Da Torino per l’Europa: l’azione globale della Compagnia di San Paolo
La Compagnia di San Paolo, fondazione privata le cui origini si collocano nella Torino del 1563, dedica da tempo attenzione e risorse ai temi internazionali. Negli anni, lo scopo prevalente dell’azione della Compagnia in ambito internazionale è stato quello della circolazione di buone pratiche, del miglioramento delle policies e della condivisione di conoscenze e competenze anche a beneficio del tessuto di stakeholder locali della Fondazione.
Tale azione al di fuori del perimetro tipicamente locale che caratterizza invece il lavoro di molte fondazioni di origine bancaria italiane arricchisce la Compagnia di un profilo europeo e internazionale e soprattutto riflette una esigenza di riconoscersi quale attore strategico della società civile non solo italiana, ma anche europea. Si tratta di un posizionamento quanto mai attuale e per nulla scontato in un contesto internazionale come quello odierno, che vede anzi il crescente e diffuso affermarsi di localismi e chiusure.
Perché occuparsi di temi internazionali
L’intento dell’azione a livello internazionale della Compagnia è quello di fornire maggiori opportunità di proiezione internazionale ai soggetti che operano a livello locale in settori di rilievo internazionale e dare impulso alla capacità della Fondazione di portare a Torino elementi portanti del dibattito europeo e internazionale. Si tratta di una strategia di apertura internazionale del territorio che la Fondazione ha perseguito consapevolmente nella convinzione che lo sviluppo, la competitività e la coesione del contesto locale nel quale è nata e nel quale opera la Compagnia non possano prescindere da un confronto con il contesto più ampio, innanzitutto europeo, nel quale si collocano le sfide e le opportunità che abbiamo davanti.
Grazie a una maggiore apertura del dettato statutario (per molto tempo il solo, tra le fondazioni italiane, a prevedere designazioni da parte di soggetti internazionali negli organi dell’ente) e a una tradizione storica ereditata dalla stessa banca conferitaria al momento della scissione delle attività, si sono determinate alcune condizioni che hanno consentito alla Compagnia di San Paolo di giocare un ruolo al di fuori del contesto prevalentemente locale che caratterizza l’azione della maggior parte delle altre fondazioni italiane – in ciò peraltro ben diverse dalla maggioranza delle fondazioni europee e americane di medio-grandi dimensioni -.
È del tutto evidente quanto la sfera delle politiche europee presenti ormai elementi di sovra-nazionalità la cui rilevanza non ha nemmeno bisogno di essere dimostrata: in molti settori, infatti, il complesso delle norme che regola la nostra vita economica e sociale è deciso a livello comunitario. Vale però la pena di chiedersi quali possano essere le motivazioni di fondo che suggeriscono di ritenere la dimensione internazionale particolarmente rilevante anche per soggetti che come la Compagnia hanno – per storia, legge e statuto – ricevuto una missione che comunque è tipicamente legata allo sviluppo di un territorio, e quindi a una sfera locale e regionale, per quanto allargata essa possa essere.
La responsabilità di una fondazione verso i territori
In primo luogo, vi è la natura tipicamente “non locale” dei problemi con cui le fondazioni si confrontano localmente. Dall’instabilità politica che caratterizza i confini a est e a sud dell’Unione europea, alle conseguenze della crisi economica e all’impatto delle migrazioni, dalla già richiamata rilevanza della dimensione europea delle politiche pubbliche agli effetti del cambiamento climatico, dal ritorno di malattie considerate vinte ai timori suscitati dalle reti criminali internazionali, dall’evoluzione tecnologica e il suo impatto sulla società, a cominciare dal lavoro, alle sfide demografiche e alle crescenti disuguaglianze, sono davvero molti e rilevanti i campi in cui ciò che localmente percepiamo come “problema” (povertà o rischio di povertà, emarginazione, insicurezza, ecc.) altro non è che l’ultimo anello di problematiche globali.
In secondo luogo, è certo vero che in molti casi l’azione all’effettiva portata delle fondazioni è l’occuparsi delle sole conseguenze locali dei problemi globali; ma in molti ambiti la variabile cruciale per la soluzione dei problemi globali sta proprio nella produzione di idee, nella predisposizione o diffusione di conoscenze, nell’applicazione di modelli già sperimentati altrove. Un’azione condotta in una dimensione transnazionale può portare benefici al contesto locale attraverso lo scambio di esperienza e lezioni apprese, la messa in comune di capacità e conoscenze, l’amplificazione della visibilità e della rilevanza delle iniziative promosse. In tutto questo le fondazioni hanno un vantaggio comparativo rispetto ad altri tipi di attori, quali gli Stati, proprio per la loro natura, che garantisce maggiore flessibilità, pluralismo, propensione al rischio e alla innovazione, estensione degli orizzonti temporali.
La missione glocale
In terzo luogo, se è vero che molti problemi locali sono effetti (o declinazioni locali) di problemi globali, che richiedono di agire su scale ampie (“think locally, act globally”), è anche vero il contrario: alcuni problemi globali sono somme di tanti problemi locali, o che comunque richiedono di essere pensati e affrontati localmente (“think globally, act locally”).
Ma anche in questo caso le fondazioni possono trarre vantaggio dalla coltivazione di una vocazione “g-locale” che permette di accelerare la curva di apprendimento e di applicare localmente conoscenze, competenze e best practice maturate altrove.
Le opinioni espresse nell’articolo sono di natura personale e non impegnano la Compagnia di San Paolo.