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Ostacoli culturali ai rapporti economici

Italia-Russia: relazioni commerciali e assenza delle Pmi

18 Nov 2019 - Mitja Stefancic, Silvio Goglio - Mitja Stefancic, Silvio Goglio

Le restrizioni commerciali messe in atto negli ultimi anni dagli Stati Uniti e dell’Unione europea nei confronti della Russia hanno posto una serie di ostacoli ai Paesi europei che storicamente intrattengono importanti rapporti economici con Mosca. Tra questi va annoverata sicuramente l’Italia, seconda in Europa soltanto alla Germania per volume di affari commerciali con la Russia. Al contempo, queste restrizioni hanno esercitato pressioni sulle decisioni russe, influenzandone l’economia, caratterizzata da sue peculiarità e da problemi che risalgono in parte al precedente sistema centralizzato ed in parte a una transizione incompiuta all’economia di mercato.

Alcuni analisti economici hanno criticato le modalità di transizione economica della Russia, che da un sistema pianificato avrebbe dovuto trasformarsi in un sistema di mercato aperto. Novokmet, Piketty e Zucman hanno per esempio osservato che proprio questa transizione e lo sviluppo anomalo che ne è conseguito stanno alla base dell’aumento dei livelli di disparità sociale. Il programma di privatizzazione, iniziato negli anni Novanta del secolo scorso, ha disatteso le aspettative, mettendo buona parte degli asset economici ed imprenditoriali in mano di una ristretta cerchia di oligarchi.

Alcuni rappresentanti politici russi hanno sottolineato l’esigenza di attuare delle riforme che riducessero la povertà e risanassero il sistema istituzionale dalle sue molte criticità. Tra questi si può ricordare l’ex presidente ed attuale premier Dimitrij Medvedev, che in alcuni suoi scritti e programmi politici ha proposto delle riforme per modernizzare e diversificare l’economia russa, riuscendo però ad attuarle solo in parte nella sua esperienza politica.

Spettro della corruzione sistemica
In generale, va notato che nel sistema economico russo tendono a prevalere le relazioni informali, che non di rado coincidono con il problema della corruzione diffusa, indicato come uno dei principali ostacoli per chi voglia intraprendere relazioni economiche e commerciali con le imprese russe. Lo provano non solo le analisi svolte dalle istituzioni diplomatiche, quali il nostro ministero degli Esteri, ma anche alcune ricerche scientifiche.

Nikita Zakharov, ad esempio, ha osservato che nel periodo tra il 2004 e il 2013 la corruzione è stata un deterrente per gli investimenti ed i flussi di capitali esteri in Russia, rappresentando altresì un grave ostacolo per le imprese estere (comprese quelle italiane) che vorrebbero espandere il proprio business in una delle regioni di questo Paese.

Fotografia dei rapporti economici
L’Italia è tra i principali partner economici della Russia. Sin dall’inizio della Guerra Fredda i due Paesi hanno saputo instaurare e mantenere buoni rapporti diplomatici, commerciali e di collaborazione economica che continuano anche nella presente congiuntura.

È tuttavia opportuno distinguere attentamente quali sono i key player nei rapporti tra Italia e Russia. Dall’analisi delle aziende italiane che intrattengono rapporti commerciali con Mosca e che nell’arco degli ultimi anni vi hanno investito emergono in prevalenza imprese di medio-grandi dimensioni, che operano in settori economici ed industriali circoscritti quali l’industria siderurgica, l’industria chimica, l’ingegneria meccanica, diversi segmenti dell’industria manifatturiera (dalla produzione di macchinari ed elettrodomestici alla produzione di mobili) ed infine il settore alimentare.

Dall’altro lato ci sono i grandi intermediari finanziari, che sono riusciti a posizionarsi con profitto nel mercato russo con diverse modalità d’ingresso, compresa l’acquisizione di banche ed assicurazioni locali (o fette dei mercati russi). Così, per esempio, Banca Intesa viene annoverata tra le venti banche più forti per numero di prestiti in Russia, mentre le Assicurazioni Generali sono tra le aziende assicurative più importanti della Federazione.

Passi incompiuti
Tutto sembra indicare che dalle relazioni tra Italia e Russia rimangono fuori le imprese di piccole e medie dimensioni (Pmi). L’assenza di dati in merito può significare che tra i due Paesi non esiste una collaborazione a questo livello. Avanziamo perciò alcune ipotesi che potrebbero spiegare questa mancanza. Il mercato russo potrebbe essere troppo chiuso o troppo poco attraente per le Pmi italiane.

Oppure, le grandi banche e lo Stato semplicemente non riescono a dare il giusto sostegno alle Pmi che volessero espandere la propria rete commerciale e operare sul mercato russo. È altrettanto probabile che, mentre le imprese italiane di grandi dimensioni dispongono degli strumenti per bypassare i fenomeni legati alla corruzione in Russia, i rischi per i piccoli e medi imprenditori sono da questo punto di vista troppo elevati.

Infine, andrebbe sollevato più di qualche interrogativo su un piano prettamente culturale e scientifico: abbiamo riscontrato scarsissime relazioni accademiche tra i ricercatori e gli analisti dei due Paesi, il che sembrerebbe denotare una estraneità e scarsa collaborazione scientifica, che sarebbe invece indispensabile per sostenere le attività economiche e imprenditoriali tra Roma e Mosca. Riteniamo che finché le difficoltà appena elencate non avranno una risposta chiara anche la struttura delle nostre relazioni commerciali ed economiche con la Russia rimarrà debole, impedendo di fiorire del tutto a molte idee imprenditoriali che potrebbero nascere tra i due Paesi.

Foto di copertina © Matteo Trevisan/ZUMA Wire