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Previsioni economiche 2020

Nordea: crescita, nel Nord avanza la paura di un rallentamento

15 Nov 2019 - Gianfranco Nitti - Gianfranco Nitti

“Esiste il rischio reale che le relazioni tra Stati Uniti e Cina, che fondamentalmente sono una lotta per il dominio globale, possano peggiorare ulteriormente”, afferma Helge J. Pedersen, capo economista del Gruppo Nordea, il principale gruppo bancario nordico, con base ad Helsinki. “Questo è uno dei motivi per cui vediamo un rischio maggiore di crescita al ribasso piuttosto che al rialzo nei prossimi anni.”

Paura è una parola potente da usare in qualsiasi contesto, ma, osservando il comportamento dei mercati finanziari e dei banchieri centrali, appare appropriata. Un anno fa, la Nordea si chiedeva  se la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potesse avvicinarsi alla fine. Ipotizzava anche un accordo sulla Brexit. E che la Germania avrebbe potuto sostenere una spinta salariale di tipo nordico. Ma un anno è passato  veloce e la guerra commerciale è saldamente radicata, il Regno Unito sta muovendosi a spirale verso un’uscita senza accordi e la Germania sta flirtando con la recessione. Non c’è da stupirsi quindi che i i Paesi nordici si preoccupino, in diversa misura.

Questo, Paese per Paese, il quadro tracciato nel rapporto della Nordea.

Svezia: un quadro contrastato
In Svezia, il Pil è previsto in crescita dell’1,4% nel 2019, prima di scendere all’1,0% nel 2020. Il che avverrà in parte nella scia di un calo delle esportazioni, che mostrano tutti i segnali di una stagnazione nella seconda metà dell’anno, dopo aver in qualche modo contribuito inaspettatamente a sostenere l’ economia negli ultimi 12 mesi.

In questa fase non è possibile escludere tassi di crescita negativi, ma i consumi delle famiglie dovrebbero aumentare l’anno prossimo e anche le esportazioni dovrebbero migliorare gradualmente. Tuttavia, si aspetta che la corona svedese rimanga debole fino alla fine del 2021.

Finlandia: rallentamento della dinamica
Anche la Finlandia sta affrontando un grave rallentamento della dinamica che Nordea ritiene possa ridurre la crescita del Pil dall’1,2% nel 2019 a uno 0,5% anemico nel 2021. La forte dipendenza della Finlandia dal commercio con la zona euro in difficoltà provocherà indubbiamente increspature negative nell’economia; e la scivolata del partner commerciale numero uno, la Germania, 
in territorio negativo non farà che aggravare le difficoltà del settore delle esportazioni.

Una ripresa è improbabile nel periodo di previsione e quale crescita possa esserci dipenderà in gran parte dai consumi delle famiglie.

Danimarca: un’economia ben posizionata
La Danimarca non è affatto immune ai capricci dell’economia globale e il rallentamento della crescita dell’occupazione e della fiducia delle imprese sono prove evidenti di tale influenza. Ma l’economia sembra ben posizionata per resistere a qualsiasi rallentamento.

Con un eccesso di risparmio prevalente tra le famiglie e le imprese e un portafoglio diversificato di esportazioni, la crescita del Pil si ridurrà leggermente dall’1,8% nel 2019 all’1,5% nel 2020. Tale indebolimento probabilmente verrà da una leggera flessione delle esportazioni e da una riduzione dell’attività di investimento .

Norvegia: la voce fuori dal coro
Se c’è una voce fuori dal coro tra  i  Paesi Nordici, questa non può che essere la Norvegia
Un forte aumento degli investimenti petroliferi e solidi guadagni nei settori di esportazione orientati alle materie prime, coniugati con la struttura del settore delle imprese norvegesi, dovrebbero garantire prospettive positive per il settore manifatturiero.

La crescita dei salari reali è prevista per il 3,4% nel 2019. Forse l’unico neo all’orizzonte è nel settore del lavoro perché l’offerta potrebbe non essere al passo con la domanda. E l’immigrazione è al minimo dal 2006.