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Dibattito ad Atlanta, il quinto della serie

Usa 2020: dibattito, democratici in stallo, nessuno decolla

29 Nov 2019 - Lucio Martino - Lucio Martino

Un mese dopo il duro attacco lanciato dall’ala moderata del partito democratico contro la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, i principali candidati democratici hanno descritto i loro disaccordi in termini relativamente moderati nel quinto dibattito ‘pre-primarie’. Ci sono stati momenti di attrito, soprattutto negli ultimi minuti del confronto, in particolare su questioni attinenti alla sicurezza nazionale, ma nell’insieme i dieci candidati sul palco di Atlanta si sono soprattutto impegnati nel tentativo di presentare e difendere la propria capacità di sconfiggere il presidente Donald Trump.

L’ascesa di Buttigieg
Del resto, nelle settimane successive al quarto dibattito, i sondaggi nazionali non avevano rivelato alcuna nuova dinamica, almeno per quanto riguarda i principali contendenti. Il vicepresidente Joe Biden era ed è rimasto al primo posto, così come la Warren al secondo, il senatore del Vermont Bernie Sanders al terzo e il sindaco di South Bend, Indiana Pete Buttigieg al quarto.

Nei sondaggi più di recente condotti negli Stati che per primi saranno chiamati al voto, Iowa e New Hampshire, Buttigieg è improvvisamente balzato al vertice, cosa che avrebbe dovuto renderlo il vero bersaglio dell’intero evento televisivo. Invece, le attese della vigilia sono state tradite perché i più forti rivali di Buttigieg hanno preferito ignorarne l’ascesa, concentrando i propri interventi soprattutto su temi quali la mobilitazione degli elettori neri e delle altre minoranze, il contrasto ai cambiamenti climatici nel rispetto dell’ambiente e nella valorizzazione della green economy e la riorganizzazione dell’intero sistema sanitario.

Il dibattito di Atlanta: i maggiori protagonisti
Nel corso delle due ore in cui si è sviluppato il dibattito, non è avvenuto nulla d’inedito. La deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard si è di nuovo scontrata con Buttigieg e con la senatrice della California Kamala Harris; laWarren si è ritrovata a difendere la sua imposta sui redditi più alti e il senatore del New Jersey Cory Booker si è impegnato in un altro attacco contro Biden in merito al sostegno da questi a suo tempo offerto alla Guerra alla Droga.

In questo quadro, Buttigieg non ha particolarmente brillato. Per la prima volta il suo tono è sembrato sostanzialmente negativo e i suoi contenuti, almeno in un caso, palesemente falsi. Ancora più opaca è stata poi la prestazione offerta da un Biden visibilmente persino meno tonico del solito. L’ex vicepresidente è apparso a volte assente e spesso incapace di trovare le parole giuste. D’altra parte, la Warren è stata ancora una volta molto efficace. Forse anche grazie agli spunti offerti dai moderatori del dibattito, è riuscita a prendere la parola più di qualsiasi altro concorrente.

Anche la performance complessivamente offerta da Sanders è stata piuttosto buona. Per quanto le sue argomentazioni risuonino ormai ripetitive, Sanders non ha commesso veri errori neanche in quest’occasione. Il sempre molto vivace Booker ha trovato il modo di occupare la scena per un tempo sorprendentemente elevato, cosa che se non avrà l’effetto di farne decollare la candidatura potrebbe forse favorirne la partecipazione al prossimo dibattito. Da parte sua, Harris si è dimostrata più energetica e carismatica di quanto non lo sia stata in tutti gli ultimi mesi. Tuttavia, l’impressione è che quanto di buono da lei fatto in quest’ultima occasione sia comunque troppo poco e troppo tardi.

I protagonisti minori
Diametralmente opposta a quella della Harris è stata invece la presenza della senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, questa volta molto lontana dalla vivace e ironica aggressività che l’aveva contraddistinta nel precedente dibattito. La Gabbard si è ritrovata a porre ancora una volta l’accento sulla distanza che la separa da buona parte del suo stesso partito e a rimarcare il suo scontro con l’ex segretario di Stato Hillary Clinton, incrementando così il già profondo rispetto di cui gode tra gli indipendenti e i democratici anti-establishment.

Quasi ignorato dai moderatori come la Gabbard, l’imprenditore Andrew Yang ha comunque trovato il modo di attirare un po’ di attenzione su di sé grazie a un paio di battute vincenti. Per quanto resti in corsa, nulla lascia però intendere che la candidatura di Yang possa mai anche solo sfiorare l’investitura democratica. Stesso discorso per quanto riguarda il miliardario Tom Steyer la cui candidatura non sembra proprio destinata a decollare, anche dopo questa sua nuova prestazione televisiva. Nel confronto con gli altri contendenti democratici, Steyer è sembrato tanto privo di carisma quanto di una sua visione.

Verso Los Angeles
Nell’insieme, il quinto dibattito non sembra avere sostanzialmente alterato le dinamiche elettorali in corso. Ne consegue che molti dei candidati che erano sul palco a novembre non potranno probabilmente partecipare al prossimo dibattito, in calendario per il 19 dicembre a Los Angeles, quando i requisiti d’ammissione, in termini di popolarità nei sondaggi e finanziamenti raccolti, posti dal Comitato nazionale democratico saranno molto più alti.

Mentre è ancora presto per valutare come la discesa in campo del miliardario ed ex sindaco di New York Mike Bloomberg e dell’ex governatore del Massachusetts Deval Patrick andranno a impèattare sui processi politici in corso, la partita democratica per la Casa Bianca sembra quindi ristretta al momento a soli quattro concorrenti: Biden, Sanders, Warren e Buttigieg.