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La sfida della manovra finanziaria

Italia/Ue: governi e previsioni economiche errate

26 Ott 2019 - Angela Marzorati - Angela Marzorati

La crescita rallentata dell’economia italiana è un serio problema che si trascina da anni; e altrettanto comuni sono gli errori nelle previsioni economiche da parte del governo italiano, che spesso sovrastima la crescita. Così, come già successo ad aprile, quando i dati delle proiezioni economiche del Documento di economia e finanza (Def) erano stati ridimensionati rispetto a quanto ipotizzato a fine 2018, il governo italiano si è ora trovato a dovere dimezzare le previsioni di crescita.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, infatti, avevano stimato, nel Def presentato ad aprile, una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) reale dello 0,2% per il 2019, dello 0,6% per il 2020, dello 0,7% per il 2021. Nonostante l’aumento dell’occupazione, la crescita stimata era molto modesta.

Ma per quanto limitata una proiezione della crescita pari allo 0,2% per quest’anno si è rivelata troppo positiva; il governo Conte bis ha dovuto ritoccare ulteriormente le previsioni, presentando una crescita del Pil reale pari allo 0,1% per il 2019 e mantenendo la proiezione iniziale per i due anni successivi.

La base della manovra finanziaria
A fine settembre, Conte e l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri hanno presentato la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), indicando i nuovi obiettivi che il Paese si pone nel medio termine e la strategia economico-finanziaria per attuarli. La Nadef rappresenta un momento importante per ogni Stato: essa mette nero su bianco i numeri della manovra finanziaria e costituiva il punto di partenza del documento programmatico di bilancio per il 2020 presentato alla Commissione europea e all’Eurogruppo il 15 ottobre e della legge di bilancio proposta alle Camere entro il 20 ottobre.

La Nadef prevede oggi contenuti miglioramenti nel quadro di finanza pubblica per il prossimo triennio. Secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani (Cpi), “tali miglioramenti, compresa la riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil, sono principalmente dovuti alla prevista riduzione della spesa per interessi e a un aumento del tasso di inflazione”.

Cosa sono gli errori di previsione e perché si verificano
Si definisce previsione economica quel processo che ha lo scopo di predire una condizione economica futura. Il processo si basa sulla deduzione: parte dalle situazioni e dai dati economici, correnti o passati, e fa riferimento alle linee guida metodiche di congettura. La cosa difficile in questo approccio è che, mentre estrapolare le informazioni correnti è un compito piuttosto accurato e affidabile, ciò che riguarda il futuro è totalmente incerto.

Innanzitutto, quando si pensa al futuro, si devono includere tutte le variabili coinvolte, che contribuiscono all’incertezza delle previsioni. In secondo luogo, ci sono elementi imprevedibili e imponderabili , specialmente nelle previsioni economiche, dove comportamenti non stabili sono all’ordine del giorno. Come affermavano Clement e Hendry, “è a causa delle cose che non sappiamo di sapere che il futuro è in gran parte imprevedibile”.

A tale proposito, gli errori di previsione avvengono ad esempio a causa di shock macroeconomici che colpiscono l’economia dei Paesi in un periodo di tempo successivo a quello in cui viene fatta la previsione. Ogni anno, nella presentazione del Def, i governi devono tener conto di tali eventualità e variabili che possono alterare le condizioni di stabilità, come ad esempio un cambiamento nella tecnologia, nella politica o nella legislazione, nei consumi privati ​​e pubblici, nella domanda interna, nel deflatore del Pil e nell’import/export, oggi minacciati dai dazi Usa.

Inoltre, l’introduzione nell’Ue della procedura di infrazione per i disavanzi eccessivi ha reso necessario un approccio coordinato degli Stati membri dell’Unione nello sviluppo di strategie per uscire dalla situazione di disavanzo eccessivo durante gli anni della crisi finanziaria; questo approccio mira anche a ripristinare la stabilità nel settore finanziario, garantendo la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e potenziando il Pil.

Le priorità attuali
Le priorità finanziarie che il governo si pone oggi per i prossimi tre anni riguardano il rilancio della crescita economica, assicurando allo stesso tempo la sostenibilità dei conti pubblici. Più precisamente, tra queste vediamo la riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil – per il quale è prevista una diminuzione dal 135,7 per cento nel 2019 al 135,2 nel 2020 – e il contrasto alla disoccupazione. Ciononostante, per quest’ultima viene previsto nella Nadef un leggero aumento nel corso del 2020, passando dal 10,1 per cento al 10,2, per poi diminuire nel 2021 e raggiungere un livello pari al 9,8 per cento.

Ulteriori promesse economiche che il governo si impegna a mantenere vedono un aumento degli investimenti pubblici e privati e la lotta all’evasione fiscale, con una forte proiezione europea nella strategia politico-economica del Paese e con l’obiettivo di un deficit (indebitamento netto) fissato al 2,2 per cento del Pil. Il valore della manovra per il 2020 di aggira quindi attorno ai 30 miliardi, rafforzato anche dai tagli alle spese.

Il primo giudizio della Commissione europea sulla legge di bilancio italiana (e degli altri Stati membri) è atteso per il 30 novembre.