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Dibattito in Ohio, il quarto della serie

Usa 2020: democratici, tre grandi vecchi e una muta di rivali

23 Ott 2019 - Lucio Martino - Lucio Martino

Dopo il quarto dibattito, le distanze che separano i tre principali candidati democratici  alla nomination per Usa 2020 sembrano essersi ridotte, anche se un ultimo sondaggio Cnn del 23/10 rilancia Joe Biden (34%) prepotentemente davanti a Bernie Sanders (19%) ed Elizabeth Warren (16%). Allo stesso tempo, il numero dei telespettatori interessati all’evento è diminuito: non è facile mantenere alto l’interesse del pubblico quando la maggior parte dei protagonisti condivide gli stessi principi, cioè dice sostanzialmente le stesse cose.

I dodici democratici impegnati in quest’ultima prova hanno dimostrato soprattutto quanto sia difficile parlare per tre ore di questioni sulle quali concordano quasi perfettamente, come l’impeachment del presidente Donald Trump o l’introduzione di norme più severe sulle armi da fuoco. Anche per questo, forse, il nuovo dibattito si è distinto per il ricorso a toni molto più marcati.

Le prestazioni di Biden, Sanders, Warren
Quanto ai contenuti, lo scambio tra moderati e progressisti si è concentrato sulle reali possibilità d’attuazione delle politiche proposte da questi ultimi, non sull’affermazione di una visione ideologica alternativa. Continua infatti a emergere nella campagna un evidente impulso pragmatico e anti-ideologico, riflesso del tentativo dei democratici di allontanarsi dalle posizioni di sinistra sulle quali si sono ritrovati dopo il lungo scontro tra il senatore del Vermont, Bernie Sanders, e la senatrice di New York Hillary Clinton, che caratterizzò la precedente stagione elettorale 2016.

In questo quadro, Sanders continua a fare particolarmente bene: un’impresa non da poco considerando i suoi recenti problemi – fra l’altro, ha subito un intervento cardiaco -. Sull’ormai decisiva questione dell’assistenza sanitaria è stato sicuramente il più trasparente e, quindi, il più efficace. A differenza della senatrice del Massachusetts Elisabeth Warren, la cui prestazione è stata meno brillante del solito, Sanders ha, infatti, trovato il coraggio di riconoscere esplicitamente come l’attuazione del suo programma di assistenza sanitaria non potrà non condurre a un aumento della pressione fiscale.

Solo pochi giorni dopo l’attacco di cuore, che ha sollevato nuove domande sulla sua salute e sulla sua età – ha 78 anni -, Sanders è andato oltre ogni previsione, dimostrando di avere ancora l’energia necessaria per difendere i suoi ideali democratici e continuare con forza la sua campagna.

La candidatura dell’ex vice presidente Joe Biden, sembrava, invece, sul punto di dissolversi, prima d’essere rinfrancata dal sondaggio Cnn. Biden, infatti, non è riuscito a rispondere in modo soddisfacente alle prevedibili domande riguardanti gli incarichi assunti da suo figlio in Ucraina e in Cina durante l’Amministrazione Obama. Inoltre, è apparso spesso confuso, oltre che insolitamente aggressivo. Sul palco della Otterbein University di Westerville, Ohio, l’ex senatore del Maryland per sei mandati consecutivi ha inaspettatamente perso l’amabilità che pure era il suo tratto distintivo.

Al di là dei battistrada
In ogni caso, Biden, Sanders e Warren hanno affrontato avversari e giornalisti nella consapevolezza di essersi già qualificati per il prossimo grande impegno televisivo, in calendario per il 20 novembre ad Atlanta, in Georgia. Per tutti gli altri, il dibattito di ottobre poteva coincidere con la fine della propria campagna elettorale, il che li ha spinti ad attaccare Biden e Warren, i due candidati democratici percepiti come favoriti e, nel contempo, come più vulnerabili in questa fase.

Esemplare, sotto questo punto di vista, l’approccio scelto da Pete Buttigieg che finora aveva evitato qualsiasi vero attrito con qualunque altro concorrente, dimostrando tra l’altro un alto grado di stile e ragionevolezza. Questa volta, invece, il sindaco di South Bend, nell’Indiana, si è impegnato in una serie di attacchi volti, oltre che a indebolire direttamente i suoi rivali, a dimostrare che sarebbe in grado di contrapporsi con successo anche al presidente Trump.

Oltre a Buttigieg, un’altra grande protagonista del quarto dibattito è stata la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, famosa tanto per le sue politiche moderate quanto per non aver ancora espresso, in questa campagna, il suo vero potenziale. Ma, nonostante sia finalmente riuscita ad esprimersi in modo positivo nel corso dell’intera discussione, c’è l’impressione che per lei sia ormai troppo tardi per puntare alla vittoria.

Anche l’uomo d’affari Andrew Yang, finora sempre il meno loquace, ha sensibilmente inciso sulle dinamiche dell’ultimo dibattito, in particolare sottolineando l’urgenza di risolvere il problema del calo del lavoro dovuto alla sempre maggiore automatizzazione industriale.

Infine, per quanto riguarda gli altri candidati – la senatrice Kamala Harris, il senatore Cory Booker, l’ex deputato Beto O’Rourke, l’ex ministro di Obama e sindaco di San Antonio Julian Castro, la filantropa e scrittrice Marianne Williamson -, c’è veramente poco che valga la pena di esser ricordato, tranne forse la performance della deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard, individuata come la vera grande vincitrice del dibattito dal sondaggio effettuato a caldo dal sempre incisivo Drudge Report. Non a caso proprio Gabbard è al centro di polemiche alimentate anche da Hillary Clinton: sarebbe lei la favorita di Putin per Usa 2020.