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Verso il voto del 12 dicembre

Gran Bretagna: elezioni; Emmott, “i conservatori vinceranno”

24 Nov 2019 - Francesca Caruso - Francesca Caruso

“È vero che, rispetto al passato, oggi i risultati elettorali sono molto più imprevedibili. Ma detto questo, credo che le previsioni sulla vittoria schiacciante del Partito conservatore siano corrette”. Così Bill Emmott, giornalista, ex-direttore dell’Economist e scrittore britannico, vede l’andamento delle elezioni che si terranno in Gran Bretagna il 12 dicembre. Al di là della Brexit e del dibattito sulla nazionalizzazione di alcuni settori chiave dell’economia britannica, secondo Emmott ciò che i risultati elettorali rimetteranno davvero in questione sarà l’unità stessa del Regno Unito.

Il 12 dicembre nel Regno Unito si terranno le elezioni anticipate. I sondaggi danno i conservatori in testa, anche se in molti lhanno definita “lelezione più imprevedibiledegli ultimi decenni. Perché?
Gran Bretagna - elezioni - EmmottBill Emmott – Le elezioni nel Regno Unito sono diventate più imprevedibili per due motivi: in primo luogo, perché abbiamo visto la frammentazione di quello che una volta era un sistema a due partiti, dovuto in particolare alla crescita dei partiti regionali. E questo, a causa del nostro sistema elettorale “first-past-the post” – ovvero un sistema elettorale a maggioranza relativa in collegi uninominali a turno unico – dove delle piccole differenze di voto possono generare grosse differenze di risultati. Il secondo motivo è dovuto al fatto che oggi le divisioni sulla Brexit sono dominanti, cosa che rende l’identificazione tradizionale al partito meno significativa come guida al voto. Detto questo, penso che la previsione sulla vittoria del Partito conservatore con una maggioranza parlamentare assoluta si dimostrerà corretta.

Che vincano i conservatori o meno, si andrà comunque verso una Brexit eterna? L’uscita non sembra immediata…
Emmott – La Brexit dominerà la politica e le politiche pubbliche per diversi anni, è inevitabile. Anche se il nuovo Partito conservatore  riuscisse a ottenere, subito dopo il 12 dicembre, la ratifica dell’Accordo di Recesso dal Parlamento, ciò porterebbe inevitabilmente il Regno Unito ad avviare dei lunghissimi negoziati con l’Ue per quel che riguarda le relazioni commerciali, di investimento, legali e di sicurezza. Forse non si parlerà di una Brexit-eterna, ma sicuramente il nostro rapporto con l’Europa continuerà ad essere una questione molto dominante.

Lasciando da parte Brexit, questa è una delle campagne elettorali più polarizzate dal 1979. Si può dire che i risultati elettorali potrebbero rimettere in discussione i rapporti Stato-mercato?
Emmott -È vero che i laburisti hanno riportato le questioni relative alla proprietà e all’intervento dello Stato al centro del dibattito politico, rendendo di nuovo accettabili idee come quella della nazionalizzazione. Ma detto questo, una rimessa in discussione dei rapporti Stato-mercato potrebbe avverarsi solo se il Partito laburista vincesse e formasse un nuovo governo, cosa che al momento è improbabile. Se i conservatori vinceranno, questa rimessa in discussione non ci sarà. Quello che succederà è che probabilmente, dopo che avremo lasciato l’Ue, ci saranno delle deregolamentazioni di alcuni settori commerciali, fatto salvo il nostro accordo commerciale, ma per il resto i rapporti Stato-mercato saranno come quelli che abbiamo avuto negli ultimi anni.

Il risultato elettorale rischia di minare l’unità del Regno Unito?
Emmott – Se le elezioni porteranno alla Brexit e alla fase successiva dei negoziati, e se, come è probabile, il Partito nazionale scozzese otterrà nuovamente una posizione dominante nei collegi scozzesi, l’unità del Regno Unito sarà messa in discussione. Inoltre, i termini proposti dai conservatori sulla modalità di uscita dall’Ue hanno aumentato le probabilità che l’Irlanda del Nord – che oggi fa parte del Regno Unito – prema per un referendum sull’indipendenza che potrebbe unirla al resto dell’isola irlandese. Anche la Scozia premerà per un nuovo referendum sull’indipendenza, ma questo incontrerà delle fortissime resistenze dal governo conservatore ed è improbabile che accada nei prossimi cinque anni.

Oltre alla Brexit, oggi qual è il più grande pericolo per lEuropa?
Emmott – La paralisi politica in Germania. Nonostante la cancelliera Angela Merkel sia una figura indebolita, senza alcuna reale autorità all’interno o all’esterno del Paese, attualmente non vi è alcuna prospettiva per sostituirla con un nuovo leader o una nuova coalizione di governo. Questa paralisi interna sta a sua volta paralizzando l’Unione europea, impedendo qualsiasi reale progresso in materia di politica fiscale, investimenti pubblici, politica europea di difesa e sicurezza o controlli alle frontiere per la migrazione.