Usa2020: protagonista cercasi al sesto dibattito democratico
Il sesto dibattito televisivo riservato al meccanismo di selezione del prossimo candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, il 19 dicembre, ha avuto per protagonisti solo sette dei tanti politici e uomini d’affari ancora in corsa. Questo perché, dibattito dopo dibattito, i requisiti fissati dal Comitato Nazionale del Partito Democratico diventano sempre più stringenti.
Secondo le previsioni, l’evento si è soprattutto risolto in una lunga disquisizione sull’impeachment del presidente Donald Trump ma, al tempo stesso, non è stato privo di altri elementi d’interesse. Per la prima volta, il numero relativamente ristretto di partecipanti ha permesso una migliore enunciazione delle rispettive visioni politiche e ha anche contribuito ad almeno apparentemente modificare i rapporti di forza tra i candidati per così dire di seconda fascia.
La performance degli uomini d’affari
Tra tutti, quello che in quest’occasione aveva più bisogno di una forte affermazione era senz’altro il miliardario Tom Steyer, sempre molto basso nei sondaggi volti a stabilire i rispettivi livelli di popolarità e, quindi, la partecipazione a questo tipo di eventi. Tuttavia, anche questa volta, nonostante sia sembrato più convincente del solito, Steyer non è riuscito ad articolare in maniera credibile le ragioni in base alle quali dovrebbe essere proprio lui il candidato democratico.
L’altro uomo d’affari presente sul palco, Andrew Yang, come già in passato è riuscito a far un buon uso del poco tempo a lui riservato. In effetti, la sua esibizione è stata anche questa volta praticamente impeccabile, tanto che Yang può sicuramente essere annoverato tra i vincitori di questo dibattito prenatalizio. Quanto poi questo suo successo potrà mai essergli utile per aumentare i suoi livelli di popolarità al fine anche solo di partecipare al prossimo dibattito è tutto un altro discorso.
I vecchi leoni Biden e Sanders contro tutti
A parte un paio di momenti piuttosto bizzarri, l’ex vicepresidente Joe Biden, che stando ai sondaggi è alla guida del campo democratico da ancora prima di scendere in campo, ha trovato il modo di presentarsi in maniera migliore di quanto non abbia fatto nei dibattiti precedenti. Biden non ha dominato la scena, ma è apparso forte e sicuro, forse anche perché nessuno dei suoi diretti rivali ha scelto di attaccarlo direttamente.
Oltre a Biden, anche il senatore del Vermont Bernie Sanders è apparso in gran forma. In decisa ascesa tanto nei sondaggi nazionali quanto in quelli effettuati in Iowa e New Hampshire, i due Stati che per primi andranno al voto, a Sanders sarebbe stata sufficiente anche solo una prestazione mediocre per non perdere lo slancio da ultimo riacquistato dalla sua candidatura. Invece, la sua è stata la migliore prestazione della serata.
Con il passare del tempo, la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar si è dimostrata sempre più a suo agio in questo suo nuovo ruolo di candidato alla Casa Bianca. In questa occasione è sembrata poi particolarmente assertiva nella sua ambizione non solo di rappresentare l’unica vera alternativa al moderato Biden ma anche di saper affrontare alla pari in simili contesti anche lo stesso Trump.
La senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren non sembra aver fatto nulla in grado di riversare la fase negativa attraversata negli ultimi mesi dalla sua campagna elettorale. Anzi, Warren è apparsa lontana dalla vivacità che ne aveva contraddistinto le sue precedenti apparizioni pubbliche e vulnerabile agli attacchi di cui del tutto prevedibilmente sarebbe stata oggetto.
Con tutta probabilità, sarà però Pete Buttigieg, il sindaco di South Bend nell’Indiana, a soffrire maggiormente le conseguenze di quest’incontro. Posto alle strette per la prima volta da più di un rivale, Buttigieg ha perso molto dello stile che lo aveva fin qui contraddistinto e, soprattutto, non è riuscito a difendersi efficacemente dagli attacchi a più riprese lanciati contro di lui da Klobuchar, Warren e in minor misura da Sanders.
Il nodo Bloomberg
Se, da una parte il sesto dibattito ha confermato come anche i candidati più tradizionalmente moderati abbiano fatte proprie molte delle posizioni tipiche dei progressisti, dall’altra non ha offerto davvero alcuna indicazione sull’identità del vero protagonista di una stagione elettorale che per quanto imminente è talmente priva di certezze che meno del quaranta percento dell’elettorato democratico si dichiara sicuro del proprio voto. Anzi, sotto questo punto di vista, sembra aver addirittura allargato la rosa dei candidati di maggior rilievo dando nuovo vigore alla candidatura Klobuchar. Il tutto mentre sullo sfondo incombe la recente candidatura del miliardario, ed ex sindaco di New York, Michael Bloomberg.