica è stata piuttosto contenuta. Sebbene siano state trovate armi, bombe a mano e munizioni e ci siano state sulle chat riferimenti molto concreti a attacchi, nessuno si era ancora fatto male. Allora, perché farne una grande storia?
Tobias, l’assassino di Hanau, non faceva parte del Gruppo S., ma condivideva quella stessa ideologia malata che sta diventando sempre più visibile in Europa. Tobias aveva a, viveva in un mondo tutto suo con le sue illusioni. Eppure non ha inventato le sue idee dal nulla, usa lo stesso vocabolario con cui l’estrema destra da anni fomenta l’opinione pubblica, contro il governo, contro i musulmani, contro le minoranze.
Quando Tobias è tornato mercoledì a casa aveva ucciso nove persone, tutte con un background migratorio. Le storie dei sopravvissuti degli shisha-bar, dove Tobias aveva sparato al bersaglio, sono terribili. Un assassinio a sangue freddo e brutale.
Dai lupi solitari all’AfD
Questo attentato è avvenuto in un’atmosfera politica sempre più avvelenata. Il veleno del razzismo, dell’odio verso i musulmani, dell’antisemitismo, dell’omofobia, del disprezzo per il sistema democratico, il sessismo. Ma anche la propaganda vile di “ripopolamento”, di “migrazione con i coltelli” o “nei sistemi sociali” avvelena il dibattito politico e trasforma alcuni gruppi in capri espiatori, in parassiti. Per questo veleno c’è un indirizzo, Alternative für Deutschland (AfD), un partito abbastanza nuovo, fondato nel 2013 da oppositori dell’euro. Fino all’arrivo di una maggioranza di migranti siriani nel 2015, il successo del partito è stato gestibile. Dopo il 2015 sempre più rappresentanti razzisti ed anti-musulmani hanno assunto posizioni importanti dentro l’AfD. Con questa nuova strategia sono entrati nel Bundestag ed in tutti i parlamenti regionali. E così l’odio per la società multiculturale, le minoranze, il razzismo aperto, la misoginia sono entrati anche loro nei parlamenti e hanno ricevuto una legittimazione, oltre all’incredibile diffusione mediatica.
Per questo, i razzisti diffusi nel Paese, anche in piccoli villaggi o cittadine di provincia, non si sentono più soli. Per molto tempo questi radicali di destra si sono scambiati idee solo nei loro circoli, hanno elaborato teorie di cospirazione e si sono incitati a vicenda su Internet. Per anni hanno vissuto come lupi solitari, le loro idee non sono state prese sul serio. Ecco che ora stanno sperimentando come le idee xenofobe penetrano sempre più nella società, come diventano socialmente accettabili. E improvvisamente non si sentono più pazzi, ma piuttosto importanti, come braccio militare di un movimento popolare.
Coprirsi gli occhi non serve
Che la Germania sia arrivata in questa situazione non è solo frutto di una nuova presenza sicura di sé dell’estrema destra, ma è figlia anche dell’inattività da parte dei politici e delle autorità di sicurezza destinate a proteggere i musulmani e le altre minoranze. I politici hanno ignorato il fatto che esiste un problema con una destra violenta. La polizia e i servizi segreti hanno tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo. Ad esempio, Hans-Christian Maassen, capo dei servizi segreti tra il 2012 e il 2018, esponente della corrente di destra della Cdu e quindi oppositore della politica di Merkel sui rifugiati, non è mai sembrato voler vedere questa minaccia alla democrazia da parte della destra estremista.
Non esiste una soluzione semplice. Le istituzioni di sicurezza devono essere più coerenti nei loro sforzi per combattere le reti violente della destra. In politica, deve essere chiaro che non si collabora mai con gli incendiari. L’elezione congiunta in Turingia di un primo ministro liberale da parte della Cdu e dell’AfD è stata, si spera, la prima e unica occasione di tale cooperazione, perché ha legittimato ancora di più l’AfD, presentandolo come parte di un’alleanza di centro-destra. Sarà un processo lungo e difficile. Ma se non viene intrapreso ora, ad un certo punto potrebbe essere troppo tardi. Questo troppo tardi c’è già stato una volta in Germania. Allora la storia si ripeterebbe, nella terra del “mai più“.