Ungheria: Fidesz, il premier Orban rieletto alla presidenza
Nessuna sorpresa al congresso del partito Fidesz, svoltosi a fine settembre: il premier Viktor Orbán è stato rieletto alla presidenza per acclamazione. Nella circostanza, il primo ministro, anima e principio ispiratore del partito, ha pronunciato nuove/vecchie critiche nei confronti dell’Ue e respinto, di fronte a un pubblico entusiasta, quello che ha definito “intervento liberale di Bruxelles e Washington in Europa centro-orientale”.
Il concetto espresso da Orbán nella circostanza è semplice: l’Europa occidentale e quella centro-orientale sono due mondi diversi che vivono con ideali e norme molto diversi. La situazione di conflitto sarebbe dovuta al fatto che l’Europa legata a Bruxelles cerca di imporre le sue regole all’altra area del Vecchio Continente; così, per il premier magiaro vi sarà una collaborazione pacifica fra le parti solo quando l’Occidente imparerà a rispettare gli ideali le regole esistenti in paesi come l’Ungheria e la Polonia, minacciate, tra l’altro, dall’attivazione dell’Art. 7. In altre parole, questa situazione di conflitto cesserà nel momento in cui la parte d’Europa che fa capo alla cosiddetta “tecnocrazia dell’Ue” metterà da parte la pretesa di dettare l’agenda ai Paesi centro-orientali.
I ‘nemici’: l’Ue di Bruxelles, le Ong, la stampa libera
Secondo Orbán, Bruxelles deve porre fine ai suoi continui attacchi contro il governo di Budapest. Il primo ministro se la prende con la stampa occidentale impegnata a stigmatizzare il sistema “illiberale” che dal 2010 è al potere in Ungheria, e con le Ong che lo accusano di portare il Paese verso una deriva sempre più antidemocratica.
Per il Fidesz e i suoi sostenitori, le Ong non sono altro che gruppi finanziati dal magnate americano di origine ungherese George Soros al quale viene attribuito l’intento di creare destabilizzazione in terra danubiana. La missione di Orbán e di Fidesz consisterebbe quindi nel difendere il Paese da queste aggressioni, dalle menzogne della stampa occidentale di stampo liberale e dai continui tentativi di Bruxelles di imporre il suo liberalismo all’Ungheria. La retorica è quella della patria accerchiata da pericolosi nemici che vorrebbero colonizzare la medesima; questo giustificherebbe l’attivazione di un meccanismo di autodifesa dagli appetiti di poteri esterni, intenti a minacciare la sopravvivenza di stati indipendenti e dei loro sistemi liberamente e democraticamente eletti.
L’incontro di Orbán con Rinne
La posizione dell’esecutivo magiaro nei confronti delle politiche dell’Ue è stata espressa chiaramente da Orbán in occasione dell’incontro che ha avuto nei giorni scorsi con il premier finlandese Antti Rinne, presidente di turno del Consiglio dell’Ue. Il primo ministro ungherese ha infatti respinto la proposta di vincolare l’erogazione dei fondi strutturali europei al rispetto dello stato di diritto.
Per Orbán, che definisce questo piano nient’altro che uno slogan politico, un mero atto di propaganda, mettere in dubbio il rispetto dello stato di diritto in Ungheria è un’offesa rivolta non solo al governo di Budapest ma a tutto il Paese. Non la pensa così l’opposizione magiara, per la quale il sistema al potere nello Stato danubiano lede di continuo i principi fondamentali della democrazia. Ma è noto che non vi è alcuna possibilità di dialogo fra il governo del Fidesz e i suoi oppositori.
È ferma convinzione del premier e dei suoi sostenitori di Fidesz che occorra scoraggiare la prassi secondo la quale un premier possa andare in un altro Paese a dare lezioni di democrazia in quanto ognuno è padrone in casa propria, padrone di vivere secondo le sue consuetudini e i suoi riferimenti culturali. Quanto al tema dei fondi strutturali, il portavoce del governo, Zoltán Kovács, ha scritto in un tweet che l’Ungheria è pronta a porre il veto al prossimo bilancio comunitario se questo conterrà vincoli alla concessione dei medesimi.
Punto di riferimento per i sovranisti europei
Orbán è a tutti gli effetti un punto di riferimento per i sovranisti europei: è stato l’ospite più atteso alla 22a edizione di Atreju, la manifestazione organizzata a Roma da Fratelli d’Italia. La sua presenza all’evento è stata tra l’altro un modo per rinsaldare i rapporti all’interno della destra sovranista e presentarla come soggetto unito e compatto. Accolto da un tifo da stadio, Orbán ha parlato di invasione di migranti in Europa a partire dal 2015 e descritto uno scenario apocalittico caratterizzato dalla fine dell’Europa cristiana per colpa della sinistra.
Una sinistra che sfrutterebbe il fenomeno migratorio per ampliare il suo bacino di elettori. Per Orbán e per coloro i quali la pensano come lui, dietro questi flussi ci sono interessi ben precisi che muovono somme ingenti di denaro e sono incoraggiati da ricchi manipolatori che agiscono dietro le quinte, come Soros, attraverso le Ong. Il premier veste da tempo i panni di colui che ha indicato la strada verso la difesa dell’Europa: “Siamo una minoranza nelle istituzioni europee, ma una maggioranza nel popolo”, ha detto.
Ma ce n’è anche per i movimenti ambientalisti e per Greta Thunberg, che secondo il vice-premier ungherese Gergely Gulyás non è altro che una ragazzina malata, sfruttata da alcuni. Lo scorso 27 settembre anche Budapest e altre città del Paese hanno preso parte alle manifestazioni organizzate per reclamare una diversa politica ambientale. Ma il governo ungherese afferma, in consonanza con altri rappresentanti e sostenitori delle istanze sovraniste, che il problema del riscaldamento climatico è sopravvalutato. Il punto di vista è specchio di quel cospirazionismo incoraggiato da leader come Orbán. Anche dietro questi processi, secondo la retorica dell’esecutivo di Budapest, c’è sempre qualcuno che specula e inganna la gente e il premier magiaro avrebbe, quindi, anche il compito di aprire gli occhi ai suoi connazionali e, se possibili, agli altri cittadini europei.